Quando Capcom annunciò di essere al lavoro non più sull’ennesima remaster, ma su un vero e proprio remake di Resident Evil 4, la notizia non sorprese praticamente nessuno. Del resto, la speranza di vedere un remake fatto come si deve di uno dei capitoli meglio riusciti del noto survival horror è sempre stata viva nella mente dei fans.
La vera domanda è sempre stata un’altra, quella stessa domanda che spesso ci si pone all’annuncio del remake di un titolo già di per sè ben fatto: vale la pena spendere 70 / 80 Euro per comprarlo, avendo già finito l’originale a suo tempo? In questo caso, Capcom ha realizzato davvero una piccola perla, andando ben oltre tutte le aspettative.
Alla ricerca di Ashley
Sei anni dopo gli eventi di Resident Evil 2, a Leon Kennedy viene affidato l’incarico di recarsi in Europa per salvare Ashley, la figlia adolescente del Presidente, che è rapita poco tempo prima. Molto presto, il nostro Leon si ritrova suo malgrado ad affrontare gli stessi abitanti della zona, posseduti da entità maligne note come Plagas, che li rendono forti, resistenti e spietati. Ci ritroviamo così in mezzo all’incubo già provato molti anni fa su PS2, ma stavolta lo viviamo in modo molto diverso.
Sì perchè Capcom, pur mantenendo intatta la trama ed alcuni elementi del gameplay, ha deciso di stravolgere gran parte degli scenari di gioco, modificandone in parte alcuni e cambiandone completamente altri. Nonostante molte zone nonchè alcune particolari fasi di gioco ci risultino familiari, noteremo differenze nella posizione e nella struttura delle location, nel modo in cui accadono certi eventi, nel numero più alto di circostanze in cui incontriamo e parliamo con alcuni personaggi e nemici, e così via.
Ad esempio, stavolta non incontreremo il primo gigante poco dopo le prime fasi di gioco, ma più avanti nel gioco. Gli incontri con l’enorme ed invincibile Bitores Mendez sono aumentati di numero, con una fase in cui dobbiamo proteggere Ashley in un sentiero apparentemente privo di vie di fuga, mentre lui ci viene incontro ed è possibile solo rallentarlo con i colpi, senza potergli fare alcun danno. Stessa cosa per Ramon Salazar, con cui avremo diversi incontri più avanti nel gioco, per poi combatterlo in una boss fight molto diversa dal passato, sia come tipologia che come location.
Quanto detto ci riporta all’idea nata a suo tempo con Resident Evil Rebirth, in cui non solo veniva migliorato (e tanto anche) il comparto tecnico, ma venivano anche aggiunte alla villa nuove stanze o intere aree esplorabili che aumentavano notevolmente le ore di esplorazione. In questo remake accade una cosa simile, ma all’ennesima potenza: ci sono intere aree nuove di zecca da esplorare, oltre a quelle già viste nell’originale ma migliorate ed ampliate. Questo ci porta ad un numero di ore necessarie per finirlo che è di gran lunga maggiore rispetto al passato.
A livello di gameplay, la vera novità riguarda la possibilità di agire in stealth, in pieno stile The Last of Us. Quando un nemico lontano è di spalle, possiamo avvicinarci senza far rumore – meglio accasciati, ma è possibile farlo anche in piedi – e colpirlo alle spalle col nostro coltello. Questo approccio ha diversi vantaggi: il primo, e più importante, è che ci permette di uccidere in silenzio senza allarmare i nemici nelle vicinanze. L’altro è che ci permette di risparmiare munizioni, indispensabili soprattutto più avanti nel gioco.
A volte, quando spariamo ad un nemico, compare una doppia freccia vicino alla sua testa che indica la possibilità di colpirlo con un calcio, che gli infligge ulteriori danni oltre ad allontanarlo oppure atterrarlo. In caso di atterramento, possiamo avvicinarci a lui e colpirlo alla testa col coltello prima che la Plaga al suo interno fuoriesca e lo renda ancora più pericoloso. È quindi importante mirare alla testa, dandoci il vantaggio di poter attaccare e finire un nemico senza sprecare ulteriori munizioni.
