Nel corso degli anni il genere dei survival horror ha subito una sensibile evoluzione, dopo essere stato trainato dal successo di titoli come Resident Evil e Silent Hill. The Last of Us: Parte II ha dimostrato come questi prodotti possano coinvolgere il giocatore con emozioni diverse e spesso contrastanti, senza legare necessariamente l’intera esperienza di gioco alle situazioni ansiogene e ai classici “jump scare”. Tralasciando il capolavoro di Naughty Dog, non possiamo non menzionare la rivoluzione attuata da Capcom nel settimo capitolo di RE, nel quale il passaggio dalla visuale in terza persona a quella in soggettiva si è rivelata un’indovinata e terrificante scommessa vincente. Un incentivo per tutte le software house che hanno da sempre sposato questa scelta, in modo da rendere il gameplay ancora più immersivo e inquietante.
“Visage” è un progetto nato nel 2015 dalle perverse menti di SadSquare Studio, una piccola software house canadese (composta inizialmente da soli quattro programmatori) protagonista di una fruttuosa campagna di raccolta fondi su Kickstarter. L’idea di base era quella di espandere l’universo del compianto P.T., creando un gioco che proponesse un’atmosfera e delle meccaniche simili. Dopo tre anni di sviluppo il titolo viene pubblicato in accesso anticipato su Steam, con la promessa (mantenuta) da parte dei suoi creatori di un rilascio “completo” entro la fine del 2020. Quella che abbiamo provato (su Xbox One) è quindi l’edizione definitiva di questo interessante survival horror, un’esperienza impossibile da dimenticare.
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Visage è ambientato in un’enorme e “metafisica” casa americana degli anni ’80. Il protagonista, Dwayne Anderson, è uno dei suoi occupanti, trasferitosi recentemente con la sua famiglia nonostante la magione abbia una pregressa e sanguinosa storia di omicidi e misteriose sparizioni. Non aggiungeremo altro alla trama del titolo onde evitare di rovinarvi il gusto di scoprire i segreti che si nascondono all’interno dell’opera, il cui completamento richiederà circa una decina di ore. Sappiate solo che il preludio sarà semplicemente scioccante e che alcune scelte cruciali influenzeranno l’esito dei finali multipli previsti. Terminare Visage vi permetterà di emettere un lungo e meritato sospiro di sollievo, mentre gli incubi derivanti dall’esperienza vi perseguiteranno probabilmente ancora a lungo.
Come anticipato il gameplay del titolo d’esordio di SadSquare Studio è basato sull’esplorazione e sulla necessità di sopravvivere alla pazzia incombente del povero Dwayne. Per proseguire nell’avventura sarà necessario risolvere gli enigmi presenti nell’abitazione che ci forniranno le chiavi utili all’accesso alle nuove aree. Il principale ostacolo all’avanzamento è costituito dalla totale assenza di obiettivi e indicatori sullo schermo, un “problema” che vi costringerà a sforzare la memoria e la capacità d’orientamento. In poche parole sarete completamente abbandonati a voi stessi, in balia di eventi su cui avrete uno scarso controllo. Vi basteranno pochi minuti per capire che i vostri nemici saranno la già citata salute mentale del protagonista e soprattutto il buio. Nel primo caso sarà necessario reperire ed utilizzare le confezioni di psicofarmaci, contenenti le preziose compresse in grado di riportare la calma nella mente dello sfortunato eroe. Nel secondo invece imparerete a temere un’oscurità mai così ricca di orrori e avversari invisibili.
