Le profondità della mente umana sono da sempre molto intriganti e interessanti da esplorare quale che sia il mezzo e i ragazzi di Raw Fury e di Playmestudio, un studio indipendente di sviluppo giochi proveniente dal Cile, hanno deciso di incentrare su questo il loro nuovo progetto intitolato The Signifier. Questo nuovo titolo si presenta come un’avventura tech-noir dove il giocatore ha il compito di entrare nell’inconscio di una persona, in questo caso una vittima, per indagare sul suo presunto omicidio risolvendo svariati rompicati ed enigmi.
Il bandolo della matassa
The Signifier inizia con il nostro protagonista, lo scienziato Frederick Russell, intento a trafficare nel suo personale laboratorio dove brilla una macchina di sua creazione in grado di accedere alle memorie passate di una persona grazie anche all’aiuto di una particolare IA chiamata Evee (no non come il pokémon). Grazie ad essa il nostro avatar avrà il compito di indagare sulla morte di Johanna Kast, avvocato e vice presidente della nota organizzazione Go-AT, data per morta a causa di un overdose ma la cui fine è avvolta da un alone di mistero. Sono andate davvero così le cose? Si tratta di un suicidio o un omicidio vero e proprio? C’è qualcos’altro sotto? Queste sono le domande alle quali il buon Russell dovrà dare risposte al suo capo cercando di destreggiarsi in una storia thriller che parte in maniera incoraggiante ma purtroppo ha troppi alti e bassi.
Se dà un lato infatti il gioco inizialmente coinvolge parecchio soprattutto per la sua particolarità ben presto ci si rende conto che i pochi personaggi del gioco (forse solo la figlia del protagonista Laura ha qualcosa da dire) sono piuttosto vuoti e anche la storia investigativa si sviluppa fino ad un certo punto riservando purtroppo ben pochi colpi di scena. Anche gli ultimi momenti di gioco ben rappresentano questo problema (il titolo dura circa una decina di ore): dopo diverse fasi abbastanza povere di novità la storia prende una decisa accelerata verso la fine risultando però troppo tirata via arrivando di colpo ad un finale (in realtà ce ne sono diversi ma naturalmente non vi sveliamo nulla) che non convince appieno, per usare un eufemismo. Davvero un peccato che uno dei nei principale del titolo sia questo specialmente considerando le premesse e il fatto che giochi molto cinematici come questo puntano giustamente molto sulla trama.
Sul Tech siamo d’accordo ma dov’è finito il Noir?
Un altro grande dubbio sul titolo sta proprio nella sua definizione come avventura noir, quando di noir a conti fatti non c’è quasi nulla a parte qualche momento isolato verso la fine. Certo parliamo non parliamo propriamente di un poliziesco ma sicuramente di un titolo investigativo che purtroppo è caratterizzato da un’atmosfera molto altalenante che non riesce quasi mai a far tremare o comunque coinvolgere emotivamente il giocatore. Sicuramente ci sono alcuni momenti inquietanti specie a causa dei vari soggetti più o meno definiti che vedremo a schermo ma non abbastanza, sfortunatamente. Solo un momento nell’intero playthrough ci ha fatto un minimo sobbalzare sulla sedia ma lasciamo al giocatore il piacere e il compito di scoprire di cosa parliamo: troppo poco e troppo tardi però.
C’è da dire che per ottenere un’ottima atmosfera poteva aiutare poter contare su un comparto tecnico di livello mentre sfortunatamente The Signifier non è neanche tanto bello da vedere; comprendiamo le difficoltà che un piccolo studio potrebbe incontrare per rappresentare bene un marasma come la mente umana ma non ci si può girare intorno, pur avendo mezzi ridotti si poteva decisamente fare di meglio. Per onore di cronaca giusto segnalare anche la presenza di alcuni bug visivi, qualche difficoltà nel settare il controller oltre al menù di partenza che è in russo e va cambiato in inglese ogni volta che il gioco viene avviato. Qualche magagna insomma ma nulla che possa essere risolto grazie a una o due semplici patch.
What about the gameplay then?
Prima di concludere la nostra review parliamo del gameplay che pur non essendo necessariamente al centro per un titolo di questo tipo naturalmente riveste un ruolo comunque importante. Ci si aspettava un stile investigativo basato sul raccogliere i vari indizi e risolvere svariati enigmi ed effettivamente è così: l’obiettivo principale è quello di collegare i vari frammenti di memoria dei ricordi saltando tra mondo soggettivo e oggettivo fino a completare dei mini obiettivi che ci permettano di avvicinarci sempre di più alla tanto agognata verità. Nonostante alle volte risulti un po’ troppo casuale e a tentativi tutto sommato siamo abbastanza soddisfatti specialmente per un paio enigmi verso la fine del titolo anche se avremmo senza dubbio apprezzato maggiormente un sistema più ordinato di raccolta e magari qualche cambio di passo che spezzi la generale monotonia della parte giocata.
Gameplay relativamente promosso insomma ma non senza la presenza di evidenti limiti: il consiglio che possiamo darvi è quello di concentrarvi sugli oggetti da recuperare nei ricordi che dovranno essere alterati come forma e rimessi a posto in un’altra posizione per sbloccare ulteriori informazioni. Non sarà sempre immediato data la pochezza già citata della grafica e del lato tecnico ma quantomeno l’IA della macchina ci darà una mano e sarà sempre possibile consultarla velocemente anche se non sempre con profitto e chiarezza.
Conclusioni
Alla fine dopo aver superato il promettente inizio c’è parecchio rammarico per questo The Signifier, perché al di là delle magagne tecniche e i pro e contro di un gameplay per sfondare un gioco di questo genere avrebbe avuto bisogno di un atmosfera ben congegnata e soprattutto di una storia profonda con molte sfaccettature in grado quasi di far tremare i polsi al giocatore. Questo livello di coinvolgimento e di complessità come detto non viene mai o quasi mai raggiunto durante tutto l’arco di gioco ed è questo il principale motivo che ci fa propendere per un verdetto non esaltante. Se proprio siete attratti dai thriller e fanatici degli investigativi potreste anche dargli un’occhiata ma non aspettatevi né una storia memorabile né tanto meno un capolavoro del noir o potreste pentirvi quasi subito dell’acquisto.