Resident Evil 3 – Capcom offre una re-immaginazione breve ma ricca di azione
Tale era la fiducia di Capcom nell’inevitabile successo del remake di Resident Evil 2 del 2019 che ha iniziato a lavorare su un progetto simile per il terzo capitolo della saga horror molto prima che lo sviluppo sul “primo” remake fosse finito.
Per quanto riguarda la scommessa fatta dal colosso giapponese possiamo dire che è stata piuttosto bassa – era chiaro dall’inizio che il remake di Resident 2 sarebbe stato un ottimo titolo – ma possiamo dire che non ci saremmo mai aspettati di vedere così presto il ritorno di Resident Evil 3, a soli 15 mesi dal lancio del suo predecessore e, nonostante qualche difetto di troppo, con un livello di qualità altrettanto elevato.
Resident Evil 3 segue le vicende Jill Valentine dopo esser riuscita a sopravvivere a tutto ciò che è successo nella Villa Spencer nell’originale Resident Evil. Una mattina, dopo un brutto sogno, Jill si sveglia nel suo appartamento di Raccoon City e ha a malapena il tempo di lavarsi i denti prima che un’enorme mutante (che tutti conosciamo come Nemesis) sfondi il muro e inizi a perseguitarla.
Quindi inizia un’eccitante scena di inseguimento in cui Jill deve fuggire dal suo condominio mentre viene inseguita dall’implacabile Nemesis: e se state iniziando a pensare “l’originale Resident Evil 3 non inizia così”, è meglio che vi dica che sarebbe meglio che incominciate ad abituarvi fin da ora.
Proprio come il remake dello scorso anno il team di sviluppo di Capcom ha scelto di non attenersi rigidamente agli eventi del suo materiale sorgente, Resident Evil 3 Remake è infatti una moderna interpretazione del capitolo del 1999.
Alcuni elementi sono rimasti gli stessi, ovviamente. I personaggi che avete avuto modo di amare (o odiare) già una volta sono ancora presenti e Carlos ha un ruolo importante nell’avventura (questa volta è giocabile per un segmento molto più grande della storia).
La maggior parte degli eventi ed il ritmo della storia, tuttavia, sono interamente originali, così come molte delle location che incontrerete. Questo è molto più un reboot piuttosto che un remake, un universo alternativo di Resident Evil in cui gli accadimenti si svolgono in modo molto diverso rispetto a quelli vissuti sulla prima PlayStation.
Un elemento che condivide con il gioco originale è il suo posto nella sequenza temporale. Resident Evil 3 è sia un prequel che un sequel, diviso in due parti: la prima parte si svolge poco prima degli eventi di Resident Evil 2, fino a quando un certo evento interrompe la storia di Jill per un determinato lasso di tempo. La seconda parte si svolge poco in là nel futuro, dopo che hanno avuto luogo gli eventi visti in Resident Evil 2 e Jill ora sta affrontando le conseguenze delle azioni di Leon e Claire.
La prima sezione sarà forse di maggiore interesse per coloro che hanno giocato il remake del 2019, perché ci sono vari momenti – alcuni minori, altri importanti – che si ricollegano alla perfezione con ciò che abbiamo vissuto l’anno scorso.
Si tratta principalmente di fan-service: un richiamo (o un anticipazione se lo si vede da un altro punto di vista) al momento più straziante del gioco precedente che però ha anche il grande privilegio di dare luce ad alcuni misteri, rivelando come o perchè determinati personaggi e aree in Resident Evil 2 erano in quella situazione.
Niente di tutto ciò che vi ho appena descritto (senza evitare ovviamente di farvi spoiler) può rovinare e precludere alle persone che non hanno giocato al remake precedente di farlo ora. Si trattano solo piccoli bonus che faranno sì che coloro che capiscono il riferimento facciano un bel “ahaaaa” tra sé e sé. Se potete comunque vi consiglio di giocare in prima battuta a Resident Evil 2 prima di avventuravi in questo nuovo remake così da non perdere tutti i riferimenti ed i retroscena di questa “nuova” avventura.
Naturalmente, un altro importante ed imprescindibile elemento dell’originale che è ritornato in questo remake è il Nemesis, l’enorme mutante apparentemente indistruttibile che insegue Jill nel corso del gioco. Di primo acchito si potrebbe dire che sia il rimpiazzo di Mr X visto nel secondo capitolo: anche lui infatti può entrare in scena senza preavviso e inseguirvi incessantemente fino a quando non sarete scappati o sarete riusciti a stordirlo.
