Immagini indimenticabili – le fiamme blu infuocate della Batmobile, i corpi che si scontrano avvolti nell’ombra, le cicatrici sulla schiena muscolosa di Robert Pattinson, la pioggia scrosciante – convergono e formano l’epico e infuso di noir “The Batman” di Matt Reeves. Da quando Bob Kane e Bill Finger hanno creato il personaggio nel 1939, il filantropo playboy di giorno, crociato incappucciato di notte, ha significato isolamento, dolore, trauma – vendetta. Nel corso dei decenni, le incarnazioni televisive e cinematografiche, proiettate attraverso le personalità degli attori che lo hanno interpretato, hanno amplificato quei tratti attraverso i più disparati mezzi. Ma il Cavaliere Oscuro di Pattinson, più tormentato ed abbandonato a sé stesso e meno mondano, ostacolato dal suo privilegio di nascita piuttosto che aiutato, non è solo diverso da ogni versione prima di lui ma si tratta di una delle migliori, se non la migliore in assoluto. Ispirata e coinvolgente, questa storia poliziesca si allontana dall’attuale paesaggio quasi monotono dei film sui supereroi.
Questo cinecomic non dipende dalle stanche ripetizioni narrative del genere. Si muove con uno spirito cinematografico: un’anima robusta ed originale. Si avvicina ad uno degli immaginari più famosi del mondo dei fumetti (e perché no, anche cinematografici) attraverso ogni sfumatura di malinconia ed angoscia. Tutti i film di Batman prendono la loro identità dallo stato di Gotham; questa nuova iterazione ci mostra una città trascurata, malata e dove l’illegalità fa da padrone: disparità di reddito, reti di sicurezza a brandelli, presunti politici estranei che promettono cambiamenti e non offrono nulla. Questa cinica città è stanca di credere che i suoi giorni migliori siano proprio dietro l’angolo. E quelle delusioni generazionali pesano come un macigno su ogni personaggio in modi diversi e profondi.
Nella Gotham arrugginita e color carbonio di Reeves, Bruce Wayne (Pattinson), il proverbiale principe e futuro della città, vive in modo solitario nelle viscere della Wayne Tower come un solitario lunatico e pieno di emozioni, curato dal suo doveroso maggiordomo Alfred (interpretato da un grandissimo Andy Serkis). In una voce fuori campo, il Bruce chiaramente demoralizzato da un cambiamento che tarda ad arrivare spiega come siano passati vent’anni da quando un uomo armato sconosciuto ha assassinato i suoi genitori durante le elezioni a sindaco di suo padre. E due anni da quando ha indossato per la prima volta il cappuccio e il mantello. Si sente maledetto.
Mentre il volto stesso del bat-segnale nel cielo instilla la paura in ogni criminale ed è presagio dell’arrivo del vigilante che vive nell’ombra: il sogno del Wayne Renewal Program, un progetto iniziato da suo padre, che promette di aiutare la classe medio-bassa, non riesce a risollevare una situazione disperata. Una crisi di droghe varie sta attraversando la città. Gangster come l’imperturbabile Carmine Falcone (John Turturro) e Il Pinguino (Colin Farrell) governano le strade. Forse questi ostacoli potrebbero essere superati se James Gordon (Jeffrey Wright) non fosse l’unico poliziotto affidabile e non corrotto. O se ogni funzionario pubblico non si girasse dall’altra parte al posto di fare qualcosa. Ma è un nuovo e brutale serial killer, L’Enigmista (un magistrale Paul Dano), che, con un “Ave Maria” piena di tensione, apre il film spiando il sindaco Don Mitchell (Rupert Penry-Jones) – uccidendolo selvaggiamente – e sfidando apertamente Batman.
La caratteristica più attraente di Batman – la sua spiccata intelligenza, esercitata qui nelle sue interazioni con Gordon mentre navigano nel vasto piano generale dell’Enigmista – è meravigliosamente descritta e messa in scena dalla superba ed incisiva trama ideata da Reeves e Peter Craig. Gli attuali film di supereroi raramente sfruttano l’intelletto come un punto cruciale e drammatico. I problemi sono spesso risolti attraverso la forza bruta, qualche superpotere o stratagemma narrativo. Ma in “The Batman”, c’è ampio spazio per la materia grigia e per le storie complesse, come quelle che gli amanti dei fumetti dell’uomo pipistrello conoscono. L’Enigmista si imbarca in una follia omicida, scatenando e smascherando le figure più corrotte di Gotham. Con ogni corpo, lascia a Batman un enigma cifrato scritto in un biglietto di auguri (ala “The Zodiac”, uno dei tanti riferimenti alle opere di David Fincher del film, tra cui “Se7en”). Questi puzzle e i dialoghi che li circondano catturano lo spettatore, quasi di più delle scene d’azione.
Si tratta decisamente di una storia di Batman raccontata in modo sorprendentemente fedele, che attinge da varie storyline dai fumetti e le rimescola in modo audace ma sempre rispettoso, il tutto creando qualcosa di estremamente differente da tutto ciò che abbiamo visto finora sul grande schermo.