Quest’ultimi temono la luce e per afferrarvi proveranno continuamente ad eliminarla, soffocandone le fonti. Visage è costruito su un algoritmo che gestisce gli antagonisti in modo casuale e seppure supererete una stanza o un corridoio provvedendo all’inserimento delle fondamentali lampadine (o candele), nulla vieta che le mostruosità tornino a distruggerle, costringendovi ad una rapida e ansiolitica sostituzione. Il risultato è un incubo ad occhi aperti, totalmente privo di pause e di “zone sicure”, nel quale ogni istante potrebbe essere l’ultimo. Dopo l’introduzione, una volta raccolto un “oggetto chiave” si darà inizio ad uno dei tre capitoli del gioco, i cui progressi vengono registrati in una stanzetta fornita di un piccolo altare. L’inventario del protagonista è diviso in due sezioni differenziate: cinque slot dedicati ai consumabili (non cumulabili oltre il limite indicato) e gli elementi chiave. I primi fungono da utilizzo rapido e vengono adoperati a seconda delle esigenze dell’utente, i secondi invece non sono scartabili e scompaiono dalla catalogazione solo nel momento in cui vengono posizionati nello specifico alloggiamento.
In Visage è necessario effettuare un’esplorazione scrupolosa di ogni singolo ambiente, prestando un’attenzione maniacale ai dettagli, senza trascurare il buio e gli effetti che quest’ultimo comparta per la psiche. Quello che ne deriva è un’esperienza che seppur immersiva, vista la perenne sensazione di pericolo percepita, risulta a tratti eccessivamente estrema e frustante con un superfluo susseguirsi di tentativi a vuoto. L’unico espediente necessario per godersi l’avventura è quello di armarsi di molta pazienza, consapevoli che verrete continuamente spaventati da apparizioni macabre e inaspettate. Lo sforzo verrà ricompensato da una trama sempre più violenta e raccapricciante e da alcuni enigmi davvero ben congeniati che costituiranno una piacevole sorpresa nel momento della soluzione.
Dal punto di vista tecnico, Visage mostra tutti i limiti di una produzione “low budget”, con un Unreal Engine alquanto gravato dal peso degli anni. Le texture non brillano per definizione e dettaglio e i modelli poligonali appaiano a volte piuttosto approssimativi, trascurati e con frequenti compenetrazioni. Più che sufficiente l’illuminazione dinamica, funzionale al gioco di luci e ombre su cui è basato il gameplay del titolo. Nel complesso il comparto grafico di Visage svolge discretamente il proprio compito, sempre che siate disposti a chiudere un occhio sulle imperfezioni di un’opera indie, lontanissima dai fasti di una tripla A. Ad esempio non esistono animazioni dedicate all’utilizzo degli oggetti, quindi non vedrete mai il protagonista avvitare una lampadina al suo supporto o adoperare attivamente un accendino per bruciare lo stoppino di una candela. Eppure dopo qualche ora risulta difficile resistere al fascino dell’opera e la vostra attenzione sarà talmente rivolta alle insidie dell’oscurità che difficilmente avrete tempo di notarne i difetti. Discorso diverso per il sonoro, apparso ottimo e ricco di effetti capaci di aumentare a dismisura la componente ansiolitica dell’opera, con passi, rumori sinistri e soprattutto le urla e i versi lancinanti degli spettri che vi faranno accapponare la pelle. La natura stessa del titolo rende praticamente obbligatorio l’utilizzo delle cuffie, uno strumento fondamentale per coglierne tutte le molteplici sfumature.
Al netto delle imperfezioni tecniche, Visage è uno dei survival horror più spaventosi tra quelli proposti in questa generazione. Un prodotto inquietante, dotato di un gameplay complesso e punitivo, sorretto da una grande atmosfera e da un senso di inquietudine unico. Il prezzo concorrenziale (35€) lo rende particolarmente consigliato a tutti gli amanti delle emozioni “forti”, resistenti alla pesantezza dell’esperienza di gioco e inclini a farsi trascinare in un vortice di orrore. Nello stesso tempo le meccaniche proposte potrebbero risultare frustranti, vista l’assoluta mancanza di obiettivi da perseguire e il totale (voluto) stato di abbandono nel quale si ritroverà il giocatore. L’opera di SadSquare Studio è estrema in ogni singola componente e non ammette compromessi o eccezioni. Se avrete la forza di affrontarlo con il giusto spirito e con una buona dose di coraggio e pazienza sarà foriero di grandi soddisfazioni e di un terrore puro, lascivo e disturbante che vi resterà attaccato addosso anche dopo i titoli di coda.