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Greak: Memories of Azur – Recensione

a cura di Michele Nocci 27 Settembre 2021
a cura di Michele Nocci 27 Settembre 2021
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Nonostante il platform sia uno dei più antichi generi di videogames non c’è dubbio che negli ultimi anni questa tipologia di titoli abbia vissuto una seconda giovinezza, grazie alla nuova moda dei platform giocabili in coop (online o anche locale) ma soprattutto grazie alla diffusione sempre più capillare degli ormai celebri Metroidvania. Siamo certi che sapete di cosa stiamo parlando ma per intenderci si tratta di giochi platform-action a scorrimento tra i quali annoveriamo grandi successi recenti come Ori and the Blind Forest, Bloodstained e soprattutto Hollow Knight. In questa categoria si inserisce Greak: Memories of Azur, il nuovo lavoro degli sviluppatori del team indipendente messicano di Navegante Entertainment pubblicato da Team 17 che hanno dunque provato a dire la loro in un genere ricco ormai molti esempi illustri cercando di proporci un gioco con una sua precisa identità sia a livello stilistico che per quanto riguarda le meccaniche del gameplay.

Una fiaba tutta da vivere

Greak: Memories of Azur ci porta nelle ridenti terre di Azur, da sempre un territorio florido e rigoglioso, abitato dalla tranquilla razza dei Courine che dopo un lungo periodo di apparente tranquillità si ritrova a fronteggiare la crescente minaccia degli Urlag, una schiera di guerrieri molto violenti e bellicosi che insieme al propagarsi improvviso di una pericolosa piaga rischia di minacciare l’intera esistenza della razza. Il dominio degli Urlag continua ad estendersi sempre di più e ai Courine non rimane per il momento altra scelta se non quella di rifugiarsi in un campo base improvvisato in attesa di trovare un modo per risolvere la situazione e magari migrare verso terre più adatta alla sopravvivenza.

In questo contesto entrano in scena tre fratelli: Greak, Adara e Raydel che separati dalla guerra dovranno per forza riunirsi e portare la loro razza verso una nuova ipotetica terra promessa. La storia sicuramente non brilla per originalità o profondità viste le sue premesse ma sicuramente c’è da spezzare una lancia a favore del mondo di gioco e dello stile del titolo: tutte le ambientazioni, i personaggi e i nemici sono molto piacevoli da vedere e sono stati realizzati con molta cura conferendo così a questo platform una sua identità, cosa sicuramente non da dare per scontata in un genere così affollato.

Oltre a questo sono ben realizzati anche i filmati di intermezzo (quasi a stile fumetto) e quindi in generale la direzione artistica del titolo ci ha convinto, specialmente su PS5 (dove noi l’abbiamo provato) dove gira a meraviglia. Peccato però che lo stesso non si possa dire per il comparto sonoro che per carità fa il suo dovere ma sicuramente non è in grado di catturare il giocatore con tracce particolarmente coinvolgenti e memorabili come avevamo sperato. Per chi si volesse avventurarsi fino alla fine del gioco sappiate che è possibile completare il gioco in circa 8 ore, una longevità onesta ma non in linea con altre produzioni del genere; su questo aspetto ci saremmo aspettati di più specialmente considerando alcune criticità della parte giocata che vedremo a breve.

Uno, due e tre

Passando al gameplay come già introdotto prima Greak ci propone le classiche meccaniche del genere: il compito del giocatore sarà quello di esplorare tutte le locazioni del gioco per completare il maggior numero possibile di missioni (divise naturalmente in principali e secondarie) aiutandosi con tutti gli oggetti di cura e non disseminati in giro utili a mantenere alta la salute e a contrastare il discreto campionario di nemici presenti. Inizialmente avremo solo a disposizione Greak (un guerriero che usa spada e arco) ma andando avanti sarà importante trovare e liberare anche la sorella Adara (un’abile maga in grado anche di volare per breve tempo) e il fratello maggiore Raydel (un potente guerriero in armatura con spada e scudo) in modo tale da avere più armi e possibilità a disposizione anche per risolvere i numerosi e ben realizzati enigmi ambientali presenti. Dopo le prime fasi di gioco di solitudine insomma sarà possibile avere due o tre personaggi giocabili e passare dall’uno all’altro grazie alla pressione di un tasto o in alternativa spostarli insieme tenendo premuto L2 e richiamarli a sé con R2.