Dopo alcuni capitoli, riusciamo a trovare Ashley e liberarla dalla sua prigione, ma scopriamo che anche la ragazza è stata infettata dalle Plagas di Lord Saddler. La priorità diventa quindi trovare una cura prima che l’infezione dilaghi, prendendo possesso del corpo di entrambi. Ci viene in aiuto il misterioso Luis Serra, un tizio che inizialmente ispira poca fiducia ma che, nonostante sia mosso dall’interesse personale di essere portato via da quel posto, finisce per aiutare Leon ed Ashley in svariate situazioni, alcune delle quali lo vedono arma in mano a combattere fianco a fianco con lo stesso Leon.
Le fasi principali di gioco ci vedono però al fianco di Ashley, con la quale possiamo interagire per farla arrampicare in punti rialzati per calare una scala, fare il giro ed aprire da dietro una porta sbarrata, andare a premere un pulsante o una leva per aprirci il cammino e così via. Ma come già accadeva nell’originale, anche qui dobbiamo proteggere Ashley dai nemici che approfittano della nostra lontananza per attaccarla o, peggio, per prenderla in braccio nel tentativo di rapirla.
In entrambi i casi, dobbiamo correre in suo aiuto perchè, se Ashley muore, è game over. Può però capitare che riceva un colpo forte, che non la uccida ma che ci obblighi a soccorrerla prima che riceva un secondo e fatale colpo. In altri casi, la sentiamo urlare mentre un nemico riesce ad afferrarla e portarla sulle spalle: qui possiamo sparare al nemico (stando attenti a non colpire lei per sbaglio) oppure avvicinarci e colpire il nemico da dietro col coltello, liberando la ragazza dalla sua presa.
Anche qui non manca un momento del gioco in cui Leon, intrappolato dai nemici, si ritrova nei guai ed è proprio Ashley a doverlo tirare fuori. Controlliamo così la ragazza, debole e disarmata, che possiede soltanto una lanterna per illuminare le aree buie. Questa fase ci vede alle prese con molte armature che, possedute dalle Plagas, prendono vita e ci attaccano. Il vantaggio è che sono piuttosto lente, ma di contro ci attaccano talvolta numerose oppure in spazi molto ristretti (ad esempio le scale di uno scantinato). Ci basta essere colpiti una sola volta da una loro spadata per fare game over, quindi non sono ammessi sbagli.
Per fortuna, in questa come in tutte le altre fasi, il gioco ci permette non solo di salvare la partita tramite le numerose macchine da scrivere sparse qua e là – talvolta vicine al mercante, talvolta da sole – ma salva automaticamente in alcuni punti critici, prevedibilmente prima di una boss fight o prima di affrontare una zona particolarmente pericolosa e piena di nemici. Questo riduce di molto la frustrazione in caso di morte e dover ricominciare dall’ultimo salvataggio manuale, che spesso ci obbligava a ripetere lunghe e difficili sezioni già affrontate.
Il mercante e l’inventario
Per anni i fans si sono chiesti chi si nasconda sotto il mantello del mercante, e perchè questi aiuti Leon senza (apparentemente) neanche conoscerlo. Purtroppo questa risposta non arriva neanche in questo remake, nonostante ci fossero voci sulla possibilità che Capcom esplorasse questo aspetto del gioco, seppur secondario. Concentriamoci su ciò che il mercante ci offre.
Per prima cosa, è giusto segnalare che il mercante è fin troppo presente all’interno del gioco. Ci sono addirittura alcune zone in cui lo incontriamo pochi minuti dopo l’incontro precedente. Questo può far piacere ai neofiti della saga, ma sembra una scelta piuttosto inutile poichè abbiamo acquistato e potenziato poco prima, senza il bisogno di un secondo incontro in un breve lasso di tempo. Forse in alcuni punti sarebbe bastato mettere la sola macchina da scrivere.
