1917 è un film diretto da Sam Mendes e candidato a 10 premi Oscar, tra cui miglior film e miglior regia. Il regista, già premio Oscar per American Beauty e acclamato per i due capitoli di 007, Skyfall e Spectre, si cimenta nuovamente in un action movie a 360 gradi, dove la componente emotiva è messa in secondo piano a favore di un’esperienza immersiva e che cerca di far immedesimare lo spettatore nell’atmosfera della spietata Prima Guerra Mondiale.
Una storia minimalista ma non per questo inefficace.
La trama si srotola nei primi anni del ‘900, in piena Prima Guerra Mondiale. I due caporali britannici Tom Blake e William Schofield sono incaricati dal Generale Erinmore (Colin Firth) di consegnare al colonnello Mackenzie (Benedict Cumberbatch) la nota con la quale si ordina di annullare l’offensiva prevista contro l’esercito tedesco. L’armata tedesca infatti stava apparentemente arretrando, architettando in realtà un’imboscata. Per tutta la durata del film assisteremo senza limitazione alcuna all’intera traversata dei due ragazzi attraverso trincee nemiche e l’ambiente francese circostante –ci troviamo nella Francia settentrionale. La vita di 1600 uomini dipende dal coraggio e dalla bravura dei due ragazzi, che in caso di disfatta lasceranno che i tedeschi massacrino il reggimento Devonshire pronto in prima linea, dove tra le altre cose combatte il fratello maggiore del Caporale Blake.
Pur non essendo caratterizzata da sfaccettature di trama complesse ed entusiasmanti, vedi Salvate il Soldato Ryan, il regista non ha lasciato spazio a nessun tipo di sentimentalismo, concentrandosi sull’azione e sullo spirito di sopravvivenza dei due protagonisti.
Un piano-sequenza da applausi
Dal primissimo momento in cui posiamo gli occhi sul caporale Blake, all’inizio del film, sino alla scena finale, la telecamera gravita senza mai allontanarsi troppo attorno ai due soldati. La sensazione di immersione che Mendes regala agli spettatori è totale e appagante, tanto da farci sentire parte della spedizione e non lasciando mai nulla al caso. L’attenzione può spostarsi per qualche momento sul dettaglio di una pila di cadaveri ammassati, ma solo perché uno dei due protagonisti sta passando accanto alla zona. Da videogiocatore, non ho grosse difficoltà ad ammettere che mi sono sentito esattamente come se stessi assistendo alla cut-scene di un videogioco di guerra. L’attenzione al particolare è quasi maniacale, come anche l’emozione che trasmette. La riproduzione delle trincee è così realistica da risultare claustrofobica e insieme ai personaggi si perde coscienza dello scorrere del tempo, esattamente come spesso accade nella logorante guerra di trincea. La fotografia, affidata al premio Oscar Roger Deakins, risulta estremamente convincente; menzione speciale va fatta alla sequenza nella città di Écoust-Saint-Mein, la quale porta lo spettatore a credere che ci si trovi dinanzi ad un’apocalisse imminente.
Un cast inedito affiancato da veterani del mestiere
George MacKay e Dean-Charles Chapman, già famosi per alcuni ruoli televisivi ad esempio ne Il Trono di Spade, hanno svolto il compito regalando una grande interpretazione. Mendes ha preferito dare la parte più importante a due giovani attori emergenti e, visto il risultato finale, non possiamo che essere d’accordo con la scelta del regista. La freschezza e la voglia di emergere dei due attori contrasta con l’esperienza e la celebrità di Benedict Cumberbatch e Colin Firth. Mentre ho trovato il secondo davvero azzeccato per la parte del duro Generale che manda i due soldati in una missione quasi suicida, il primo non è riuscito – secondo chi scrive – a rendere al meglio il ruolo che gli è stato assegnato. Il comandante Mackenzie è un generale belligerante che coglie ogni occasione per combattere e spargere sangue. Il che contrasta e non poco con i lineamenti e l’impressione comune che si ha di Benedict. Pur essendo un parere meramente soggettivo, ho ritenuto importante cogliere questo aspetto per darvi anche uno spunto di discussione.
In conclusione 1917 è un film riuscito, che sa raccontare splendidamente e senza risparmiarsi la vita del combattente di trincea, tipico della Prima Guerra Mondiale. Una storia affascinante e sentita che grazie al suo piano-sequenza fa entrare lo spettatore attraverso lo schermo e lo rende il terzo soldato della compagnia. L’unica nota negativa ad un film altrimenti perfetto sono state delle scelte di trama leggermente forzate e che prescindono dal realismo che permea nella produzione. Escluso questo punto, ci troviamo davanti ad un piccolo gioiello.
Articolo scritto in collaborazione con l’autrice di Naturalborngamers.it Aurora Bramanti.