Se pensavate che scappare dal signor X fosse stressante, farlo con il Nemesis è ancora peggio. Mentre il suo predecessore si spostava lentamente verso di voi, lasciandovi almeno scappare fintanto che si rimane in movimento, Nemesis invece può correre e persino fare enormi balzi come Hulk se vi allontanate troppo. In combinazione con il suo attacco con i tentacoli, Nemesis è una vera e propria macchina da guerra che vi intralcerà in ogni modo possibile.
Questo può essere un po’ frustrante a volte – forse anche più di quanto lo fosse Mr X – ma il gioco cerca almeno di aiutare il giocatore con l’inserimento nella mappa di gioco di barili esplosivi e dei piccoli generatori elettrici. Portate Nemesis vicino a uno di questi così da provare a farlo andare al tappeto con una bella esplosione o con una scarica di saette, dandovi il tempo di scappare senza sprecare un sacco di utili munizioni.
Stranamente, man mano che il gioco procede, in realtà diventa più facile da evitare. Più si equipaggia di varie armi più queste lo rallentano, il che significa che finché riuscite a mantenere le distanze sarete più o meno salvi. È sempre stressante ogni volta che appare, ma gestibile, e almeno non si infiltra nelle safe room come era stato riportato falsamente poche settimane fa.
Questo Nemesis più veloce e più violento potrebbe anche essere il perfetto esempio per come è Resident Evil 3 nel suo insieme, perché si tratta di una riproposizione molto più incentrata sull’azione di quella vista con Resident Evil 2. Gli enigmi sono pochi e lontani tra loro, è decisamente più lineare e anche se all’inizio le munizioni sono ancora scarse, nella parte finale non sarà insolito avere un inventario quasi interamente pieno di bocche da fuoco e oggetti per il recupero della salute.
C’è anche una sezione che mette l’esplorazione in secondo piano e – senza spiegare il suo contesto nella trama – vi mette semplicemente in una stanza in cui arrivano in continuazioni nemici e vi incarica di crivellarli di proiettili fino a quando uno dei vostri partner alla fine trova un modo per fermarli per sempre. In momenti come questo sembra che non si stia giocando ad un capitolo tradizionale della saga ma più ad una delle loro modalità secondarie Mercenaries (modalità che era presente nel titolo originale e che non è presente in questo remake).
Più azione significa situazioni più pericolose così gli sviluppatori hanno deciso la nuova meccanica della schivata (e sostituisce anche gli oggetti di difesa come i coltelli nel remake di Resident Evi 2). Un tocco del pulsante RB/R1 permetterà a Jill di effettuare una schivata (in avanti, all’indietro o lateralmente). Inoltre, schivare a destra mentre un nemico sta cercando di afferrarvi attiverà una “schivata perfetta”, una sorta di contromossa che lascia il nemico esposto per un secondo o due in modo da potergli sparare al rallentatore o scappare. Padroneggiare la schivata perfetta rende anche il Nemesis una minaccia molto più gestibile.
Aiuta anche quando si ha a che fare con alcuni dei nemici più pericolosi che incontrerete più avanti nel gioco, dato che gli zombi standard difficilmente saranno un problema per il giocatore. Alcuni mostri, ad esempio, hanno uno strano parassita in testa che può scatenarsi in un tentacolo: i colpi alla testa sono essenziali quando si affrontano questi nemici e le schivate perfette rendono più facile gli scontri.
Altri nemici sono significativamente più raccapriccianti e possono avere un impatto duraturo sui giocatori. Un nuovo verme gigante ad esempio vi farà venire gli incubi per i mesi a venire, mentre una sezione iniziale presenta un’orrenda creatura insetto che scende dal soffitto senza preavviso e vi costringe ad aprire la bocca così da inondarvi in gola parassiti e chissà che altro (richiedendo di prendere un’erba verde così da rigettarli). Non è di certo Animal Crossing (nulla togliere al fantastico titolo di Nintendo), è quello che stiamo cercando di farvi capire.
Tutto ciò culmina in un gioco che è meno un survival horror e più un film d’azione degli anni ’90, e non ne risente più di tanto. Questo è in parte grazie al Jill che mi ha ricordato in certi aspetti a Sigourney Weaver nella saga di Alien.
Se siete un fan del remake di Resident Evil 2 molto probabilmente starete leggendo tutto questo con paure e preoccupazione ma non preoccupatevi troppo: il tono potrebbe essere cambiato ma si tratta ancora del sequel di quello splendido titolo ed in qualche modo ricalca i toni dell’avventura del 1999. Anche se in minor quantità ci sono ancora molti oggetti da posizionare su vari aggeggi e di conseguenza è presente un sacco di backtracking e esplorazione della mappa.