A parte il suo essere piuttosto chiacchierone e talvolta sarcastico, il mercante ci viene in aiuto offrendoci diverse possibilità. Prima di spendere soldi, conviene vendergli quanti più oggetti o tesori possibili. È quindi importante valutare quali siano le armi e gli oggetti che non ci servono più – per poi non pentirsi troppo tardi di averglieli venduti – ed incastonare le pietre in nostro possesso nei tesori, aumentandone esponenzialmente il prezzo di vendita su suggerimento del mercante stesso.
Una volta venduto il tutto, disponiamo di un po’ di soldi da spendere. Per prima cosa, conviene valutare quali armi potenziare e, nello specifico, quali aspetti migliorare di ciascuna. Indicativamente si va quasi sempre ad aumentare la potenza di fuoco della pistola, del fucile e in generale delle armi che usiamo di più. Dobbiamo però tener conto anche di altri aspetti tra cui la capienza delle munizioni, la velocità di ricarica e la cadenza di tiro, oltre a scegliere bene l’arma da usare in base alla situazione.
Ad esempio, se siamo circondati da tantissimi nemici, sarebbe opportuno colpirne un gruppo con un colpo di fucile ben assestato, sferrare un calcio ad un nemico stordito per colpirne anche altri assieme, finirne almeno uno a terra col coltello, per poi posizionarsi in un punto strategico ed attaccare gli altri con la pistola. Oppure, in caso di nemici agili e veloci come ragni ed insetti, armarci di mitragliatrice e sparare a raffica mentre questi si avvicinano rapidamente. O ancora, quando mandiamo Ashley in punti rialzati, armarci di carabina con mirino aggiunto e sparare alla testa dei nemici.
Queste scelte ci portano a fare anche altri tipi di valutazioni. Ad esempio c’è anche un’arma per sparare frecce, che possono essere recuperate – a meno che non cadano in fossati o punti irraggiungibili – per poi essere riutilizzate. Danno il vantaggio di risparmiare munizioni, anche se ovviamente fanno danni minori rispetto ad una comune pistola. Un’altra cosa da valutare è di potenziare anche il coltello da combattimento che, alla lunga, scopriamo essere più utile di quanto sembrasse all’inizio, specie quando siamo a corto di munizioni e dobbiamo arrangiarci con gli attacchi ravvicinati o in stealth.
Una volta potenziate in tutti i loro aspetti, molte armi ci permettono un ulteriore (e notevole) potenziamento pagando una certa somma di denaro. Ad esempio, coltello e pistola permettono di aumentarne la potenza del 50% rispetto al massimo raggiunto. Questo fa sì che spesso sia preferibile usare la pistola potenziata al massimo, piuttosto che fucile o mitragliatrice le cui munizioni sono più difficili da reperire, ottenendo comunque una potenza ed una rapidità di fuoco davvero niente male.
Le munizioni possono essere trovate in alcuni punti di ogni location, possono essere ottenute uccidendo nemici (così come i soldi del gioco, le vecchie Pesetas spagnole) oppure creandole dall’inventario dall’unione di polvere da sparo e le risorse a disposizione. Queste ultime si distinguono in diverse tipologie, ognuna delle quali permette di creare munizioni per alcuni tipi di armi. Se però è spesso possibile acquistare tali risorse dal mercante, la polvere da sparo non è così facile da trovare e bisogna valutare bene quali munizioni creare ogni volta, sempre a seconda dei nemici da affrontare nei minuti successivi che, di conseguenza, ci obbligano a scegliere l’arma migliore da usare.
