Bene, signori, preparate il vostro cappello da esploratori, perché oggi vi raccontiamo la nostra esperienza con Phantom Abyss, il nuovo titolo targato Devolver Digital e Team WIBY. Se proprio volete entrare nel mood del gioco nella maniera più completa, si consiglia ardentemente anche di equipaggiarsi del motivetto di Indiana Jones.
Potremmo davvero già chiudere qui la nostra opinione su questo titolo, arrivato in Early Access qualche giorno fa su Steam, ma questa intro ci serve per darvi un’idea molto generica del gioco di cui vi parleremo in maniera approfondita. Trattandosi di un titolo in Accesso Anticipato, la nostra sarà solo una opinione su quanto visto, quindi non una vera e propria recensione, dato che ovviamente lo studio sta continuando a perfezionare il prodotto.
Di seguito trovate le specifiche tecniche del PC sul quale abbiamo portato avanti la nostra prova:
- OS: Windows 10 Home;
- Processore: AMD Ryzen 5 2600X;
- RAM: 16 GB;
- Scheda grafica: NVIDIA GeForce GTX 1650 4GB;
- DirectX: 12;
- SSD (consigliato).
Esplorazione e parkour
Phantom Abyss è quello che viene definito come un First Person Runner (se preferite FPR), e si basa su due assiomi principali: multiplayer asincrono e dungeon procedurali. Se per quanto riguarda la seconda caratteristica non credo servano ulteriori spiegazioni, è bene andare subito a descrivere nel dettaglio come funziona il multiplayer asincrono. Phantom Abyss è infatti un titolo single player, nei quali dovrete esplorare questi templi alla ricerca di una antica reliquia, ma non sarete da soli. Ad accompagnarvi nell’avventura ci saranno dei fantasmi, che altro non sono che le tracce registrate dei giocatori che hanno provato ad affrontare i dungeon prima di voi, e che non ce l’hanno fatta ad arrivare alla fine. L’elemento dei fantasmi è una spada di Damocle sulla testa dei giocatori: seguirli infatti può essere utile per trovare segreti e soprattutto la via verso la fine del livello, ma può anche portarvi a commettere gli stessi errori degli altri utenti. Il gioco infatti non offre una mappa, e quindi diventa fondamentale l’esplorazione, e avere una guida spirituale può dare una grande mano. Riassumendo per concetti: Indiana Jones incontra un sistema simile ai fantasmi delle morti degli altri giocatori di Dark Souls.
E voi direte: “E adesso che c’entra Dark Souls“? Il paragone che vi ho fatto non è stato casuale, in quanto con la serie creata da Miyazaki il nostro Phantom Abyss ha vari punti in comune, così come con il genere roguelike: la difficoltà. Riuscire ad esplorare i templi è infatti una sfida tutt’altro che semplice, in quanto questi sono irti di pericoli, tra trappole di diversa natura, piattaforme mobili, e molto altro. Per non parlare inoltre della presenza di diversi boss, che vi seguiranno in praticamente tutti gli ambienti del mondo di gioco, e man mano che vi addentrerete nei dungeon andranno a potenziarsi. Insomma, c’è poco da stare tranquilli in questi templi maledetti.
Abbiamo detto che il gioco è un FPR, perciò ci conviene spiegarvi in cosa consiste il gameplay: Phantom Abyss è anche un platform game. Sarà quindi fondamentale correre, saltare e scivolare per aggirare tutti gli ostacoli che il titolo propone. A variare un po’ il gameplay c’è la presenza di una frusta-rampino, con la quale, mirando, è possibile raggiungere luoghi altresì irraggiungibili. Questa però è un elemento che va ben ponderato nell’utilizzo: per usarla infatti bisognerà sempre averla in posizione “neutra“, ossia senza il cavo in tiro. Può sembrare una sciocchezza, ma non è possibile usarla a piacimento, ed è quindi un elemento che va calcolato al meglio, soprattutto se vogliamo giocare in stile “The floor is lava“, e quindi non toccando mai terra. Lo si può fare, ma richiede uno sforzo incredibile. E in un gioco così complesso non è proprio l’approccio consigliato. Specie se si considera, e questo mostra ancora come il gioco sia in Early Access, che le hitbox del rampino non sono affidabilissime, e molto spesso ne consegue una caduta nel vuoto, quando invece si pensava di essere sicuri di aver preso la mira giusta.
Come vi abbiamo detto, in Phantom Abyss è fondamentale l’esplorazione. Nella mappa sono infatti dislocate casse di vario ordine e grandezza, all’interno delle quali troviamo monete e anche altri materiali, utili per sbloccare i passaggi secondari. Le monete ci servono soprattutto quando arriviamo alla fine del livello, dove troveremo sempre un altare che ci permetterà di potenziarci: potremo scegliere tra una barra di vita extra, oppure altre tipologie di vantaggi, anch’essi randomici. Nelle casse è possibile trovare anche le “Uncommon Key“: queste ci permettono di sbloccare dei passaggi segreti, che altro non sono che ulteriori livelli ancora più difficili.
Per quanto riguarda il lato tecnico, Phantom Abyss è un gioco che comunque punta anche ad una certa spettacolarità dell’azione. A livello grafico infatti, nonostante un buon PC, non siamo riusciti a giocarlo a dettaglio Ultra, in quanto comunque richiede uno sforzo piuttosto importante. Abbiamo giocato però al massimo delle nostre possibilità, e i dungeon che abbiamo visto sono già adesso pieni zeppi di colori e di dettagli. Ovviamente, trattandosi come detto di un Early Access, la prestazione grafica non è risultata perfetta, con qualche piccolo scatto, qualche momento di freeze e tutte le problematiche grafiche più comuni. Ma comunque il gioco si lascia perfettamente giocare: abbiamo visto Early Access in condizioni anche peggiori (non è vero, Elite Dangerous Odyssey?). Particolarmente apprezzato anche il lato audio, che è caratterizzato principalmente dai rumori tipici di un tempio maledetto, ma vede anche la presenza di musiche che cambiano in base al boss, e che sanno comunque incalzare il ritmo già alto del gioco, specie quando stiamo per essere catturati dai potenti guardiani dei templi.
In conclusione
La nostra prova di Phantom Abyss ci ha lasciato piacevolmente sorpresi. Si tratta di un roguelike comunque diverso, che vede al suo interno una mistura di diversi generi, che però, incredibilmente, riescono perfettamente ad integrarsi tra loro. Questo porta ad avere un prodotto divertente, mai ripetitivo (gli scenari sono praticamente sempre diversi), e che presenta delle soluzioni alternative per il genere di riferimento molto interessanti. E ovviamente il supporto degli sviluppatori è ancora lungi dall’essere terminato, in quanto comunque saranno implementate anche nuove modalità di gioco, e sarebbe, a nostra opinione, davvero interessante vedere un editor mappe, da poter poi condividere con gli altri giocatori.
Insomma, un Early Access che ci ha convinto di essere davanti ad un prodotto estremamente valido, che saprà comunque accontentare una larga fetta di pubblico, anche coloro che non sono avvezzi al roguelike. Ricominciare da capo ogni volta che si muore non lo si avverte come un peso (un po’ come accade in Returnal), e comunque si ha sempre la possibilità di seguire gli altri giocatori, per cercare di arrivare velocemente ad una soluzione. Perciò ci sentiamo di consigliarvi caldamente questa esperienza, che trovate su Steam al prezzo di soli 19,99€, altro motivo per provare assolutamente Phantom Abyss.