Il successo di una saga videoludica è dovuto, nella maggior parte dei casi, al carisma dei suoi protagonisti e alle meccaniche proposte nel gameplay. La serie Yakuza dello studio nipponico Ryu Ga Gotoku ne è il classico esempio, visto che parliamo di ben otto episodi, capaci di appassionare milioni di giocatori ben oltre i confini delle terre del Sol Levante. Le scazzottate di Kazuma Kiruy, yakuza del clan Tojo, sono entrate di diritto nella storia dei videogame, grazie soprattutto al contesto narrativo incentrato sul suo protagonista e ad una struttura vagamente open world, ricca di collezionabili e attività secondarie. Nulla impediva allo sviluppatore giapponese di continuare sulla strada intrapresa 16 anni fa, nonostante il finale del sesto episodio lasciasse presagire una conclusione dell’avventura del suo iconico attore principale.
La software house ha invece deciso di mettersi in discussione e Yakuza Like a Dragon è la dimostrazione di come sia possibile rinnovare un brand senza snaturarne eccessivamente l’anima. Dopo aver passato oltre 100 ore sulla versione next-gen del titolo (momentaneamente disponibile solo su Series X/S) non ci resta che condividere con voi il nostro parere su uno dei prodotti più sorprendenti e interessanti del 2020, giunto sui nostri scaffali in un edizione (per la prima volta) sottotitolata in italiano.
Ichiban Kasuga
Il nostro nuovo protagonista è un giovane malavitoso della famiglia Arakawa, orfano di entrambi i genitori e adottato dal patriarca del clan, Masumi “l’assassino”, verso cui nutre un’autentica devozione. A seguito di un omicidio e su esplicita richiesta del boss, Ichiban accetta di scontare la pena al posto del misterioso colpevole; un sacrificio che lo costringe a 18 anni di reclusione. Una volta tornato in libertà si trova proiettato in un mondo completamente diverso da quello che aveva lasciato, nel quale perfino le poche certezze che aveva sono scomparse. Onde evitare sgraditi spoiler, non ci dilungheremo oltre sulla trama, ricca di colpi di scena fin dalle prime battute e incentrata sui leitmotiv della serie: onore, amicizia e tradimento. L’inedito percorso narrativo è sensibilmente stravolto dal nuovo protagonista, apparso più goffo e “solare” rispetto al cupo Kazuma, un personaggio che non fa nulla per nascondere le sue emozioni e verso cui è impossibile non provare un’istantanea empatia. Il tutto è rafforzato dalla cura e dalla complessità dei numerosi interpreti della storia, immersi in un contesto sostenuto da un ritmo ottimamente bilanciato che alterna scene drammatiche a momenti di pura demenzialità. Un mix che accentua una vena ironica molto più marcata rispetto ai precedenti episodi (soprattutto nelle quest secondarie), senza perdere nulla in termini di coinvolgimento del giocatore che resta intrappolato in un’avventura appassionante fino ai titoli di coda.
Yakuza/Persona
Oltre alla differente emotività del simpatico Ichiban il vero stravolgimento del brand è nel suo combat system che abbandona le meccaniche da beat’em up in favore di una struttura a turni, tipica dei JRPG. In pratica, una volta finiti nel cono visivo degli innumerevoli nemici che vagano nella mappa, verrete “trasportati” in una piccola arena nella quale dovrete eliminare gli avversari che vi sbarrano il passo. L’indicatore presente nella parte destra dello schermo vi aggiorna sull’ordine in cui i duellanti agiscono, un elemento fondamentale soprattutto nella seconda metà del gioco, contraddistinta da un livello di sfida progressivamente più elevato che vi costringerà a ponderare con maggiore attenzione le vostre mosse. Sia Kasuga che i membri del suo party (limitato a quattro componenti) possono attaccare utilizzando l’arma equipaggiata, usufruire di potenti tecniche speciali sacrificando il “mana” disponibile, mettersi in una posizione difensiva per ridurre i danni in arrivo oppure ricorrere ad uno dei consumabili presenti nell’inventario comune.
Le meccaniche proposte ricordano quelle di “Persona 5”, seppur basate maggiormente su componenti più “action”. Infatti i lottatori non mantengono uno schieramento in linea “statico” come nel capolavoro di Atlus, bensì si spostano continuamente nella “stanza” in cui avviene lo scontro, studiandosi a vicenda e variando continuamente i bersagli dei propri attacchi. In Yakuza like a Dragon potrete eludere interamente l’offensiva nemica (o ridurne l’efficacia) adoperando l’apposito comando al momento giusto, infierire (con il giusto tempismo) su uno degli antagonisti abbattuti prima che si rialzi dal suolo, impugnare uno degli elementi dello scenario ed adoperarlo come arma oppure “evocare” uno dei “pestamici” (sbloccati spesso nelle missioni secondarie) in vostro soccorso. Come in ogni gdr che si rispetti, bisognerà sfruttare i punti deboli degli avversari, tenendo conto dei malus derivanti dalle alterazioni di stato (sanguinamento, stordimento, avvelenamento, silenziamento ecc..) in modo da giungere alla fine della contesa senza un’eccessivo dispendio di risorse e energie. Un elemento che assume ancor più rilevanza dei dungeon e nelle spettacolari boss fight, dove non sarà possibile ricorrere al sistema di salvataggio (se non in determinate postazioni) e nel quale la componente tattica viene sensibilmente esaltata.