A volte il mercante vende alcune armi in offerta speciale, ed è il caso di approfittarne poichè lui stesso ci avverte che potrebbe essere l’unica occasione per approfittare di un prezzo così vantaggioso. È anche possibile scambiare un tipo di gioiello in nostro possesso con alcuni – unici – oggetti in suo possesso come una pistola particolarmente efficace, un’erba gialla (da mischiare con una rossa per aumentare i PV massimi), o alcuni upgrade per le armi come dei mirini speciali. Altro modo per ottenere oggetti unici è di prendere l’ascensore e vincere dei gettoni al tiro a segno, scambiabili con altre armi ed oggetti unici.
Ci sono anche dei foglietti sparsi nel gioco, alcuni dei quali vicini al mercante, che ci invitano ad alcune sfide opzionali per ottenere ricompense, ad esempio uccidere e rivendere tre vipere al mercante oppure colpire i 5 medaglioni sparsi in una precisa zona del gioco.
Meglio il remake o l’originale?
Domanda lecita, che a volte porta all’una o all’altra risposta. La storia videoludica ci insegna che in molti casi il remake è migliore del titolo originale (non solo a livello tecnico, ma anche di contenuti), ma non è sempre così. In questo caso possiamo però stare tranquilli, e dire con assoluta certezza che questo remake migliori e sostituisca in tutto il titolo originale in ogni suo aspetto, uno su tutti le tante location aggiunte.
L’IA nemica è migliorata abbastanza, con nemici in media più resistenti ed aggressivi. Non manca però qualche incertezza, ad esempio quando corriamo incontro ad un nemico, passandogli di fianco senza che questi ci attacchi, limitandosi a seguirci con lo sguardo e, talvolta, sferrando un attacco quando lo abbiamo ormai superato di molti metri in-game. Altre volte sbuchiamo da un angolo e c’è un nemico che ci guarda dritti in faccia da lontano, ma non si accorge comunque della nostra presenza se ci chiniamo subito.
Viceversa possiamo elogiare l’IA di alcuni boss, in particolare dei due giganti nella boss fight della fornace, poichè è diventato più difficile attivare la leva nel momento preciso in cui almeno uno dei due si trovi al centro di essa. Entrambi sono bravi a spostarsi in tempo o a camminarci attorno, e solo col giusto tempismo (e l’aiuto dell’ottimo Luis) sarà possibile attivare il meccanismo e farli cadere al momento giusto. In alternativa, possiamo comunque combatterli con le armi e saltare loro addosso, tagliando le Plagas col coltello.
Anche le boss fight sono aumentate, poichè sfideremo alcuni nemici belli tosti non una ma almeno in due o tre occasioni. Ad esempio, incontriamo il possente Mendez – che può considerarsi al pari di Mr. X del secondo capitolo o Nemesis del terzo – più volte, alcune delle quali in scene d’intermezzo, in altre dobbiamo riuscire a sfuggirgli (sparare è inutile, ci fa solo consumare munizioni per niente), per poi combatterlo in un capannone nella vera boss fight in cui cambia forma.
Il Maggiore Krauser non è da meno. Il primo scontro è in una boss fight coltelli in mano, forse la più divertente per tempismo ed assenza di armi da fuoco. Poi ci scontriamo con lui in alcune fasi in cui fa da cecchino, nascondendoci dietro muri e ripari vari per colpirlo al momento giusto. E ancora, una fase in cui ci muoviamo attraverso bui corridoi incontrandolo di tanto in tanto finchè non fugge di nuovo. Infine la vera boss fight, in cui anche Krauser cambia forma e diventa molto più pericoloso, ma non per questo imbattibile.
Non manca Salazar, anche se in questo remake fa troppe ed evitabili chiacchiere, ripetendo sempre le stesse cose. La boss fight è molto diversa dall’originale, sia come location che come pattern d’attacco, specie perchè qui si combatte all’aperto con Salazar che si muove rapidamente in aria da una o l’altra parte della zona, inseguendoci anche al chiuso sotto le scale. Ma anche in questo caso, il mostro è tutt’altro che imbattibile.