Ed è qui che purtroppo ci preme sottolineare il primo, grosso difetto del titolo: intendiamoci, per quanto concerne gli enigmi la meccanica funziona, ma considerando che i tre personaggi si muovono in maniera molto differente spostarli lungo le mappe non risulta per niente banale e specialmente contro i boss vi troverete spesso a manovrarne uno alla volta per non fare confusione e non rischiare di farne morire uno dal momento che in quel caso sarebbe naturalmente game over.

Peccato davvero perché questa dinamica di gioco poteva essere una delle più interessanti novità del titolo ma come in passato chi vi scrive aveva sempre riscontrato (vedi ad esempio in Brothers) assegnare simultaneamente i comandi a più personaggi con un solo controller (e un solo giocatore naturalmente) risulta quasi sempre macchinoso e frustrante ed in questo senso stupisce molto la mancanza totale della modalità cooperativa visto che sulla carta Greak: Memories of Azur beneficerebbe molto dalla possibilità di giocare con un amico. Per il resto anche la gestione dell’inventario (sono pochi gli spazi disponibili anche se aumentano naturalmente una volta sbloccati i fratelli) riveste un ruolo molto importante oltre ovviamente all’accumulo del denaro di gioco utile per comprare oggetti interessanti dai vari mercanti disseminati nella aree di gioco che vi consigliamo di esplorare in lungo e in largo.

Nonostante le mappe e i livelli facciano il loro mestiere non ci troviamo certo di fronte al miglior Metroidvania sulla piazza: tutto sommato però ci si può accontentare specialmente considerando anche il discreto numero di segreti del titolo, soprattutto per quanto riguarda (ma starà a voi scoprirle) tre interessanti stanze speciali. Passando invece alle nemesi della produzione, i boss (di cui abbiamo accennato prima) e i nemici nonostante la discreta varietà (per la verità più per gli avversari normali) la natura 2D dell’esperienza a volte mostra il fianco in quanto risulta spesso troppo semplice sconfiggere, o comunque ferire gravemente, potenti avversari semplicemente sovrapponendosi ad essi e facendo destra-sinistra-destra con l’analogico.

Ovviamente precisiamo che non è possibile attaccare non stop visto che dovremo gestire la classica barra della stamina ma per i più smaliziati non dovrebbe essere difficile approfittarne e questo purtroppo va anche a minare e di parecchio la sfida offerta da quel potenzialmente buonissimo Metroidvania Indie che è Greak: Memories of Azur.

Conclusioni

A questo punto riassumendo voi vi chiederete: vale la pena dare una possibilità a questo titolo? Considerando la durata non eccelsa (specie in confronto ad altri esponenti del genere), la macchinosità dei controlli e il prezzo che comunque si aggira ora come ora sui 30-40 euro forse potreste anche passare la mano, almeno per il momento, ma se siete fan del genere vi consigliamo comunque di provarlo visto che non si parla comunque di un gioco da snobbare. Non aspettatevi un capolavoro, questo è sicuro, ma un buonissimo passatempo in grado quanto meno di coinvolgervi e lasciarvi qualcosa.

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  • Voto Finale
    6.8
Pro
  • Direzione artistica che si lascia guardare piacevolmente
  • Alcune trovate a livello di gameplay sono interessanti
  • Enigmi ambientali ben congegnati
Contro
  • Il controllo dei personaggi, specie se in tre, è davvero frustrante
  • La longevità del titolo non è in linea con altri esponenti del genere
  • La mancanza della modalità cooperativa si fa sentire
6.8
Michele Nocci

Dopo la classica infanzia con il gameboy in mano sono passato prima al PC e poi alla cara vecchia ps1 di mamma Sony iniziando a giocare seriamente con pietre miliari come ff7, Diablo 1 e Mgs. Ho sempre amato i gdr e la loro complessità ruolistica/strategica, senza contare i giochi di carte ma ho più tardi ampliato i miei orizzonti giocando molti survival horror, souls-like e avventure grafiche. L'importante è considerare e analizzare un gioco a 360 gradi, sempre e comunque!

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