Ovviamente ci sono sezioni un cui la parte horror prenderà il sopravvento, con zombi che saltano fuori dagli angoli più nascosti, spaventandovi non poco. Ad un certo punto della nostra avventura la nostra attenzione è stata volutamente attratta da un gruppo di zombi standard, e mentre eravamo intenti ad ucciderli uno per uno, una creatura gigante si avvicinava silenziosamente da dietro. Quando ha ingoiato Jill per intero, avreste potuto trovarmi attaccato al soffitto di casa mia per lo spavento appena procurato.
C’è un equilibrio che tenta in tutti i modi di assicurarsi che tutto ciò che ha reso il remake di Resident Evil 2 così speciale sia ancora presente in questo seguito, ovviamente con un enfasi più marcata nella parte action. Anche in questo capitolo possiamo poi lodare l’aspetto tecnico davvero curato ed impressionante, le prestazioni granitiche, il comparto sonoro perfetto. Ci sono alcune accortezze e migliorie che elevano ancora di più alcuni elementi del già ottimo RE Engine utilizzato l’anno scorso, come ad esempio i modelli dei personaggi. Però dato che si tratta un progetto comunque molto simile al RE2 devo dire che è sparito l’effetto “wow” dell’anno scorso, lasciando spazio a pensieri come “quindi è così che l’hanno fatto in Resident Evil 3”: ovviamente ancora impressionante, ma non più inaspettato.
Alcune aree del gioco precedente sono state persino riproposte praticamente inalterate in questo nuovo capitolo. Sebbene ciò sia discutibilmente necessario quando si tratta di rispondere ad alcuni di quei misteri a cui abbiamo fatto riferimento in precedenza, queste sezioni a volte risultano inutili nella trama principale così da far pensare che sono state aggiunte per estendere facilmente la lunghezza del gioco di un altro mezz’ora (questo era il caso anche nell’originale, per essere onesti). Ed è giusto segnalare che un paio di location iconiche del titolo del 1999 (come la Torre dell’Orologio) non sono presenti in questo remake, un vero peccato!
Non ci sono modalità extra per il single player in Resident Evil 3 oltre la trama principale: certamente non c’è niente di simile alla modalità Mercenaries della versione per PS1, e ovviamente non beneficia della possibilità di vivere la stessa storia tramite il punto di vista due personaggi diversi come Resident Evil 2.
Anche le diversioni sezioni a scelta multipla presenti nell’originale Resident Evil 3 sono state eliminate: questa è una storia completamente lineare e non ci sono finali multipli o variazioni nella trama. L’unico incentivo per continuare a giocare è ottenere un punteggio migliore completando il gioco più velocemente, usando meno proiettili e morendo meno spesso: potete quindi guadagnare punti che vi consentono di sbloccare vari costumi e altri collezionabili che potete usare nella successiva run.
Sembrerebbe che la decisione di Capcom di includere una modalità multiplayer online, Resident Evil Resistance, sia il suo tentativo di compensare questa situazione. Dopo alcune partite fatte mi sento di dire che il suo gameplay asimmetrico è interessante – un giocatore genera e controlla mostri mentre altri quattro giocatori cercano di compiti vari compiti per poter scappare – però bisognerà valutare sul lungo periodo quanto riuscirà ad intrattenere i giocatori e come sarà il supporto degli sviluppatori.
Ad ogni modo, per alcuni giocatori una nuova modalità multiplayer non sarà necessariamente considerata un bonus accettabile per quella che è chiaramente un’avventura single player. Resta da vedere se otterrà alcune missioni extra tramite DLC come è successo con Resident Evil 2 (e ci sono alcuni personaggi che incontrate lungo la strada che potrebbero essere candidati per missioni secondarie simili) ma fino ad allora dovrete intrattenervi con un campagna della durata di 5-7 ore che dovrete ripetere più volte.
In conclusione possiamo dire che Resident Evil 3 Remake è sicuramente un’ ottima riproposizione di un classico senza tempo. È ben realizzato, ha protagonisti carismatici ed è più votato all’azione rispetto al teso survival horror che lo ha preceduto. Resident Evil 3 anche se si tratta di un prodotto solidissimo non raggiunge le vette del remake del secondo capitolo, proponendo un’avventura horror abbastanza lineare con però qualche difetto di troppo come la longevità non eccelsa, la riproposizione di alcune location già viste e l’assenza di un paio di zone iconiche del titolo originale.