Street Fighter 6
Street Fighter appartiene alla schiera di saghe videoludiche che, dopo aver ottenuto un grande successo in passato, è andata pian piano a perdere quel tocco di magia che la contraddistingueva. Con questo sesto capitolo, Capcom prova ad invertire tale tendenza per riportarne in alto il nome, cercando di riavvicinarsi, a distanza di oltre 30 anni, a quel Street Fighter 2 considerato ancora oggi il migliore della saga.
Se il primissimo Street Fighter gettava le basi dei picchiaduro futuri nonostante i limiti hardware dell’epoca, fu Street Fighter 2 a consacrare definitivamente la saga, spopolando in sala giochi con una grafica ed un gameplay nettamente migliorati, oltre ad un roster nettamente più grande, tant’è che iniziarono a girare molti titoli copiati o quantomeno ispirati al successo targato Capcom.
Negli anni successivi, la software house cercò di introdurre un terzo capitolo, che però non ebbe successo e di cui rilasciò addirittura tre edizioni per colmare le lacune iniziali, senza però riuscirci. Il quarto capitolo portò una grafica davvero rinnovata, migliorando le cose dal punto di vista commerciale, ma sempre inferiore al secondo irraggiungibile capitolo.
Il quinto (ed ultimo, prima di oggi) ha ottenuto un discreto successo, anch’esso rilasciato in più edizioni per aggiungere contenuti, soprattutto la tanto richiesta modalità Arcade inizialmente omessa. Un buon riscontro si ebbe invece anni fa con Street Fighter Alpha, ma i numeri parlavano chiaro: il secondo capitolo era ancora irraggiungibile.
Per tornare al successo di un tempo non sarebbero bastati i soli miglioramenti tecnici come una grafica super moderna, un numero incredibile di lottatori ed un gameplay innovativo. Ci volevano nuove idee, quelle che a Street Fighter mancavano da anni. E se in passato Capcom ha steccato con qualche capitolo, con Street Fighter 6 le cose potrebbero andare diversamente. Sembra che finalmente Capcom abbia trovato le idee giuste per rinnovare il tutto, resta da vedere se funzioneranno nel contesto della saga.
È sempre difficile prendere in mano un prodotto di successo e crearne un sequel all’altezza. Ma è ancora più difficile farlo quando errori ed insuccessi si trascinano da qualche decade. Si doveva sfruttare la potenza delle consoles attuali, offrendo un prodotto che non si limitasse soltanto ad un match dietro l’altro, ma che offrisse qualcosa di davvero nuovo. E mentre Capcom ragionava su come fare Street Fighter 6, è evidente che pensava anche a come riportare in voga un’altra saga dal successo ormai datato, ma mai dimenticata, di cui parliamo tra poco. Ma allora, perchè non concentrarli insieme in un unico titolo?
Street… Final Fight
La principale ventata di novità portata da Capcom in questo sesto capitolo si chiama… Final Fight. Sì, perchè Street Fighter 6 offre ben tre modalità di gioco. C’è una modalità single player chiamata Fighting Ground, in cui possiamo scegliere uno dei personaggi storici ed affrontarne altri in giro per il mondo, in puro stile arcade. Tornano quasi tutti i protagonisti del secondo capitolo, compresi alcuni personaggi di Super Street Fighter 2 come Cammy o Dee Jay, più alcuni nuovi.
Poi c’è il Battle Hub, un’ottima modalità online in cui ci ritroviamo in un hub appositamente creato, una sorta di arena al chiuso in cui vi sono tanti cabinati arcade, di fronte ai quali due giocatori possono sedersi per affrontarsi in avvincenti sfide online e scalare le classifiche mondiali.
Infine c’è la vera novità del gioco, su cui ci concentriamo: il World Tour, una modalità open world con una trama tutta nuova, che incrocia il leggendario Final Fight sia nella location – una Metro City odierna – sia nei personaggi che incontreremo, molti dei quali presi direttamente dallo storico picchiaduro a scorrimento oppure semplicemente ispirati ad esso. Ben presto si parla infatti delle riforme portate dall’ex sindaco Mike Haggar, che hanno trasformato la città ma che non sono piaciute proprio a tutti.
