Con l’arrivo della versione next-gen, è arrivata anche la versione console di The Elder Scrolls Online: Markarth, la nuova espansione dell’ormai immenso MMORPG di Zenimax e Bethesda. E quindi, questo, per me, significa solo una cosa: Grgrfbg è tornato all’avventura! Questa è la terza di quattro espansioni previste per l’Anno attuale di The Elder Scrolls Online, che ci ha riportato in una delle regioni più amate dagli utenti della saga, ossia Skyrim. L’espansione principale della storia, Greymoor, è stata un successo, e ci ha portato in una trama fatta di intrighi politici, fazioni di vampiri, mostri e altre amenità in piena salsa Elder Scrolls.
La nuova espansione, Markarth, è il classico pacchetto che viene inserito nell’offerta di ESO Plus, il servizio per gli utenti più affezionati (e più spendaccioni), ma che potete portare a casa pagando 2000 Crowns, all’incirca quindi 20 euro, per ottenere comunque una espansione che pone fine all’arco narrativo de “Il Cuore Oscuro di Skyrim”, ma soprattutto, come al solito, aggiunge un discreto quantitativo di contenuti alla già ricchissima offerta del gioco.
Detto questo, come al solito, essendo una espansione di un titolo in continua evoluzione, il focus di questa nostra recensione sarà orientato soprattutto verso il gameplay, senza andare troppo ad insistere sul lato tecnico, che ovviamente è già stato ben approfondito. La nostra prova è avvenuta su PS4 base.
Il Cuore Oscuro sta finendo, e un Anno se ne va…
Non potevamo che partire semi-citando la famosissima canzone dei Righeira, in quanto comunque The Elder Scrolls Online: Markarth, come detto, va a chiudere l’arco narrativo di questo Anno di TESO, anche se sappiamo già che ci sarà un altro DLC, che però conterrà solamente due nuovi dungeon per giocatori di alto livello. The Elder Scrolls Online: Markarth invece contiene anche altre missioni storia, che vanno ad aggiungersi e a proseguire quanto narrato in Greymoor, aggiungendo anche una nuova zona esplorabile, il Reach, che si integra anche con nuove zone di Blackreach, il dominio sotterraneo che sarà altrettanto importante nel corso dell’avventura.
Con questa espansione però Bethesda ha puntato decisamente sul sicuro, abbandonando tutta la questione dei giochi di potere introdotta nel precedente episodio, giocando con una trama più “lineare”, che però, alla lunga, rischia di annoiare i più, specialmente coloro che sono nel gioco da anni (ed è il mio caso, dato che da Elsweyr in pratica non mi sono più staccato dal titolo). In Markarth ci troveremo quindi finalmente ad affrontare Rada-Al Saran, il nemico che avevamo visto anche nella prima espansione che però ci era sfuggito. Bene, adesso non ci riuscirà più, e il tutto si tradurrà in una enorme boss fight in due stages, con una trasformazione bestiale del personaggio. Questa boss fight, sebbene MOLTO divertente, è però un qualcosa di già visto e rivisto.
Lo stesso si può dire per quello che riguarda la trama generale, che si dipana in sette missioni Storia, che però hanno un ritmo davvero molto, anzi troppo veloce se confrontato con gli standard del gioco. Le prime missioni infatti passano in pochissime ore, ma soprattutto si limitano a “parla con il personaggio, raccogli oggetti inutili, parla con il personaggio, ripeti”. Il tutto cambia leggermente nel finale, quando ad innalzarsi non è il ritmo della narrazione ma il livello dell’epicità: le due boss fight finali sono davvero divertenti, ma come detto, si tratta di cose già viste. I fan di vecchia data sicuramente gradiranno, ma sarebbe stato bello osare di più.
Molto importante sarà anche l’utilizzo di NPC, che sono i veri punti di forza dell’espansione: oltre a Lyris Titanborn e Fennorian, già conosciuti in Greymoor, troveremo anche altri personaggi che, oltre ad essere ben caratterizzati, saranno molto utili in battaglia. Diciamo però che questo elemento ha anche un rovescio della medaglia, perché troviamo anche dei personaggi che semplicemente non fanno altro che stare seduti nel palazzo di Markarth a bere “VINOOOOH” (si Arc Caddarch, ce l’ho proprio con te).
Come in Greymoor, essendo un MMORPG, sono anche presenti degli eventi community: in questo caso non parliamo più di Harrowstorms, ma bensì di Ritual Sites, dove, in forma randomica, troveremo ad attenderci un gran numero di nemici da affrontare in compagnia di altri giocatori. Altro elemento aggiunto è Vateshran Hollows, la nuova arena single player nella quale andremo a confrontarci con sempre più potenti nemici, che ovviamente ci porteranno allo stremo delle nostre capacità e abilità, e ci sarà bisogno di anche un pizzico di ingegno per riuscire ad avere la meglio.
The Elder Scrolls Online: Markarth però introduce una importante serie di novità per quanto riguarda il gameplay: prima su tutte, l’aggiunta dei cosiddetti “Void Portals”, che sono praticamente dei punti luce che ci permettono di teletrasportarci, semplicemente mirandoli e premendo il tasto X. Questa aggiunta funziona, è semplice ed intuitiva (a patto di riuscire a mirare bene il portale), ed è anche ben integrata con le battaglie più importanti, diventandone la feature principale per riuscire ad avere la meglio. Altra aggiunta è quella dei set e delle collezioni nel menu di gioco. Lootando pezzi di armatura nel corso dell’avventura, questi saranno ordinati in dei veri e propri sets, e questo invoglia sicuramente il giocatore ad andare in esplorazione a cercare tutti i vari pezzi dei differenti set.
In conclusione
The Elder Scrolls Online: Markarth è sicuramente quello che mi permetto di definire, purtroppo per deformazione professionale, un vero e proprio “compitino”. Quanti di voi, parlando con i vostri professori, vi siete sentiti dire la più classica delle frasi: “è intelligente, ma non si applica”? Ecco, questa frase si addice perfettamente a questa espansione. Markarth aveva delle potenzialità importanti, con l’aggiunta anche di novità di gameplay, la presenza alla fine di una trama abbastanza avvincente, personaggi non protagonisti di tutto rispetto, ma finisce per scadere in una storia completamente squilibrata, dove i dialoghi occupano la maggior parte del tempo, e missioni che passano così, senza lasciare alcuna traccia. Da apprezzare è certamente la nuova arena, che sicuramente riesce a raddrizzare un po’ il tutto, ma purtroppo Markarth dimostra ancora una volta che, oltre alla quantità, serve anche la qualità. Non che questa non ci sia completamente, ma si poteva fare molto, molto di più per chiudere questo Anno, dedicato tra l’altro alla regione di Tamriel che più di tutte è rimasta impressa nei cuori dei videogiocatori mondiali.
The Elder Scrolls Online: Markarth è disponibile su PC, PS4, Xbox One, Google Stadia, Xbox Series S/X e su PS5, ovviamente al lancio della console.