Bleeding Edge è un titolo che aspettavo con ansia. Mettere le mani sulla beta, però, è stato ancora più bello di quel che mi aspettavo. Ecco le mie impressioni sul nuovo titolo dei Ninja Theory — che come al solito non sbagliano un colpo.
Prima di iniziare, vi ricordo che il titolo uscirà su PC (Windows Store e Steam), Xbox One, One S e One X il 24 Marzo 2020.
Bleeding Edge è un brawler a squadre 4v4 in terza persona. In realtà, il concept di gioco non è nulla di innovativo e probabilmente gli sviluppatori lo sapevano già prima di iniziare. Infatti, solo una parte del team ha creato il titolo, mentre i restanti sono impegnati in produzioni di spicco che vedremo prossimamente sulle nostre console (Senua’s Saga). Se leggiamo le parole di Rahni Tucker, creative director del gioco, ci rendiamo conto dell’ideologia dietro la nascita di questo gioco:
Quando ho pensato per la prima volta all’idea, mi sono chiesto, ‘Perché non esiste?’ Secondo me dovrebbe! “, ha detto Tucker. “Abbiamo messo insieme un team davvero piccolo, abbiamo iniziato a sviluppare alcune idee e sperimentare per vedere se il concept avrebbe funzionato davvero. Così è stato, quindi abbiamo creato il gioco.
La domanda quindi nasce in maniera piuttosto spontanea: l’esperimento è riuscito? Assolutamente sì. Bleeding Edge è un esperimento brillante che regalerà molte soddisfazioni agli amanti del genere e non solo. Per spiegarvi il motivo di queste mie parole, vi racconterò tutto in maniera sistematica.
Caratterizzazione e design di alta scuola
Il primo impatto con gli undici lottatori del roster di Bleeding Edge lascia davvero stupefatti. Ognuno di essi ha una caratterizzazione — sia essa estetica e/o di personalità — studiata sin nei minimi dettagli. Abilità, estetica, background e movenze sono tenute insieme in maniera davvero credibile ed apprezzabile. Pur prendendo spunto da alcuni personaggi già presenti in altri videogame, ma solo in parte, mi sento di dire che le scelte stilistiche sono anche originali e di “impronta Ninja”. Si nota sin da subito che c’è stato un iter di produzione ben strutturato dietro ad ogni animazione, e il risultato finale si palesa ad ogni azione che il nostro personaggio compie. Ben fatto.
Jump, fire, hit, dodge!
Il gameplay di Bleeding Edge è il punto di forza del titolo, quindi partiamo dalle basi. Ci sono attualmente due modalità di gioco: la prima consiste in un capture the objective piuttosto classico con tre punti di interesse che ciclicamente si attiveranno e si disattiveranno, facendoci ruotare sulla mappa per il loro controllo. Possedendone almeno uno per ogni fase, si accumulano punti e si vince la partita segnandone 600. La seconda modalità alterna continuamente due fasi: la prima consiste nel rompere delle casse che contengono capsule, e la seconda nel portarle in punti di estrazione per assicurarle alla nostra squadra; chi ne porta 50 alla propria squadra determina la vittoria. Le capsule possono essere perdute e conquistate dal team avversario se si muore. Nessuna nuova neanche nel move-set dei nostri personaggi: essi dispongono infatti di tre abilità attive, una ultimate — selezionabile prima del game tra due — e una o più abilità passive che compongono il core di ogni lottatore.
Possiamo usare una cavalcatura — a.k.a. hoverboard — per muoverci più velocemente nelle mappe di gioco, e sono presenti dei trampolini che ci permettono di raggiungere le sporgenze più in alto per ottenere un vantaggio tattico di altezza. Che cosa, quindi, rende così divertente giocare Bleeding Edge? La risposta a questa domanda è: il modo in cui tutto questo viene proposto a schermo. I movimenti dei personaggi sono fluidi e puliti, oltre che bellissimi da vedere. Le abilità sono davvero ben bilanciate e incastrate tra loro per formare sinergie e colpi di scena anche negli ultimi secondi della partita. È presente un sistema di ping veloce e di chat rapida per comunicare con la nostra squadra e non manca il supporto alla chat vocale, che funziona anche se giochiamo in crossplay PC/Xbox.