Si parte con la creazione del nostro avatar, per il quale l’editor ci fornisce ampia libertà di scelta come corpo, altezza, viso, capelli, muscolatura, colore della pelle e molto altro. È importante tener conto che la tipologia di fisico influirà sul gameplay: con un fisico troppo alto e possente sarà più facile colpire gli avversari, ma sarà altrettanto facile essere colpiti da loro; con un fisico basso e gracile, avremo meno chances di colpire l’avversario ma sarà anche più difficile essere colpiti da quest’ultimo. Diciamo che, come spesso accade, sarebbe giusto trovare un equilibrio tra le due parti, una via di mezzo che vada bene per tutto il gioco e contro qualsiasi avversario.
L’avventura inizia in una Metro City odierna, in cui troviamo una piazza centrale piena di gente, un baracchino che vende panini e bibite, il tutto circondato da imponenti edifici, negozi e tanto altro. Si parte dal centro d’allenamento in cui facciamo la conoscenza di Luke, il nostro primo maestro. Con lui prendiamo parte ai primi tutorial del gioco, nei quali impariamo le mosse base, alcune combo ed alcune delle nuove tecniche introdotte in questo sesto capitolo. Sempre qui, conosciamo anche un nuovo ambiguo personaggio che incontreremo più volte nel gioco, potenzialmente un amico o alleato ma anche un nostro possibile antagonista.
Tra le tecniche più importanti che impariamo c’è sicuramente il Drive, che ci permette di migliorare attacco e difesa, da usare ad esempio per contrattaccare e respingere qualsiasi attacco avversario, da sfruttare col giusto tempismo. Altra novità è la nuova configurazione comandi, che in Street Fighter 6 sono stati semplificati, lasciando comunque la possibilità di usare i comandi classici a cui siamo stati abituati.
La nuova configurazione prevede pochi pulsanti: uno per i colpi deboli, uno per quelli intermedi, uno per quelli forti. Premendone due insieme si proietta l’avversario. Semplice ed intuitivo, utile soprattutto per i neofiti della saga, ma anche per chi si fosse stancato di dover usare mille dita ed i pulsanti L e R per sferrare i colpi più forti.
Una volta apprese queste tecniche, siamo pronti per iniziare. La prima novità che salta all’occhio è la possibilità di sfidare tantissimi dei NPC in città, premendo un apposito pulsante, dopo averne letto il livello indicato sopra la sua testa. Incrociamo i pugni dell’avversario, dopodichè la visuale passa a quella classica di Street Fighter. Vincendo lo scontro, otteniamo punti esperienza che ci permettono di migliorare al raggiungimento del livello successivo, oltre a migliorare il livello del maestro di cui abbiamo usato la tecnica in combattimento.
Andando avanti nel gioco, si incontrano pian piano tutti i personaggi leggendario di Street Fighter tra cui Chun-Li, Honda, Ken e gli altri, ai quali possiamo chiedere di insegnarci la loro tecnica di combattimento ed imparare le loro mosse segrete. Grazie ad un menù dedicato, è poi possibile cambiare in qualsiasi momento il nostro maestro per usarne le mosse in combattimento. Ciò si rivela utile quando non riusciamo a sconfiggere un certo avversario con una tecnica, ma sappiamo che un’altra potrebbe metterlo in difficoltà.
La Metro City open world è molto vasta, ricca di persone che vanno qua e là, negozi in cui comprare abbigliamento – utile per potenziare le nostre abilità –, baracchini in cui comprare cibo da consumare sul posto per ripristinare la barra vitale, ed altre aree d’interesse. Ma la Metro City che ricordiamo noi in Final Fight era tutt’altro che una città tranquilla e spensierata, anzi, era una metropoli piena di malviventi, sia in superficie che nelle zone sotto di essa come la metropolitana, e quest’altra faccia della città è stata ben riportata in Street Fighter 6.
Troviamo infatti molte aree malfamate popolate da teppisti, tra cui tanti che indossano una scatola di cartone in testa, pronti a sbucare da ogni vicolo secondario quando passiamo di lì e, riuscendo a colpirci con un attacco preventivo, ad iniziare lo scontro con noi.
Il problema è che gli scontri non saranno sempre 1 contro 1, ma ci ritroveremo spesso a combattere anche contro 4-5 avversari assieme, compresi androidi progettati per mirare e sparare laser o fiamme al loro avversario. È importante imparare a non farsi circondare dagli avversari, cercando di tenerli tutti sullo stesso lato dello schermo per poterne colpire 2 o più assieme con un solo attacco, senza il rischio di farsi prendere alle spalle.
