L’industria videoludica è uno dei settori in più forte crescita nel mondo dell’intrattenimento: nel 2020 viene valutato un giro d’affari di oltre 170 miliardi di dollari, mentre per il 2026 ci si aspetta di toccare quota 314 miliardi. Numeri da capogiro, giustificati da una forte espansione del settore gaming anche su mobile, così come l’arrivo delle console di ultima generazione.
Per esempio, il lancio della Playstation 5 è stato un successo senza precedenti: si tratta della console Sony che ha venduto più velocemente oltre 10 milioni di copie in tutto il mondo, battendo il record detenuto precedentemente dalla Playstation 4. Oltre a ciò, bisogna considerare il fenomeno del cloud gaming, ovvero tutti quei servizi che permettono di giocare in streaming senza dover disporre di potenti computer o console di ultima generazione.
Nuovi videogiochi & business model completamente diverso
Ma in tutto ciò, bisogna anche prendere in considerazione il cambiamento di paradigma nel tipo di videogiochi ora in vendita al grande pubblico. Un tempo, il videogioco era un singolo prodotto: una volta messo in vendita non era più possibile modificarlo, né per aggiungere dei contenuti, né per risolvere potenziali bug e problemi di software. Ma con l’arrivo delle console capaci di supportare una connessione internet e con la creazione di Steam per il computer, tutto è presto cambiato.
I giochi oggi possono ricevere aggiornamenti, patch, DLC e anche avere modalità multiplayer sempre più grandi ( sull’ultimo MMO di Amazon Studios ci sono stati oltre 200.000 giocatori collegati durante un periodo di prova ). Di pari passo, sviluppare giochi è diventato sempre più costoso come procedimento e ormai i più grandi team di sviluppo contano centinaia e centinaia di dipendenti divisi anche in diversi team di sviluppo. E poi è esploso il mercato del gaming su smartphone, un fattore non da poco.
Infatti, se da un lato aumentavano i costi, dall’altro il mercato mobile veniva inondato di applicazioni e giochi a costo zero. Infatti, le app e giochi su smartphone guadagnano principalmente tramite le pubblicità oppure tramite gli acquisti in-app. E così anche il resto dell’industria videoludica si è dovuta adattare a queste nuove leggi di mercato, spostando il
proprio focus su un’altra tipologia di videogiochi: i free-to-play e i giochi basati sull’online.
Le ragioni dietro il successo dei giochi free-to-play
Nonostante tutto, esistono ancora tantissimi videogiochi che puntano su esperienze single player di qualità e con una narrazione di alto livello. Però ogni grande publisher di videogiochi ormai dispone di uno o più prodotti di tipo free-to-play. Il primo ad aver avuto un enorme successo fu Fortnite, che toccò quota 78 milioni di utenti attivi durante il 2018: si
trattava di un gioco free-to-play, gratis da scaricare e da giocare. Insieme al gioco PUBG e poi successivamente Apex Legends, questi due titoli introducevano la modalità Battle Royale, dove un centinaio o più di giocatori potevano sfidarsi in una mappa (e solo l’ultima persona, o team, rimasta in vita vinceva la partita). Una modalità che sarà poi ripresa ed espansa dalla saga di Call of Duty con l’introduzione di Warzone. Al tempo stesso, molti MMORPG sono nati in questi ultimi anni, tra cui Final Fantasy XIV che ha riscosso un enorme successo e ora il primo MMO degli Amazon Studios, ovvero New
World.
Esistono poi giochi competitivi come League of Legends, DOTA 2, Smite e il recentissimo Pokémon Unite, che sono dei giochi di tipo MOBA. Tutti questi giochi citati sono giochi gratuiti da scaricare e non bisogna mai pagare per giocare. I guadagni vengono effettuati tramite l’acquisto all’interno del gioco di costumi, armi, mosse speciali, e altri accessori estetici. Ma l’idea di far provare gratuitamente i propri giochi è un concetto già esistente da anni in altri settori.
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Per esempio, nel mondo del mobile è sempre stato così: al giorno d’oggi circa il 97% di tutte le app sul Google Play Store e sull’App Store sono gratuite. Nel mondo dei casinò online esistono molti giochi da casinò gratis, ovvero viene data la possibilità agli utenti di provare nuove slot, giochi di carte e molto altro, senza dover pagare. Solo poi in un secondo momento gli utenti possono decidere di registrarsi, aprendo un conto di gioco reale.
Un concetto simile viene applicato nei modelli free-to-play dei videogiochi. Provare i giochi e giocarci con gli amici non ha prezzo, lo si può fare sempre senza pagare. Quando poi ci si appassiona e si vuole acquistare qualcosa dentro il gioco, solo allora si dovrà pagare con soldi reali. E spesso in questi giochi vengono introdotti dei “Battle Pass”, ovvero più una persona gioca e guadagna punti, più sblocca nuove ricompense (che variano da stagione a stagione).
Come cambierà in futuro il mercato dei videogiochi?
Senza ombra di dubbio il mercato dei videogiochi sarà destinato a cambiare modello di business di nuovo ed è una cosa che sta già lentamente accadendo. Microsoft ha infatti introdotto da pochi anni il “Game Pass”, un servizio dove pagando un semplice abbonamento mensile da pochi euro è possibile giocare a centinaia di giochi diversi ogni mese. Non solo, perché sempre più voci di mercato danno per certo che anche Netflix, il colosso dello streaming online, introdurrà nel corso del 2022 un servizio di videogiochi in streaming.
Oltre a ciò, bisogna considerare l’impatto che il cloud gaming avrà sull’industria videoludica. Grazie alle connessioni in fibra, Wi-Fi sempre più rapidi e il 5G ormai arrivato, giocare in streaming è diventato sempre più semplice. Pagando un servizio di cloud gaming, come quello di Microsoft che dovrebbe essere lanciato nel corso del 2021, le persone potranno giocare ai loro giochi preferiti sfruttando la potenza dei server del servizio (senza quindi nemmeno installare il gioco sul proprio computer).