Allora, partiamo un attimo con calma, perché comunque sicuramente molti di voi si staranno già chiedendo il perché di questo titolo così particolare per questa recensione di WWE 2K20.
Iniziamo dal fatto che ci tenevo particolarmente a questa recensione, perché WWE 2K19, ossia l’edizione scorsa del gioco dedicato al mondo del wrestling americano sviluppato da Visual’s Concepts e 2K, è il primo gioco che io abbia mai recensito per NBG, quindi c’era un valore anche “sentimentale” importante.
Proseguiamo poi con il fatto che seguo il wrestling WWE più o meno da 20 anni, e anche adesso che ho una vita sociale, e ho anche degli alunni dato che mi sono lanciato nel mondo dell’insegnamento, questo non mi impedisce di regredire a bambino che vuole devastare tavoli e sedie nella vita vera (“Don’t try this at home” ma de che?).
Per questi due motivi, dopo aver provato a fondo WWE 2K20, dopo aver visto tutto quello che ho visto, potrei riassumere tutto con un’espressione molto simile a quella che troverete a fondo dell’articolo nella mia descrizione personale, ossia, un semplice “Io boh“.
Ma ovviamente, in questa recensione, vi andrò a spiegare, nel dettaglio, tutte le cose che mi hanno portato ad avere questa espressione di completa sofferenza verso uno dei miei titoli preferiti, che ha avuto veramente una grande caduta di stile. Ve lo dico subito, non ci andrò leggero. La mia prova si è svolta su PS4 base.
“The BUG that runs the place!”
Sì. Ho appena usato una catch phrase di AJ Styles inserendoci la parola “bug”. Partiamo dal gameplay, che forse, e dico forse, è l’elemento alla fine che meno di tutti ha risentito di problemi. Per questa edizione, 2K ha deciso di portare un po’ di cambiamento per quanto riguarda la configurazione tasti: il cambio più importante è sicuramente quello del tasto per il contrattacco, che non è più il tasto R2 (RT sul pad Xbox), ma bensì è il tasto Triangolo (Y su Xbox). Nulla di così particolarmente trascendentale insomma, anzi, una volta che ci si fa la mano, è certamente più comodo. Ma, e questo è un grosso ma, il contrattacco è particolarmente buggato: molte volte l’icona che ci indica il momento in cui si deve contrattaccare non appare, rendendo quindi molto difficile usare questa meccanica di gioco, abbastanza fondamentale in un gioco di wrestling.
Se siete fan della serie come me, e seguite un qualche canale YouTube, ma anche una qualche pagina Facebook dedicata al mondo del gaming e ai giochi della WWE, in questi giorni avrete sicuramente visto più di qualche video che riportava i bug e le scene più esilaranti presi dai vari gameplay di WWE 2K20. Il problema, e questa cosa si può notare anche al di là dei video in cui accadono cose assurde, è legato in qualche modo alla fisica dei personaggi. Questa è, alle volte, “eccessiva”: quando sferrate dei colpi, specie vicino agli angoli del ring, in pratica sembra come se si stia abbattendo un terremoto magnitudo 12 della scala Richter sul quadrato. Corde che iniziano a muoversi in maniera impazzita, animazioni mancanti, personaggi che sembrano tutti dei Kratos estremamente incazzati, e chi più ne ha più ne metta. Questo, oltre a risultare estremamente innaturale, aumenta la possibilità di incorrere in bug, specie se si considera una fisica delle collisioni fatta davvero troppo male.
A livello di gameplay quasi nient’altro da segnalare, ma adesso passiamo a tutto il mondo delle modalità: in WWE 2K20 sono presenti tutte le modalità che ormai possiamo considerare canoniche per ogni titolo della serie. In aggiunta, quest’anno, è stata introdotta una La mia Carriera che ci racconterà una storia di due wrestler, che da perfetti sconosciuti diventano degli Hall Of Famer WWE. Ora, per quanto la storia non abbia una trama orwelliana, è abbastanza scorrevole e gradevole, ma ci sono almeno tre criticità per quello che mi riguarda:
- L’editor iniziale dei personaggi: Quando inizierete la vostra Carriera, dovrete creare i vostri personaggi. Ma, in questo caso, si tratta di un editor “castrato”, nel senso che ci saranno degli avatar pre-settati, e noi ci limiteremo a scegliere uno di questi. Grandissima contraddizione rispetto all’Editor normale del gioco, da sempre uno dei fiori all’occhiello di ogni produzione WWE;
- Struttura della storia: I nostri due personaggi in pratica racconteranno la storia partendo dalla fine, ossia dal giorno della loro introduzione nella Hall Of Fame. Nel corso della storia incontrerete vari personaggi e ripercorrerete con loro dei match. Per quanto non mi piaccia questo stile, il problema è questo: era davvero necessario buttarci dentro match con stipulazioni senza senso, alcuni senza un minimo obiettivo, con i commentatori che spesso partono per conto loro e non commentano quello che accade nel match oppure commentano cose successe 10-15 secondi prima?