Nonostante le frequenti e continue contese e nonostante sia necessario “farmare” (come in tutti i prodotti appartenenti al genere) per il potenziamento dei personaggi, il combat system è risultato piacevolmente vario e bilanciato, grazie soprattutto all’incredibile diversificazione dei nemici e al livello della sfida apparso impegnativo senza mai giungere alla frustrazione. Come in Persona 5, approfondire il rapporto con i vostri alleati (evidenziato dall’indicatore “intesa”) vi fornirà ulteriori vantaggi tanto negli scontri, quanto nella fase esplorativa. Mentre le armi e il vestiario potranno essere potenziati o reperiti sia negli appositi negozi, sia come premi al termine delle missioni. Se uno dei vostri componenti del gruppo non vi soddisfa (Ichiban incluso) né nell’equipaggiamento, né dal punto di vista delle abilità, potrete cambiargli liberamente il “ruolo”, recandovi nell’agenzia di lavoro “hello work”, dove la diversa occupazione (cuoco, buttafuori, idol, senzatetto, operaio ecc…) vi consentirà di stravolgerne le caratteristiche e l’efficacia in battaglia, sbloccando inoltre luoghi dell’ambientazione e quest altrimenti inaccessibili.
Una scelta di gameplay che abbiamo trovato assolutamente indovinata e che dona una notevole profondità al titolo. Menzione di merito anche per gli immancabili “mini-games” tipici della serie, qui presenti in quantità e varietà maggiorata e su cui potrete passare un’infinità di ore senza provare una fastidiosa sensazione di noia. Da quanto emerso è evidente che Yakuza Like a Dragon sia un opera divertente e appassionante, dotata di una longevità adatta ad ogni tipologia di giocatore, sia a quello interessato unicamente alla storia (completabile in una trentina di ore), sia a tutti quelli che desiderano perdersi in un’ambientazione poco dispersiva e ricca di segreti e storie da scoprire.
Yokohama mon amour
Anche dal punto di vista tecnico l’ultimo lavoro di Ryu Ga Gotoku Studio è risultato perfettamente godibile e prestante. Il Dragon Engine, proposto nella versione next gen che abbiamo provato, svolge ottimamente il proprio compito, mostrando i muscoli nella pulizia dei modelli poligonali e nell’espressività dei protagonisti, soprattutto nelle spettacolari sequenze filmate esaltate da una cura dei dettagli maniacale. Gli scenari nei quali si svolge l’avventura sono “vivi”, ricchi di elementi in continuo movimento e di effetti luce che rendono particolarmente gradevole anche il vagabondaggio privo di meta. Peccato che l’interno degli edifici risulti alquanto anonimo, così come alcuni dungeon palesemente trascurati, nei quali il contrasto con la magnificenza “esterna” appare tanto fastidioso quanto evidente. Discreto anche il frame rate apparso sempre stabile e privo di rallentamenti anche nelle situazioni più caotiche, coadiuvato dagli “slow motion” che sottolineano i colpi più scenografici.
Come anticipato il titolo è stato finalmente tradotto nella nostra lingua, un fattore non trascurabile visto che indipendentemente dalla conoscenza degli idiomi stranieri, contribuisce alla piena comprensione di tutte le sfumature della trama e soprattutto avvicina lo spettatore ad un umorismo tipicamente nipponico, altrimenti difficile da interiorizzare. Peccato che il doppiaggio giapponese si sia rivelato alquanto deludente con le voci dei protagonisti a volte inespressive. Una situazione sgradevole che ci ha portato a preferire le interpretazioni in inglese, sicuramente più idonee al contesto e molto meno anonime. Ottimi gli effetti sonori e magnifiche le musiche, puntuali ad accompagnare nel modo giusto ogni singolo fotogramma mostrato sullo schermo.
Un Inizio Entusiasmante
Yakuza Like a Dragon è da considerare un reboot della serie sicuramente riuscito in ogni sua componente. Sia il nuovo attore principale che la svolta ruolistica del gameplay offrono un’inedita spinta alla saga, il cui futuro appare luminoso. La differenziazione dell’esperienza di gioco e il coinvolgimento che si prova nell’immergersi in un’avventura divertente e dotata di una giusta complessità, lo rendono un titolo consigliato sia agli appassionati del brand sia ai novizi, vista la scelta coraggiosa e ispirata degli sviluppatori. L’opera di Ryu Ga Gotoku Studio potrebbe risultare indigesta unicamente ai detrattori degli JRPG, annoiati dalla necessità di sostenere i frequenti combattimenti e poco inclini alla cultura nipponica. Un vero peccato, visto che Ichiban Kasuga e i suoi amici entreranno immediatamente nel vostro cuore, pronti a restarci a lungo, nell’attesa della prossima avventura.
Versione provata: Xbox Series X