Seguendo la quest principale, ci ritroveremo a spostarci sia in zone diverse di Metro City – anche grazie al viaggio rapido tramite le fermate dell’autobus, alcune sbloccabili non appena raggiunte, altre completando un’apposita quest secondaria – oppure attraverso alcune location sparse per tutte il mondo, sfruttando i biglietti aerei consumabili che si possono ottenere tramite altre quest. Sta a noi decidere quando abbiamo raggiunto un livello sufficiente per poter affrontare nuove zone, con le conseguenti sfide che ci attendono dietro l’angolo.
La situazione di Metro City varia anche a seconda della fascia oraria in cui ci muoviamo. Durante il giorno è più facile muoversi in sicurezza, e si possono incontrare persone arrabbiate o poco raccomandabili solo se ci avviciniamo troppo a loro, provocandoli, o se finiamo in vicoli e quartieri fatiscenti in cui regna la legge della strada. Di notte il pericolo viene ulteriormente accentuato, poichè sarà molto più facile e frequente veder sbucare di corsa da un angolo uno o più energumeni che cercheranno lo scontro con noi. Se ci sentiamo sicuri di poterli battere va bene, in caso contrario è meglio scappare di corsa.
Possiamo anche scappare su alcuni tetti, grazie alle scale presenti in alcuni punti specifici. È anche possibile che qualche personaggio con cui dobbiamo parlare si trovi proprio in punti rialzati, e non sempre sarà facile capire in che modo trovare la scala giusta per arrivare in un punto così in alto.
Il sistema di punti esperienza trasforma questo trasforma Street Fighter 6 in una sorta di action rpg, che ci permette di potenziare liberamente il nostro personaggio sfidando chiunque ci capiti per strada. È sempre opportuno stare attenti al livello di chi sfidiamo, cercando di affrontare gente che non abbia un livello ormai troppo basso per noi, ma neanche troppo alto risultando imbattibile.
Meglio imparare le tecniche di diversi maestri, assegnare quelle che ci interessano al nostro avatar ed affrontare gente più o meno al nostro livello. Se dovessimo trovarci in difficoltà nella ricerca di sfidanti con un giusto livello, possiamo sempre iscriverci ai tornei organizzati nello stadio dedicato ad Haggar, in cui il livello degli avversari aumenta progressivamente.
Affrontando le quest, sia quella principale che quelle secondarie, si ottengono soldi da spendere nel modo giusto. Ci sono diversi power-up da conservare e sfruttare durante i combattimenti: molti di questi ci ridanno una certa quantità di vita, altri aumentano la nostra difesa, e così via. È importante averne sempre dietro una certa quantità, per evitare di essere beffati in combattimento da un avversario che avevamo sottovalutato, cosa che potrebbe capitare non così raramente.
Continue? 10… 9… 8…
Con la nuova modalità World Tour di cui abbiamo ampiamente parlato, Capcom è riuscita finalmente a portare la saga di Street Fighter su un nuovo livello di qualità, trasformando l’ormai fin troppo scontato gioco di combattimenti ad incontri in un ibrido tra quest’ultimo ed un picchiaduro a scorrimento open world con elementi rpg. Ad essere pignoli, qualcosa del genere era già stato fatto con Final Fight Streetwise, spin-off dell’omonimo successo arcade in cui controllavamo il fratello di Cody. Titolo che però non ebbe un grande successo.
Ispirandosi forse a quest’ultimo titolo, Capcom ha rispolverato Final Fight integrandolo all’interno di Street Fighter 6, rivedendo anche il comparto tecnico – con effetti grafici di ottima fattura durante le supermosse o le Drive – che non risente minimamente dei difetti di altri titoli cross-gen.
C’è sicuramente chi non amerà il World Tour, preferendo immergersi nella classica modalità offline oppure nel Battle Hub, la modalità perfetta per migliorarsi affrontando online giocatori di tutto il mondo. Questa volta Street Fighter ha fatto davvero un bel salto di qualità, voltando pagina sulle meccaniche viste e riviste dei combattimenti uno dietro l’altro, e proponendo qualcosa che potesse attirare anche chi è meno bravo nei picchiaduro ma ama l’esplorazione open world. E questa Metro City, di esplorazione ne ha fin troppa.
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