Negli ultimi anni sulle piattaforme come Netflix e Prime Video hanno iniziato a prendere sempre più piede film e serie tv di produzione spagnola, surclassando quasi le grandi produzioni americane. Intendiamoci: non ci troviamo di fronte le classiche “soap opere” con recitazioni eccessivamente teatrali ed improbabili lieti fine dopo un susseguirsi di malintesi e sfortunati eventi. Certo, una buona dose di cliché c’è sempre e la loro inconfondibile passionalità è sempre presente ma vengono rilasciati prodotti che catturano, incantano alla tv e soprattutto passano con disinvoltura da un genere all’altro.
Basti pensare a “Elite“, “La casa di carta“, “Vis a vis” e “Le ragazze del centralino“, per citare le più fortunate serie tv, e a film come “Durante la tormenta” e la trilogia del Batzan che hanno tenuto con il fiato sospeso centinaia di spettatori, me compresa. Forse anche per questo ho riposto molte speranze e aspettative nella nuova serie thriller targata Prime “El Internado: Las Cumbres” uscita il 19 Febbraio. Un trailer accattivante, ambientazioni cupe e tanti misteri non potevano certo deludermi, ma l’inganno è sempre dietro l’angolo.
Trama
Ci troviamo a Las Cumbres, un collegio costruito affianco ad un monastero ubicato in cima ad una montagna e nascosto agli occhi esterni da una fitta foresta. Gli studenti che lo frequentano sono ragazzi ingestibili, dal passato difficile o rifiutati dalle famiglie come spazzatura, e che devono sottostare alla rigida e mortificante disciplina dei loro docenti per reinserirsi in società. In un ambiente quasi surreale e senza tempo, privato dei più comuni mezzi di comunicazione, un gruppo di studenti scoprirà che il vero pericolo non risiede tra le mura dell’istituto, ma negli angoli bui dalla foresta che li circonda e che nasconde minacce e antiche leggende.
Sceneggiatura
E’ giusto anticipare che “El Internado: Las Cumbres” non è una serie del tutto originale, basta fare poche ricerche per scoprire che è il reebot dell’omonima “El internado“, una delle serie più costose e apprezzate in Spagna datata 2007. Nonostante molti temi che non anticipo siano stati ripresi, la nuova serie si discosta per molteplici aspetti dall’originale a partire proprio dal tono molto più cupo che ci prospetta il trailer. La scuola ed il monastero, le cui fattezze ricordano molto quelle de “Il nome della Rosa“, si ergono austeri e imperturbabili sul bordo di un precipizio ed al suo interno i ragazzi vivono continue umiliazioni per mano della maggior parte del corpo docenti, volte ad annientare la loro personalità.
Il punto di svolta avviene già nel primo episodio dopo che due studenti, Amaia e Manuel riescono a scappare nella foresta dove però li attende una figura misteriosa con la maschera di un corvo che rapisce Manuel sotto lo sguardo impotente della ragazza. Al suo rientro nel collegio inizierà una corsa contro il tempo da parte di Amaia e di altri suoi compagni tra cui Paul, Paz ed Eric per trovare il loro amico scomparso e scoprire quali segreti si celano al di sotto e al di fuori le mura della scuola.
A questa trama, che di per sè poteva essere già abbastanza ricca e accattivante, si aggiungono ben altre due sottotrame: quella della giovane Ines, una studentessa del collegio che ha perso la memoria dopo un incidente ed è continuamente disturbata da violenti incubi e oscure presenze; e quella del frate Elias che cerca di contrastare i discutibili metodi degli insegnati e indaga su una serie di strani comportamenti tra gli studenti che risvegliano in lui fantasmi del passato.
Grazie ad una narrazione estremamente lineare con flashback ben sfruttati e inseriti nei momenti opportuni l’intero impianto della serie non risulta essere confuso, ma ciò non lo salva dall’essere pesante. Si arriva alla fine della stagione composta da ben 8 episodi da circa 50 minuti senza alcuna risposta, colpiti dai mille colpi di scena ma senza sentirsi pienamente coinvolti da nessuna delle storie raccontate, se non un minimo da quello centrale.