Tuttavia, l’attrazione principale, presente nella maggior parte delle pubblicità del film, è l’esplosiva chimica tra Pattinson e Zoë Kravitz nei panni di Selina Kyle/Catwoman. Selina lavora come cameriera in un club di proprietà di Falcone, dove funzionari della città, poliziotti e pezzi grossi si mescolano con prostitute e boss del crimine. La sua vita è sconvolta dall’arrivo di Batman, che sta cercando la compagna di stanza di Selina, una donna che potrebbe essere stata coinvolta con il sindaco. Il rapimento della coinquilina fa si che Batman e Catwoman facciano squadra per mettersi alla sua ricerca. Simile a Batman, a causa della sua maschera da sci squallida e logora per un travestimento, non è del tutto nuova a questa vita, ma non è nemmeno completamente formata. Kravitz non interpreta Catwoman con la stessa scintilla sensuale di Eartha Kitt ma adotta un approccio diverso. È astuta e perspicace, una femme fatale sbalordente e brutalmente onesta che spiazza persino Batman.
Reeves porta una nuova prospettiva a questi personaggi. Soprattutto attraverso le coreografie di combattimento. Una pesante illuminazione chiaroscuro avvolge ogni scena, disegnando il vasto paesaggio urbano fatiscente come cupo ma seducentemente bello. Le musiche di Michael Giacchino ci fanno vivere tre ore sull’orlo dell’inquietante. Le diverse dinamiche spaziali tra Catwoman e Batman definiscono l’azione con fluidità e forza cieca e bruta (ciascuno dei pugni di Batman suona come un’esplosione concussiva). Reeves e il direttore della fotografia Greig Fraser (“Dune: Parte Uno”) riescono nel difficile compito di portare su schermo degli scontri d’effetto e spettacolari, considerando che quasi sempre siamo a notte fonda. Ma sono le scene sensuali rivelate dall’azione che sono più memorabili: in una scena, Batman tira Catwoman dietro un muro per nascondersi da alcuni cattivi. Si annida nel suo corpo, e sembrano respirare, sontuosamente, all’unisono, come se fossero governati dallo stesso battito cardiaco.
In definitiva, “The Batman” è un esempio di come una stella possa elevare un intero quadro perché Pattinson è Batman dalla testa ai piedi. Ma non è il solo che brilla, anzi, lui e Wright sono un’altra ottima coppia (la pazienza con cui Wright modella Gordon è una lezione nella creazione del personaggio). La scena di interrogatorio della coppia del Pinguino, a seguito di un rocambolesco ed infuocato di un inseguimento in auto, è sorprendentemente comica. Sotto montagne di trucco e protesi, Farrell in qualche modo dà una performance emotiva. E intorno a Pattinson, Serkis inizia con una rappresentazione calma e fin troppo semplice del maggiordomo che tutti conosciamo, ma presto riesce a regalarci un Alfred sorprendente. Pattinson non ha molte battute come Bruce Wayne, ma il suo effetto come attore è evidente: dal portamento alla stretta della mascella inferiore fino al suo sguardo che è un mix di odio e tristezza. Queste sono le scelte di un attore che ha lavorato con registi di talento ed è riuscito ad evolversi.
Attraverso il Batman di Pattinson, questo film ha molto da dire: cosa significa oggi questo personaggio? Certo, Bruce Wayne combatte per conto degli indifesi, ma ha mai incontrato una persona normale con cui avere un vero rapporto? Certo, usa i suoi soldi per combattere il crimine, ma la sua ricchezza non arriva con punti ciechi? In un mondo ricco – Catwoman scherza persino sugli amministratori delegati e scherza bruscamente su un Batman acido che sembra essere una persona altolocata – il suo privilegio non può essere indiscusso. Sta raccontando come gli manchi un indizio chiave a causa delle sue origini per capire un mondo totalmente diverso dal suo. Questo film si chiede apertamente se la vendetta e la ferocia tossica che ispira abbiano i loro limiti. Come può Batman cambiare Gotham se le sue azioni punitive perpetuano un ciclo violento? Chi ispira e a quali fini?
Ogni personaggio si identifica con lui: in particolare Falcone (Turturro fa molto con un personaggio che assomiglia più a un’atmosfera che a una persona) e L’Enigmista – Dano affonda nelle radici di questo squilibrato ma geniale assassino con un realismo a dir poco terrificante, al punto da riuscire a darmi i brividi, in una scena, con un singolo movimento degli occhi. C’è chi sicuramente desiderà che “The Batman” fosse stato più breve, più affinato su un personaggio: Batman e Catwoman sono davvero insieme in poche scene. Il Pinguino vacilla sottoutilizzato. E L’Enigmista scompare per alcuni tratti. Gli elementi noir non sono perfettamente coesi e bilanciati, spesso scivolano a causa del tempo di esecuzione forse un pochino allungato. Ma un finale al cardiopalma, inaspettato, semplice magnifico e l’ultima scena tra Batman e Catwoman riescono a collegare tutti gli ultimi punti interrogativi.
“The Batman” non è il roboante blockbuster che i fan si aspettano. È un pezzo di cinema ipnotico e trascinante. Esiste una visione. Le possibilità sono colte. Vengono poste domande. Si è fatto un grandissimo sforzo per essere diversi. È un punto di svolta nel genere dei supereroi? È troppo presto per dirlo. Ma “The Batman” di Matt Reeves riesce a mostrare al pubblico che altri film di supereroi sono possibili, e ancora di più, possono essere fatti al di fuori dei paletti standard che riempiono i cinema d’oggi.
The Batman sarà disponibile nelle sale italiane da giovedì 3 marzo.