A quasi un anno e mezzo di distanza dal precedente titolo Man of Medan (del quale potete trovare la nostra recensione qui) i ragazzi inglesi di Supermassive tornano alla ribalta con Little Hope, il secondo episodio di quattro totali che compongono l’antologia chiamata The Dark Pictures Anthology, una serie di avventure grafiche horror con il classico campionario di qte (quick time events) e scelte multiple. Un gioco senza dubbio perfetto per essere giocato ad Halloween (il 30 ottobre è stata infatti la data di uscita) magari in compagnia di 3 o 4 amici che non abbiano problemi alle coronarie. Little Hope infatti può essere giocato anche da soli ma dà decisamente il suo meglio in multiplayer (locale o online) da 2 a 5 giocatori dividendosi equamente il controllo dei vari personaggi per aumentare ulteriormente la tensione (e gli sfottò).
Lasciate ogni speranza
A differenza del precedente capitolo ambientato su una nave mercantile olandese affondata nelle acque indonesiane nel 1952, Little Hope ci porta in un villaggio immaginario del diciassettesimo secolo nella Nuova Inghilterra ormai ridotto ad una vera e propria città fantasma a causa della chiusura della principale fabbrica e fonte di lavoro per gli abitanti che si trovano parte, loro malgrado, di una vera e propria caccia alle streghe. Da quanto emerge dalle lacunose testimonianze del tempo infatti il diavolo ha fatto capolino a Little Hope e per motivi misteriosi dovremo aiutare ad uscire da questa situazione i nostri cinque protagonisti: il professore John, la studentessa attempata Angela e i più giovani alunni Daniel, Taylor e infine Andrew. Il loro (e nostro) obiettivo sarà quello di trovare la radice del male che affligge la città per cercare di uscire dalla nebbia ultraterrena che li circonda e salvarsi. Come immaginerete non sarà solo semplice foschia quella che ci impedirà di proseguire ma anzi ci ritroveremo ad affrontare orrori di ogni tipo in un viaggio durante il quale sarà dovremo fare di tutto per sopravvivere.
Il primo aspetto da analizzare è sicuramente l’ambientazione, molto importante per questo genere, che nel caso di Little Hope risulta davvero ben fatta grazie ad un sapiente uso della nebbia e del buio per rendere più efficaci i tanti jump scare presenti (a volte magari superflui ma ci sta per una produzione di questo tipo) e tenere sempre sul ‘chi vive’ il giocatore. Per i nostri cinque poveri malcapitati infatti non ci saranno quasi mai momenti morti e sarà nostro compito seguirli nell’esplorazione della ridente cittadina sia negli ambienti aperti (come il classico cimitero o un parco giochi) sia nei suoi edifici principali come la stazione della polizia, il museo molto inquietante o l’immancabile chiesa. Nonostante chi vi scrive sia un fan degli horror in luoghi più claustrofobici che aperti bisogna ammettere che Supermassive ha saputo migliorare i livelli di coinvolgimento e di partecipazione del giocatore rispetto a Man of Medan grazie appunto ad una maggiore varietà degli ambienti sempre molto tetri e opprimenti. Buonissimi passi avanti anche dal punto di vista della storia che nel precedente capitolo era un po’ troppo semplicistica, mentre in questo caso risulta molto più profonda e ci propone un intrigante corrispondenza tra una famiglia quasi dei nostri tempi e una del 1600 apparentemente legate dal loro triste destino.
Dopo una classica durata di 5-6 ore la nostra avventura giungerà all’epilogo per un gioco che ha tanti finali diversi per pochi dettagli anche se principalmente tre, che naturalmente non sveleremo per non rovinarvi la sorpresa: diciamo che il finale “principale” è caratterizzato da un “twist” di storia ben eseguito ed interessante anche se avremmo gradito che il conto dei sopravvissuti influisse di più sul risultato finale. Avevamo posto la lente di ingrandimento sulla trama del titolo dopo il primo episodio e sicuramente ci sentiamo di promuovere il lavoro di del team di sviluppo inglese che ha davvero rimpolpato la narrativa aumentando ulteriormente il già alto coinvolgimento grazie anche al ritorno dell’enigmatico ma quanto mai intrigante Curatore che ci accompagnerà per tutta la serie e occasionalmente ci potrà fornire alcuni criptici consigli.
