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A Juggler’s Tale – Recensione

a cura di Marco Liberati 30 Settembre 2021
a cura di Marco Liberati 30 Settembre 2021
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1,K

Una delle produzioni con il compito di chiudere questo settembre e lasciare il testimone alle uscite di Ottobre, è A Juggler’s Tale. Il videogioco in questione è una piccola produzione ad  opera dello studio indie, kaleidoscube, che si mostra assai vicina alla tradizione della patria dei suoi sviluppatori. La Germania, infatti, è conosciuta anche per essere la terra d’origine della coppia più famosa di favolieri, ossia i fratelli Grimm, le cui opere traggono linfa vitale dal folklore popolare locale. Si tratta di quelle storie con cui gli autori, come dichiarato dagli stessi, sono cresciuti e che costituiscono la matrice da cui si ispira A Juggler’s Tale. Tale videogioco dal sapore fiabesco ha debuttato nella giornata passata su PS5, PS4, PC, Nintendo Switch, Xbox One e Serie X/S.

Il tutto inizia in una taverna in cui giunge un burattinaio, Jack, che decide di allietare il numeroso pubblico lì presente, narrando con le sue marionette la storia di Abby, una piccola artista circense. Un racconto tutto da giocare per circa 3 ore, che narrerà la fuga della protagonista dalla gabbia in cui, quando non si esibiva, era rinchiusa notte e giorno. Tuttavia, una volta che la bambina conquisterà la libertà, il viaggio non giungerà alla fine, ma sarà l’inizio di “un’odissea”, in cui Abby affronterà i pericoli del mondo esterno: fiumi impetuosi, un gruppo di banditi, trappole, tormente e altro ancora. A Juggler’s Tale, come altre produzioni simili, nei cinque atti che lo compongono, darà spazio a soluzioni di trama che puntano a colpire nel segno le personalità più sensibili e a far riflettere sul concetto di destino predeterminato. D’altronde anche le tematiche del gioco vengono presentate si con un veste fiabesca, quindi accessibile dai bambini, ma allo stesso tempo sottintendono un substrato meno superficiale che strizza l’occhio al pubblico più consapevole.

Si va in scena

A Juggler’s Tale si presenta come un adventure dallo scorrimento orizzontale che alterna fasi di platforming, puzzle ambientali e momenti stealth, nei quali la protagonista sfrutta gli elementi dello scenario per nascondersi dai nemici. Insomma ci viene proposta una produzione simile ad altre, ma che ricerca una sua identità in alcuni aspetti più “personali”. Nei cinque atti si potranno alternare senza interruzioni ambienti diversi tra loro in cui la protagonista potrà compiere un numero prestabilito di azioni. La piccola Abby sostanzialmente potrà correre saltare, impugnare o muovere degli oggetti allo scopo di superare degli ostacoli. In maniera analoga, la protagonista non affronterà a viso aperto i nemici, ma li potrà spaventare o evitare, nascondendosi. Ad ogni modo, se in qualche occasione il giocatore sbaglierà, portando la bambina a farsi catturare, si dovrà solamente ripartire dall’ultimo checkpoint, caratteristica che dimostra che il gioco non sia particolarmente punitivo.

a juggler's tale

Come già in parte anticipato, per proseguire in specifici scenari sarà necessario risolvere alcuni puzzle ambientali che, sebbene si amalgamano con gli elementi a schermo, non richiedono mai troppo acume. Inoltre, per il giocatore, dopo aver superato i primi “enigmi”, sarà facile entrare nella giusta mentalità e aver ragione dei successivi, i quali, al netto di un paio di eccezioni, saranno le versioni “potenziate” dei precedenti. D’altronde, l’approccio per superare ogni ostacolo è uno solo, ad eccezione di un paio di situazioni in cui il giocatore avrà la possibilità di compiere delle scelte che non stravolgeranno lo scorrere degli eventi. Quanto descritto fino ad ora, lascia un retrogusto amaro che sarebbe potuto andare via con un pizzico di difficoltà e varietà in più. Ad ogni modo, dopo aver completato il gioco una prima volta, i più completisti potranno rigiocare ogni passaggio dei vari capitoli e arrivare facilmente a ottenere tutti i trofei.

Grafica e sonoro

Naturalmente, in una produzione del calibro di A Juggler’s Tale è l’estetica a colpire maggiormente rispetto al comparto tecnico. Di conseguenza, come è facile intuire, le versioni per le console Sony di vecchia e nuova generazione, da me provate, non sono particolarmente distanti. Certamente giocare il gioco in versione PS5 regala qualche piccola miglioria tecnica, come una qualità dell’immagine leggermente migliore o una risoluzione maggiore. Tuttavia, in relazione al tipo di videogioco si tratta comunque di dettagli non molto rilevanti. Infatti, le ambientazioni risultano assai gradevoli non perché siano fotorealistiche, ma perché sono varie e ben amalgamate con le “soluzioni narrative” trovate dal burattinaio Jack. Al comparto artistico se ne accompagna uno sonoro, che calza a pennello al gioco, così come è stato ideato. Infatti, a scenari quasi fiabeschi si accompagno le rime del narratore e delle musica vicine alla tradizione popolare. Il risultato finale dà l’impressione di interagire con un racconto, molto simile ad una ballata medievale.

a juggler's tale

Conclusioni

A Juggler’s Tale è una produzione che rispecchia le intenzioni degli autori, ossia dare la possibilità di giocare una fiaba simile a quelle ascoltate nella nostra infanzia. Addirittura il buon doppiaggio inglese del narratore è accompagnato da sottotitoli ben tradotti nella nostra lingua, che rispecchiano nella loro costruzione le rime inglesi. Come già scritto, però, alcune soluzioni ludiche non sono valorizzate al meglio e forse avrebbe fatto comodo ideare qualche sezione in più maggiormente strutturata a livello ludico. Al netto di ciò che è stato scritto, il videogioco rimane comunque una produzione discreta in grado di soddisfare il palato di chi cerca un prodotto con caratteristiche simili.

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  • Voto Finale
    7
Pro
  • Le ambientazioni sono varie e ben amalgamate con la narrazione
  • Una storia ben narrata
Contro
  • Puzzle ambientali dalla varietà e dalla difficoltà rivedibili
  • Non avrebbe guastato qualche sezione in più, maggiormente strutturata a livello ludico
7.0
Marco Liberati

Mi chiamo Marco Liberati, sono uno studente d’Ingegneria Informatica. Ho coltivato un profondo interesse verso i videogiochi sin da bambino. Nato come pc gamer, cresciuto nella “generazione playstation” (ps1-ps2-ps3) e ora tornato alle origini, assemblando, coadiuvato da un tecnico, il mio primo pc.

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