Tra le tante realtà dedicate al mondo eSports italiano, la community di Rocket League è tra le più in crescita in questo periodo. Negli ultimi anni si sono creati sempre più campionati e competizioni, e tra queste spicca certamente la competizione del CEAR, acronimo che sta per Cerchione Arcigno, che dal 2019 ad oggi ha già organizzato moltissimi campionati e sta riscuotendo sempre più successo nella community del gioco competitivo. La competizione vede anche una intensa attività social, con un gruppo Facebook, una pagina Instagram ma soprattutto il canale Twitch.
Il founder Entony, che abbiamo raggiunto via Discord, ci ha concesso una lunga intervista, in cui abbiamo avuto modo di spaziare tra diversi argomenti, andando ad analizzare sia l’aspetto organizzativo della competizione ma anche tutto il mondo che ruota intorno a CEAR e a Rocket League.
Fammi una breve presentazione del CEAR.
“CEAR nasce ad inizio 2019, è una community momentaneamente di Rocket League, ma il nostro obiettivo è quello di diventare una multigaming. Per Rocket League noi organizziamo due campionati l’anno e ogni due settimane facciamo anche dei tornei. A fianco al lato competitivo abbiamo anche una struttura dedicata al coaching, con dei preparatori che seguono i ragazzi che richiedono questo ‘servizio’, in forma completamente gratuita. Attualmente stiamo anche creando delle squadre competitive che andranno a partecipare ad altri campionati a nome nostro, sperando che possano portarci dei buoni risultati”.
In cosa consiste il servizio di coaching che offrite ai vostri players?
“Il servizio è totalmente gratuito, abbiamo a nostra disposizione tre coach, che abbiamo impiegato in base a tre diversi livelli di abilità, e questi danno una mano ai giocatori che richiedono assistenza per cercare di migliorare le proprie capacità nel gioco. Il sistema è molto semplice: i giocatori possono contattare direttamente i coach, mettendosi d’accordo con loro. Ogni coach ha un metodo di lavoro differente: abbiamo chi commenta le partite in live, dando indicazioni direttamente durante il gioco, oppure abbiamo chi fa praticamente la match analytic, speigando quindi al player come migliorarsi dopo le partite, ma anche chi guarda i replay della gara e quindi poi va a consigliare il giocatore”.
Come sono strutturati i campionati?
“In questi giorni stiamo concludendo il sesto campionato da quando abbiamo cominciato la nostra attività. Nell’ultimo campionato abbiamo diviso la competizione in quattro categorie da sei squadre ciascuna. Abbiamo anche stilato un regolamento piuttosto rigido, che gli utenti devono approvare, in modo da evitare fraintendimenti. La nostra formula può sembrare piuttosto cervellotica all’inizio, ma alla base sta il fatto che i giocatori che entrano nella nostra community devono essere attivi, nel senso che, una volta dentro il CEAR, devono svolgere le attività che noi organizziamo. Nonostante il fatto che questo possa sembrare piuttosto impegnativo, la nostra struttura chiede trenta minuti a settimana di partecipazione, che possono essere concordati e quindi senza una data fissa; questo è per incentivare l’utente medio a mettersi in gioco”.
Quale è il vostro bacino di utenza attuale?
“Nell’ultimo campionato abbiamo avuto circa cento utenti attivi. Nella competizione che stiamo terminando in questi giorni invece siamo già arrivati a centosettanta utenti attivi. Numeri che certificano certamente un successo, ma anche perché noi offriamo un servizio utile ai player che magari si iscrivono senza team: la nostra organizzazione si occupa di andare ad associare questi ‘lupi solitari’ in dei team che possono poi partecipare alla lega, andando a selezionare i compagni in base al rank. Per noi è un lavoro comunque piuttosto rilevante, e mi permetto anzi di ringraziare tutto il team che mi aiuta in questo, perché comunque questo tipo di abbinamento di diversi giocatori viene anche a creare un fattore di aggregazione sociale piuttosto importante: sono nate diverse amicizie tra i player, e anche diversi team che adesso fanno i nostri campionati insieme. Una cosa che mi piace tantissimo è che abbiamo creato in pochissimo tempo una community pulita, dove tutti possono partecipare in tranquillità”.
Come funziona la vostra attività sui social?
“Attualmente abbiamo una squadra piuttosto folta di caster, che vanno in live in base alle richieste delle diverse squadre. Per la precisione il nostro staff si compone di cinque caster, che possono essere ‘prenotati’ dalla squadra che vuole che la sua partita venga trasmessa sul nostro canale Twitch. Tutte le partite hanno la telecronaca, e la cosa vale sia per il campionato che per i tornei che organizziamo con cadenza bisettimanale. Avendo un team così folto, i nostri caster portano anche dei contenuti extra sul nostro canale, dove sono loro in prima persona a giocare, coinvolgendo il pubblico, e cercando di far conoscere la nostra realtà anche fuori dai momenti della competizione”.
Come pensi che il movimento italiano degli eSports possa venire a svilupparsi?
“Alla fase attuale gli eSports in Italia sono molto indietro rispetto al resto d’Europa. L’augurio e la speranza è che questo movimento possa venire a crescere nei prossimi anni, andandosi piano piano a conformare a quella che è l’offerta di giocatori e di contenuti che è già presente negli USA e nel resto del mondo. Sicuramente il fatto che il movimento eSports in Italia sia ancora così poco appetibile comporta il fatto che siano in pochi ad investirci. Qualcosa inizia anche a muoversi in questo senso, e quindi la speranza è che davvero possa esserci una crescita nei prossimi periodi”.