- Bug su bug: Nella Carriera, anche le cutscene sono buggate. Esempio: nella prima cutscene che si vede, siamo nel mezzo di un Money In The Bank Ladder Match: ad un certo punto il nostro personaggio sale la scala per arrivare alla valigetta. Ma questa semplicemente non c’è. E questo è solo uno dei primi esempi, ma ce ne sarebbero molti altri.
Arriviamo però ora alla situazione che, a livello di modalità, mi ha fatto davvero capire che questo WWE 2K20 non solo non ha speranze, ma mi ha fatto esclamare l'”Io boh” più grande della mia vita videoludica. Parliamo della grande novità introdotta quest’anno, ossia la modalità WWE 2K Originals. Si tratta di quattro DLC (che saranno distribuiti con il tempo), che andranno ad aggiungere nuove Torri e nuovi personaggi all’ampio roster del gioco. Insieme al codice del gioco base, abbiamo ricevuto anche il codice che ci avrebbe dato accesso a Bump In The Night, primo DLC dedicato alla nuova gimmick di Bray Wyatt, ossia The Fiend (al momento della recensione Universal Champion). Sarebbe stato bello parlarvi anche di questo DLC, se non fosse per il fatto che, anche avendo riscattato il codice, il DLC veniva dato per non acquistato. Ero talmente deluso che non ho neanche voluto segnalare la cosa, tanta era la voglia semplicemente di prendere e disinstallare il titolo.
What You gonna do, when Bug-a-mania comes for you?
Ho detto che mi devo contenere con le citazioni, mi devo contenere…
Scusatemi, ma non ho saputo resistere a citare una delle catchphrases più belle di Hulk Hogan. Con questa battuta davvero terribile, possiamo finalmente passare a parlare del comparto tecnico di WWE 2K20. Se ci riferiamo fin da subito al comparto grafico, abbiamo già parlato della fisica, e di tutti i vari bug grafici che stanno circolando da giorni in rete, nelle varie GIF e nei vari video fatti dall’utenza. Mi permetto, in questa sede, di aggiungere un ulteriore tassello in questo mosaico: parliamo in questo caso dei modelli dei vari wrestler. Ora, può starci che alcuni siano meno dettagliati degli altri, specie magari quei personaggi che, negli show della WWE, spesso servono come “tappabuchi”, e appaiono sulle scene per non più di 3 minuti. Ma io non posso credere che alcuni personaggi come John Cena, The Rock, ma soprattutto Roman Reigns, uomo-copertina del gioco stesso, siano rappresentati nel gioco in questo modo. Davvero, 2K, siamo seri?
Passiamo ora al comparto audio, che forse è la parte in cui mi troverete più tranquillo che in altre. Parto col dire che la soundtrack è composta da 12 canzoni di altrettante band più o meno conosciute in tutto il mondo. La prima cosa che ho fatto, e che spesso faccio in un videogame sportivo, è ascoltare la soundtrack: bene, in WWE 2K20 ho disattivato tutte le tracce. Davvero poco ispirata. Beato sia il fatto di poter mettere, nei menu, le themes dei vari wrestler, così da poterle sentire in loop e iniziare ad imitare le loro entrance sul divano di casa propria (cosa che nel mio caso accade sempre con Catch Your Breath, la entrance di Finn Balor). Come detto, anche la telecronaca spesse volte va un po’ come vuole, nel senso che non va a seguire più di tanto quello che accade sul ring.
Can you bug that, sucka?
Vabbè, ormai non ci provo nemmeno più a fermarmi con le citazioni. Stavolta è toccato al mitico Booker T finire nella mia recensione. E con questo, ci possiamo avviare al finale di questo lungo viaggio. Nel momento che sto scrivendo, data la grande ondata di indignazione che ha creato WWE 2K20, Visual Concepts ha già rilasciato le prime patch di correzione, una di queste anche abbastanza corposa, che ha comunque sistemato molte delle criticità che la community ha segnalato (anche se alcune sono rimaste).
Sta di fatto che la delusione non può che essere enorme, per quanto il gioco sia stato sistemato ora. WWE 2K20 si è presentato al mondo al limite della giocabilità, con tantissimi problemi, con una resa grafica non eccelsa. Ma soprattutto, adesso arrivo all’ultimo grande punto che mi ha fatto andare in “Io boh“: il paragone proprio con WWE 2K19. Nella mia recensione dello scorso anno avevo definito il titolo come il migliore della serie, e anche per questo le mie aspettative erano molto alte in merito all’edizione di quest’anno. E vederle tradite così, in questo modo così brutale, mi ha lasciato davvero con l’amaro in bocca. Sui bug, quanto meno alcuni, sarei anche disposto a soprassedere, in quanto comunque, ad ogni modo, da grande fan del wrestling, io non riesco a non essere felice di avere questo WWE 2K20, ma tutto questo mix di elementi, mi porta solamente a bocciarlo su tutta la linea, quanto meno fino a quando non arriveranno delle patch risolutive che andranno a sistemare la drammatica situazione.
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La recensione piú bella letta negli ultimi mesi.