Anche dal punto di vista tecnico niente da dire, la grafica del titolo si lascia davvero guardare specialmente i volti dei personaggi che sono fatti molto bene come pure le musiche (specialmente quelle solenni) mentre pollice verso per il doppiaggio in italiano che ogni tanto stranamente salta qualche pezzo di frase oltre ai sottotitoli che spesso non sono precisissimi. Intendiamoci parliamo di difetti che non inficiano più di tanto l’esperienza ma considerando che in alcuni punti il parlato ci è passato inspiegabilmente dall’italiano all’inglese si poteva decisamente fare meglio.
Le prestazioni e la stabilità del titolo infine sono risultate abbastanza soddisfacenti anche se abbiamo incontrato qualche crush di troppo per avviare il gioco. Per rimediare Supermassive potrà probabilmente correggere gli errori con alcune patch ma considerando che non parliamo di un gioco tanto lungo o vasto non ci aspettavamo questi problemi ma come detto vedendo quanto di buon il gioco offre possiamo decisamente accontentarci.
La speranza è l’ultima a morire, noi invece no…
Passando al gameplay questo seguito come ci si aspettava prende a piene mani dal suo predecessore proponendo tutta una serie di scelte multiple (con la relativa e ormai classica bussola) che possono sembrare a volte ininfluenti ma finiscono per avere spesso ripercussioni impreviste nell’immediato o lontano futuro. Il nostro consiglio è di prestare particolare attenzione ai rapporti tra i vari personaggi e soprattutto ai loro tratti di personalità perché i dialoghi risultanti potrebbero essere molto diversi a seconda delle varie relazioni. Un altro elemento chiave della parte giocata è senza dubbio la già citata presenza dei quick time event qua notevolmente migliorati e resi più difficili del precedente capitolo perché questa volta oltre a quelli classici e al minigioco stealth che simula battito cardiaco sono state aggiunte diverse fasi di lotta durante le quali dovrete prendere bene la mira. Per familiarizzare con queste meccaniche Little Hope prevede comunque un breve tutorial iniziale che vi aiuterà a prendere la mano su quelli che saranno i meccanismi principali del gioco per il resto della campagna.
Potrà sembrare una perdita di tempo ma vi raccomandiamo anche di esplorare il più possibile perché oltre a trovare tanti documenti da leggere che vi aiuteranno a mettere insieme i pezzi di questo complicato puzzle torneranno naturalmente le ormai classiche premonizioni (questa volta sotto forma di cartoline e non piccoli quadri) che come veri e propri mini filmati vi faranno vedere uno stralcio di quello che potrebbe essere il futuro per uno dei personaggi del gioco. La loro utilità è molto variabile in quanto a volte sono troppo vaghe per essere utili ma in alcuni casi vi daranno indizi importanti quindi se volete uscirne vivi mi raccomando cercatele! Oltre ad aiutarvi a non lasciarci le penne tutti i vari oggetti da esaminare che troverete verranno catalogati come segreti e vi permetteranno di sbloccare contenuti extra piuttosto interessanti come interviste agli attori del gioco, agli sviluppatori o filmati incentrati sulla tetra cittadina del gioco che andranno a rimpolpare un pacchetto di tutto rispetto considerando anche il costo ridotto di lancio (30 euro) e la sua discreta rigiocabilità per arrivare a sbloccare tutto.
Conclusioni
In conclusione sarà davvero interessante seguire il proseguo della saga per vedere dove andrà a parare il terzo capitolo, House of Ashes, già annunciato per il 2021 con tanto di trailer ma quel che è certo è che The Dark Pictures Anthology ha compiuto un notevole passo avanti con Little Hope andando a migliorare rispetto a Man of Medan sia a livello di gameplay che soprattutto a livello di storia e ambientazione. Ci auguriamo davvero che si continui su questi livelli se non addirittura meglio ma per il momento non ci resta che consigliarvi, specialmente se siete fan del genere, di affrontare gli orrori di questo viaggio però come direbbe il gioco stesso mi raccomando non giocate da soli!