Paradossalmente abbiamo trovato più difficili alcune fasi di gioco in cui siamo circondati da nemici, alcuni dei quali sparano da lontano. Oppure alcuni mid-boss come i tizi grossi con una maschera animalesca in testa, forti e molto resistenti. Non manca il tizio con la motosega, che appare più volte soprattutto nei primi capitoli, e in un’occasione ne combattiamo addirittura due insieme in una stretta stanza al chiuso in cui dobbiamo per forza di cose muoversi di continuo.
Commento finale
Probabilmente, dopo il discorso fatto sulle location completamente rifatte e molto più grandi, il più grande pregio di questo remake è la totale assenza di un Nemesis di turno che ci insegue all’infinito. Se da un lato Capcom ha messo Mr. X e Nemesis ad inseguirci per tutto il gioco nei remake del secondo e terzo capitolo, qui si è attenuta all’originale senza complicare inutilmente la vita ai giocatori. Essendo Resident Evil 4 un gioco in cui l’esplorazione la fa da padrona anche più dei combattimenti, metterci un nemico invincibile che ci stesse addosso per tutto il gioco avrebbe convinto molti gamers a non comprarlo.
Senza fare grossi spoiler, diciamo che il finale è piacevole da guardare ma lascia alcune domande irrisolte. Anche qui non poteva mancare Ada, che appare più del titolo originale e talvolta ci salva anche la pelle, ma che a fine gioco sembra fare una scelta precisa per poi (forse) cambiare idea, lasciando l’epilogo in sospeso e disobbedendo agli ordini di Wesker. Oppure il dialogo tra Leon ed Ashley, modificato dai programmatori per evitare l’approccio romantico della ragazza già visto nel titolo originale, stavolta sostituito da un’offerta di lavoro per Leon.
Purtroppo è assente, anche a gioco finito, la modalità Separate Ways che nel gioco originale ci metteva nei panni di Ada, in missione per conto di Wesker, in una serie di missioni dal livello di difficoltà più alto rispetto alla campagna con Leon. Prevedibile che esca come DLC separato, si spera gratuitamente. Presente invece il negozio extra che, tramite punti speciali ottenuti raggiungendo degli obiettivi nel gioco, ci permette di sbloccare diversi oggetti tra cui nuove armi, costumi, modelli 3d ed altro ancora.
Peccato che Capcom non abbia approfittato di quest’occasione per rispondere ad alcune domande irrisolte, ad esempio chi sia il mercante che ci aiuta per tutto il gioco. Ai tempi dell’originale, il sottoscritto arrivò addirittura a pensare che fosse Chris Redfield, inviato in segreto per aiutare Leon senza potergli però svelare la sua identità. Oppure identificarlo come il fratello buono di Lord Saddler che, contrario alle oscure intenzioni del fratello, ci aiuta per fermare i suoi loschi piani. Non che fosse una priorità, ma piazzare un personaggio che ci vende un intero arsenale, e che dice sarcasticamente di non chiedergli dove abbia trovato tutto, ci lascia un po’ con l’amaro in bocca.
La difficoltà a livello Normale si è dimostrata più alta rispetto alle vecchie versioni, portandoci a provare anche la modalità Assistita che, oltre a darci la mira automatica contro i nemici, ci ha permesso di trovare più munizioni in giro. Sembra che la scelta di abbassare la difficoltà sia stata piuttosto comune, ma ha quantomeno permesso a tutti di godersi la storia per poi provare una seconda run aumentando la difficoltà in cerca di una sfida estrema o comunque più alta. Di sicuro, questo remake ha reso la vita di Leon più difficile che in passato.
La completa localizzazione in Italiano, con un ottimo doppiaggio, permette a tutti di goderci questo remake in tutte le sue sfumature. Alcuni dettagli di cui abbiamo già parlato ci impediscono di dargli il voto massimo, ma siamo davvero ad un passo dal remake perfetto e, in ogni caso, di fronte ad uno dei migliori remake di sempre. Almeno stavolta, un remake che valga davvero i soldi spesi. Passo e chiudo.
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