I combattenti infliggono più danni a discapito della durabilità e della salute disponibile, i curatori consentono agli alleati di recuperare salute e forniscono buff, scudi e potenziamenti, mentre i tank si gettano in mischia per assorbire più danni possibili. Comporre una squadra bilanciata e coordinarsi con i compagni è la chiave per vincere, e questo determina la doppia faccia di questa tipologia di videogame. Se ci si aiuta, si coopera e si gioca con il cervello, l’appagamento è assicurato. Se ci si getta nella battaglia senza usare la testa, si perde 9/10 e finire la partita diventa frustrante. Giocato con gli amici e in maniera organizzata, il titolo dà il meglio di sé e si palesa il senso di gioco di squadra e di sinergia tra i personaggi. Le partite sono piuttosto brevi, e alla fine di un game ho sempre avuto bisogno di iniziarne un altro per provare una nuova strategia o per perfezionare le mie abilità. E qui si passa al prossimo step, perché non ho usato la parola strategia a caso.
Modda che ti passa
Bleeding Edge prevede un sistema di mod piuttosto interessante e che rende ogni set-up diverso dagli altri. Ci sono infatti tre slot che dobbiamo riempire con i chip, che ci sembrano più utili al nostro modo di giocare e che cambiano le statistiche del nostro personaggio o le abilità. Le sbloccheremo man mano che saliremo di livello, e possiamo anche riciclare quelle che non ci piacciono per ottenere una valuta particolare. Con questa, possiamo craftare i chip che non abbiamo ancora sbloccato e comporre così il trio che desideriamo. Nella selezione del personaggio possiamo scegliere quale loadout utilizzare in base alla composizione del team o alla modalità che stiamo per affrontare. Demon, lo spadaccino che porta con sé delle bombolette spray, può entrare nella modalità furtiva e scomparire alla vista dei nemici. Con le mod possiamo decidere se renderlo un assassino fragile ma letale, oppure se trasformarlo in uno spadaccino più versatile e resistente.
L’officina, dove possiamo smanettare con tutte questi chip, è davvero un’aggiunta intelligente che aggiunge profondità al gioco e che ho apprezzato particolarmente.
Lo stato attuale della produzione
Bleeding Edge sarà disponibile ufficialmente il 24 Marzo per PC, Xbox One e One X. Lo stato dei server, però, merita una menzione particolare. Sul PC dal quale ho provato il gioco — le cui specifiche potete trovare in calce all’articolo — non ho riscontrato nessunissimo problema e sono riuscito a giocare con i dettagli al massimo. Gli sviluppatori hanno deciso di bloccare i frame a 60 massimi al secondo e la trovo una scelta giusta per via del crossplay, in modo da non avvantaggiare troppo chi ha a disposizione una macchina da gioco avanzata rispetto ad un giocatore che usufruisce del titolo da console. Su Xbox, però, la situazione è spaccata in due. Sulla versione liscia dell’ammiraglia Microsoft e sulla One S, il gioco richiede ancora parecchia ottimizzazione. Instabilità del frame, impuntamenti e texture visibilmente semplificate non rendono omaggio alla sua controparte ottimizzata per One X, che invece è risultata essere fluida e dettagliata. Un appunto va fatto sul netcode e sui server. Giocando non in party con i miei amici su console, le partite sono filate senza intoppi, ma attivando il crossplay ho notato dei piccoli lag, che comunque non hanno minato la mia esperienza di gioco e che reputo totalmente ininfluenti.
In definitiva, spero abbiate provato la beta, disponibile fino alle 21 di oggi 17/02/2020 — e che vi sia piaciuta. Bleeding Edge è un titolo che terremo d’occhio con particolare attenzione e che si è già conquistato un posto nel mio cuoricino da gamer competitivo.
PC usato per l’anteprima della closed beta:
Processore: AMD Ryzen 5 2600
Scheda Video: Sapphire AMD RX 580 Pulse 4gb
Ram: 16gb G skill DDR4 @ 3000mhz
Scheda madre: Asrock a320m-hdv r 3.0
Supporto fisico: HDD Toshiba p300 1tb 7200rpm