Il genere cosiddetto “punta-e-clicca” è stato esplorato ormai in innumerevoli forme. Grazie alla sua versatilità e semplicità di approccio, si tratta del tipo di videogioco più interessante per un’esperienza improntata alla narrazione e alla costruzione di un mondo, ma anche all’attenzione ai dettagli e alla voglia di sperimentare soluzioni improbabili, per quanto coadiuvate da meccaniche estremamente semplici e accessibili. Era molto tempo che, personalmente, non mi cimentavo in un’avventura grafica punta-e-clicca “vecchia scuola” e, in questo senso, mi sono ritrovata spinta ad affrontare l’esperienza con uno spirito quasi dimenticato. È passato molto tempo da quando fecero il proprio esordio i veri pionieri di questo genere, tra King’s Quest e Monkey Island, ma Virtuaverse di Theta Division, già disponibile su Steam e GOG, prende tutto il meglio di quelle esperienze applicandolo in un’ambientazione che negli ultimi anni è molto apprezzata dal pubblico videoludico, ossia la distopia cyberpunk.
Nulla è reale
Virtuaverse ci mette nei panni di Nathan, un “emarginato che ancora rifiuta di adeguarsi al nuovo sistema”: una società futura in cui le Intelligenze Artificiali hanno preso il sopravvento e le persone sono immerse in quella che viene definita “realtà integrata permanente”, in un contesto quasi alla Matrix, in cui il nostro protagonista è però in grado di destreggiarsi grazie alla sua capacità di vedere la realtà per quello che è disattivando il proprio visore AVR a suo piacimento. La narrazione prende il via una mattina (ma è davvero mattina? La città sembra immersa in un’unicità temporale in cui piove costantemente) in cui Nathan, al proprio risveglio, si rende conto della scomparsa della fidanzata Jay. Da qui partiremo quindi alla sua ricerca, ritrovandoci però a scoprire i più torbidi segreti della vita oltre la “realtà integrata”, fatta di bande, contrabbando, spaccio, storie dolorose e lotta per la sopravvivenza.
Per districarci in questo setting, avremo a disposizione le classiche meccaniche delle avventure grafiche punta-e-clicca, sfruttate però in maniera intelligente e interessante, in primis con la possibilità concessa a Nathan di indossare il suo visore AVR a piacimento, in modo da cambiare l’estetica di ciò che si vede a schermo. Questo elemento sarà fondamentale nella risoluzione di alcuni degli enigmi proposti, tutti complessi e mai semplici, ma coerenti e comunque mai frustranti. Sarà importante prestare attenzione a tutti i dettagli presenti su schermo, esaminare qualsiasi cosa, controllare con attenzione il proprio inventario e l’utile diario che ci accompagnerà indicandoci l’obiettivo attuale. In questo senso, il lavoro svolto da Theta Division è ineccepibile ed è in grado di rievocare alla memoria le migliori esperienze del genere che potete aver conosciuto in passato. Se siete invece più giovani e non avete conosciuto il punta-e-clicca ai suoi albori e nel suo apice, Virtuaverse vi farà venire voglia di procedere a ritroso.
Le meccaniche sono, come detto, piuttosto classiche, ma rinfrescate dal particolare setting che sì, risulta quasi abusato negli ultimi tempi, ma nuovo in un’esperienza di questo genere ludico. Nel superare gli ostacoli e risolvere i problemi che ci verranno posti davanti, dovremo ingegnarci non poco, e tenere presente ogni strumento che ci viene messo a disposizione dal gioco per potere arrivare ad una soluzione, mai scontata e spesso soddisfacente: nulla è lasciato al caso. Per quanto inoltre si potrebbe pensare che una scelta simile porti ad una ripetitività degli ambienti, questo non si verifica in Virtuaverse che ci pone davanti un’ottima varietà sia di questi che dei vari personaggi con cui ci troveremo ad interagire. Non è un mondo semplice né leggero quello costruito da Theta Division, e vi ritroverete spesso amareggiati dalle conseguenze, purtroppo inevitabili, delle vostre azioni.
Lo Stato dell’Arte
Lo stile scelto nel portare alla vita questa idea è quello della pixel art: in questo ambito Virtuaverse è sbalorditivo, con un risultato finale ai limiti della perfezione. Incredibilmente dettagliato, con animazioni fantastiche e scelte stilistiche molto particolari, il gioco di Theta Division rappresenta uno dei risultati più alti raggiunti da questo tipo di arte grafica. Sono riusciti anche a inserire elementi registici, nonostante la rigidità imposta dal genere, grazie a delle brevi cutscene dalla bellezza sorprendente. Ogni ambientazione è curata nel minimo dettaglio, ogni oggetto, ogni interazione, nulla è lasciato al caso. Per non parlare poi della quantità di citazioni presenti, che faranno andare in brodo di giuggiole qualsiasi amante del retrogaming. Virtuaverse infatti è anche una lettera d’amore agli anni ’80 e ’90 e costruisce un futuro distopico dal gusto incredibilmente retrò, tra gruppi di writer e drogati di cartucce AVR boostate con sostanze chimiche. E che funziona alla grandissima.
Lo stesso discorso va applicato al sonoro presente, con una soundtrack esplosiva che saprà trascinarvi con grande efficacia nelle atmosfere del gioco, firmata da MASTER BOOT RECORD.
Potrei proseguire a lungo, nel cantare le lodi di questo prodotto, che presenta innanzitutto un amore incondizionato da parte degli sviluppatori. Virtuaverse è un videogioco che merita assolutamente una chance, anche se non foste particolarmente amanti del genere (e comunque, per non più di 15 €). Per i non avvezzi, la risoluzione degli “enigmi” potrebbe risultare inizialmente un pochino frustrante, ma una volta entrati nel mood sarà difficile uscirne. La longevità dell’esperienza di gioco è un altro punto a favore: a seconda della vostra velocità di risoluzione e voglia o meno di esplorare/leggere qualsiasi cosa, potrebbe variare tra le 10 e le 20 ore, ma è estremamente soggettivo. A tutto questo posso anche aggiungere l’ottima localizzazione in italiano.
In conclusione, non perdo altro tempo perché dovreste essere già sulla pagina Steam o GOG del gioco.