No Straight Roads è un gioco che si rifà molto al passato ma che riesce a trovare la propria strada, nonostante qualche inciampo di troppo. Il potere del rock funge da forza trainante per questo titolo di debutto per i ragazzi di Metronomik, in un’epoca in cui gli artisti più prolifici del mondo hanno dimenticato la sensazione di avere tra le mani una chitarra elettrica fiammante. È anche un progetto malese sviluppato in maniera indipendente e con tanta passione, una devozione che porta a fare al cielo il gesto delle corna con un bellissimo brio culturale che è possibile solo con uno studio di sviluppo “nella sua infanzia” e pronto a correre alcuni rischi creativi. No Straight Roads rende omaggio ad una generazione videoludica ormai passata trovando una sua dose di originalità e fallendo solo in alcune componenti.
Il gioco si concentra sulle aspirazioni dei Bunk Bed Junction, un duo indie rock che cerca di riportare in auge il rock and roll a Vinyl City, la capitale della “musica autoritaria” sotto il totale controllo della musica dance elettronica. Dopo non esser riusciti ad impressionare Tatiana, la spietata CEO dell’etichetta No Straight Roads, e il resto degli artisti di punta dell’etichetta, Mayday e Zuke, rispettivamente la chitarrista ed il batterista della band, complottano per rovesciare il regime un distretto della città alla volta, così da restituire la musica rock alla metropoli futuristica.
Uno dei primi elementi che risaltano subito in No Straight Roads è l’evidenza della dedizione, dell’impegno e dell’amore che il team di sviluppo ha dedicato alla creazione di una vera identità per il gioco e i suoi personaggi. C’è un senso dell’umorismo che mi ha ricordato molto Scott Pilgrim vs. The World, senza l’implacabile parodia della cultura pop.
Attraversare i vicoli e le strade di Vinyl City mi ha ricordato Jet Set Radio ed è chiaro che il titolo di SEGA è stata una delle varie fonti di ispirazioni. Purtroppo, i momenti che si passano in città tra un concerto dei Bunk Bed Junction e l’altro sono una delle parti meno riuscite della produzione targata Metronomik. Ci sono davvero poche motivazioni che vi spingeranno ad esplorare i vari quartieri, anche se fermarsi a chiacchierare con i nativi di Vinyl City è sicuramente divertente, in quanto sono tutti incontri super colorati e divertenti. No Straight Roads è commercializzato come un mix tra un tradizionale platform, un hack-and-slash e un rhythm game, sebbene il gameplay basato sulla musica sia integrato nel combattimento. Anche se il gioco cerca di far sì che il giocatore impari ad ascoltare i vari suoni per padroneggiare al meglio il gameplay (i nemici nel mondo di gioco attaccano seguendo il ritmo della musica), dopo poche ore ho riscontrato che è un fine davvero complicato a causa delle diverse canzoni sovrapposte che confondono l’udito. Anche con una colonna sonora pulsante e fenomenale, mi sono ritrovato molte volte ad osservare lo schermo per evitare e prevedere gli attacchi nemici piuttosto che seguire il ritmo musicale.
Sebbene le fasi ad ondate contro robot e torrette siano molto piatte e praticamente tutte identiche, una volta che ci si scontra con i boss No Straight Roads diventa qualcosa di speciale, vario e divertente. Essere in grado di passare liberamente da Mayday a Zuke offre inoltre al giocatore molta libertà nell’affrontare tutti i portentosi nemici del gioco. Entrambi i personaggi hanno uno stile di gioco distinto che si basa al loro strumento musicale, Mayday infatti brandisce la sua chitarra come se fosse un’ascia, mentre l’obiettivo di Zuke è quello di concatenare combo con le sue bacchette, creando una “batteria di dolore”. Dopo aver interrotto un concerto di qualche componente della NSR, i Bunk Bed Junction conquisteranno una nuova base di fan- il cui numero è determinato dal “voto” ottenuto a fine scontro. Questi fan possono essere “spesi” per potenziare uno dei tre rami delle abilità che coprono sia la performance individuale di Mayday che quella di Zuke, nonché un ramo condiviso che consente alla band di imparare nuove tecniche come il doppio salto. Questa componente aggiunge un pizzico di gioco di ruolo che arricchisce in qualche modo l’esperienza, ma alla fine No Straight Roads vive e muore per i suoi spettacolari incontri con i boss.
C’è anche un non so che della serie Persona negli stravaganti scontri con i boss del gioco, eccentrici e fuori di testa. Ad esempio il primo concerto in cui vi imbatterete è quello contro un DJ chiamato Subatomic Supernova, un custode del cosmo amante della disco music. Fortunatamente, una volta sconfitto un villain ed ottenuto il disco di platino di un distretto, c’è la possibilità di rifare i vari scontri con qualche sfida extra. Potrete infatti affrontare un nemico con la colonna sonora di un altro boss. Queste challenge in più donano al titolo una buona dose di rigiocabilità. Inoltre se si ottiene un punteggio migliore si può salire di livello e guadagnare un maggior numero di fan.
La direzione artistica di No Straight Roads è il vero punto di forza della produzione. Sicuramente trae ispirazione da alcuni manga e dallo Steven Universe, però si possono vedere piccoli tocchi di originalità qui e là. Direi che il mondo di Vinyl City forgia la propria identità fin dall’inizio dell’avventura. C’è un approccio in gran parte non tradizionale e fantastico al design dei personaggi, con caratteristiche esagerate come gli occhi di Mayday. No Straight Roads ha una tavolozza di colori vibrante e onirica che attira l’attenzione, è un titolo che vedrei benissimo trasposto in una graphic novel molto simile a Scott Pilgrim, un’opera che questo gioco cerca di emulare in modi diversi.
Sebbene non sempre riesca a essere parte integrante del combattimento basato sul ritmo a causa della sovrapposizione di più canzoni e suoni, la colonna sonora di No Straight Roads completa perfettamente la presentazione di alto livello del gioco. È certamente orecchiabile e non dovrebbe sorprendere che gli artisti dietro la colonna sonora, noti come Funk Fiction, abbiano lavorato insieme diverse volte in passato. Il gioco presenta un cast molto diversificato, la Mayday di Su Ling Chan è davvero superlativa mentre Steven Bones è perfetto nell’interpretazione di Zuke.
No Straight Roads mantiene molte delle sue promesse: è un buon action platform con una colonna sonora memorabile, anche se non riesce a fondere queste due componenti in modo davvero significativo. È comunque uno dei migliori titoli indie a cui ho giocato quest’anno. Potrei riassumere il gioco come un mix in parti uguali di Jet Set Radio, Psychonauts e Brutal Legend: una gradita sorpresa in questo agosto 2020.