Pur di mantenere in piedi tutte le vicende si è arrivati poi a sacrificare molto. In primis una degna, anche se minima, caratterizzazione dei personaggi che è del tutto assente per tutti se non per la figura di Amaia. Temi caldi per gli adolescenti come il rapporto con i genitori, con le proprie insicurezze e con le prime esperienze nel campo della sessualità vengono inserite a caso e trattate con sufficienza, poiché altrimenti non sarebbero bastati il doppio degli episodi.
Manca anche una certa coerenza nel susseguirsi delle azioni perché in un istituto che si presenta con regole e controlli al limite del maniacale, come possono studenti girare indisturbati e tranquilli giorno e notte nei corridoi e nei sotterranei, trovando immediatamente le più sconcertanti informazioni? Possiedono anche loro il mantello dell’invisibilità di Harry Potter? Spoiler… non ce l’hanno.
Un anello di congiunzione tra due storie che invece ho particolarmente apprezzato, anche se appena accennato, è il ruolo della colonna sonora. Non ci si limita infatti ad usare la musica come espediente per creare suspense o per scandire i ritmi della narrazione: si sfrutta il suo potere seduttivo, persuasivo e quella sua capacità di generare emozioni e suscitare ricordi che le conferisce un’influenza quasi catartica.
Personaggi e cast.
La troupe di attori che ha preso parte al progetto è veramente numerosa e varia molto di età. Nel cast dei più giovani emerge l’interpretazione di Asia Ortega nei panni di Amaia. Il suo personaggio è forse uno dei pochi che è stato meglio analizzato tra gli studenti: è cresciuta nella violenza e quest’ultima è l’unico mezzo che conosce per poter ottenere ciò che vuole. Inizialmente risulta essere quasi insopportabile nella sua crudeltà, ma con lo scorrere degli episodi cade la maschera e si scopre una ragazza che ha celato debolezze e sogni dietro un atteggiamento ben costruito e si dimostrerà tenace e instancabile nell’aiutare i suoi amici.
Al suo fianco troviamo Albert Salazar nel ruolo di Paul, fedele amico e alleato nella ricerca della verità circa la sparizione di Manuel. Il personaggio di Paul a primo impatto si pone agli estremi opposti di quello di Amaia: è uno studente dedito allo studio, di buon cuore e pronto a sacrificarsi per il bene di chi gli è vicino. Sembra quasi stonare al fianco della ragazza, ma è proprio in questa diversità che risiede la forza di questo duo. Sono proprio loro due a tenere alto l’interesse per la storyline principale e a non annoiare con i loro continui confronti e le continue fughe alla ricerca della verità.
Tra gli adulti, per chi è fan della serie “Elite“, certamente avrà riconosciuto Mina El Hammani che in questa serie interpreta Elvira, una professoressa di scienze e una ricercatrice che indaga sulla fauna caratteristica del posto. Il suo personaggio si intreccerà a quello di Elias, interpretato da Alberto Amarilla, docente affezionato agli alunni e uno degli ultimi frati francescani presenti nel monastero, che nasconde un doloroso passato che lo ha portato a mettere in dubbio tutte le sue convinzioni.
Al loro fianco ci sono poi Natalia Dicenta, nel ruolo dell’austera direttrice del collegio, e Ramiro Blas, volto conosciuto per aver interpretato il medico Sandoval in “Vis a Vis“. In “El Internado: Las Cumbres” l’attore abbandona i panni del perverso medico che l’ha reso celebre per impersonare l’enigmatico Dario, figura di spicco nella scuola e padre della giovane e spaesata Ines.
Conclusioni
Senza infamia e senza lode, “Internado: Las Cumbres” è una serie godibile, uno spettacolo di leggero da vedere nei momenti di noia, che promette qualche bel colpo di scena e anche dei momenti di angoscia e stupore ma niente più. Magari vere risposte si avranno nella seconda stagione, che pare essere già in cantiere, ma lo scoglio da superare è proprio arrivare a desiderare di vederla.