L’attesa di mettere le mani su Dead Island 2 è stata davvero lunga, e possiamo considerarlo uno dei giochi più rinviati della storia. Dopo aver provato la prima demo circa 10 anni fa, pian piano il gioco è passato nelle mani di diversi studi di sviluppo, senza mai trovare qualcuno che lo portasse avanti in maniera definitiva.
Per molti sembrava che il sequel dell’ottimo Dead Island (ricordiamo che Dead Island Riptide è uno spin-off) fosse destinato a non vedere mai la luce. Per altri la domanda non era “se” sarebbe mai uscito, ma quando. Dopo tanti anni, finalmente a fine aprile abbiamo potuto giocare ad uno dei survival horror meglio riusciti dai tempi della PS3 e che, non a caso, è stato riproposto anche sulle nuove piattaforme.
A caccia di zombi, stavolta a Los Angeles
Gli eventi del primo capitolo si svolgevano sulla fittizia isola Banoi della Papua Nuova Guinea, mentre in Riptide i superstiti naufragavano sull’isola Palanai. In Dead Island 2, invece, si intraprende una strada più coinvolgente, ambientando gli eventi in California, in varie zone di Los Angeles. Ogni area è abbastanza vasta, con diverse zone da esplorare sia al chiuso che all’aperto. Si passa così da Santa Monica, Beverly Hills ed altre zone e contee della nota metropoli americana, solitamente separate tra loro da porte e tornelli.
Ogni zona di Los Angeles è caratterizzata da tante strade invase da zombi, attorno alle quali sorgono villette ed edifici al chiuso, alcuni accessibili tramite porte ed ingressi. Vi sono porte che si possono aprire liberamente, altre richiedono una chiave magnetica, oppure vetrate o travi di legno che possono essere sfondate a colpi d’arma. In molte zone al chiuso, tra cui anche le fogne, ci torna utilissima la torcia, a disposizione fin dall’inizio del gioco e che, a differenza dei primi capitoli, non si scarica mai.
Quando entriamo in una zona al chiuso, è sempre meglio fare attenzione ad eventuali trappole esplosive, spesso piazzate vicino agli ingressi o dietro un angolo. Altro pericolo viene dagli allarmi sonori – spesso situati all’interno di villette private, negozi o gli antifurti di alcune auto – che attirano diversi zombi verso quel punto e, come poi accade spesso, verso di noi per attaccarci.
In alcune aree al chiuso è possibile sentire qualcuno che urla da lontano o parla tramite un microfono, che ci chiede aiuto oppure chiede di sterminare alcuni zombi prima di parlare con noi. Tra questi vi è ad esempio una strampalata coppia di alcolisti rintanati in una casa di proprietà – già visti nella Beta rilasciata prima della release definitiva – che ci apriranno la porta di casa soltanto dopo aver eliminato alcune orde di zombi, un gruppo intrappolato all’interno del garage mentre gli altri arrivano da un ingresso nel lato opposto della proprietà. Dobbiamo chiudere ognuno degli ingressi, trovando la batteria e posizionandola nel relativo quadro per riattivarlo e poter chiudere l’ingresso relativo.
Una volta completata la missione principale di un’area e raggiunto tale punto, si può viaggiare direttamente all’area successiva. Più avanti diventa anche possibile utilizzare il viaggio rapido per spostarsi tra due location già visitate, da sfruttare soprattutto per completare quest secondarie lasciate in sospeso.
Oltre alla missione principale, ci sono infatti diverse missioni secondarie che ci permettono di guadagnare soldi ed esperienza. Solitamente la missione ci viene commissionata da un personaggio in una safe zone del gioco, che ci chiede di recuperare un qualche strumento o componente importante, di ripulire un edificio dai mostri che l’hanno infestato e così via. Oltre a queste, vi è anche un certo numero di missioni in cui dobbiamo aiutare alcuni superstiti in difficoltà.
Rispetto ai primi due titoli della saga, in Dead Island 2 sono state apportate alcune modifiche al sistema di potenziamento del personaggio. In passato, completare tante quest secondarie ci aiutava a guadagnare punti esperienza per acquisire nuove abilità per diversi aspetti del personaggio, tra cui la salute e la forza nel combattimento. In questo sequel, invece, è stato implementato un sistema di carte: in un’apposita schermata con diversi slot liberi, ogni volta che raggiungiamo una certa esperienza, otteniamo una nuova carta da aggiungere in uno slot libero, oppure una carta che va ad aggiungersi a quelle già presenti all’interno di uno stesso slot nel quale ci è possibile utilizzarne soltanto una alla volta.
Le carte ci offrono potenziamenti di diverso tipo. Alcune di esse, ad esempio, ricaricano la barra della Furia quando veniamo colpiti o quando compiamo determinate azioni; altre carte ci abilitano ad eseguire alcuni tipi di mosse particolari, ad esempio schiantare i pugni al suolo per generare un colpo che allontani gli zombi comuni, oppure saltare e colpire con doppio calcio volante i nemici facendoli volare e cadere a terra.
Quelle relative alla Furia sono sicuramente utili perchè, una volta accumulata del tutto, ci permette di attivare la modalità Furia che, durante il periodo di attività (ben visibile poichè la palette colori cambia radicalmente sullo schermo), ci rende molto più forti e veloci fisicamente, e va sfruttata per far fuori il maggior numero possibile di zombi – è difatti utilissima quando siamo circondati da un certo numero di nemici – o per danneggiare il più possibile un mostro particolarmente potente.
Oltre a guadagnare le carte, completando degli obiettivi otteniamo anche una certa quantità di soldi. In ogni safe zone c’è sempre un mercante pronto a venderci armi, oggetti, munizioni ed altre cose, oltre a potergli vendere armi e tutto ciò che non ci serve più. Come sempre, le armi più interessanti (soprattutto alcuni fucili) hanno un certo prezzo, ma vale la pena spendere una bella somma per ottenere alcune di queste ed usarle a distanza, preferendole in molte situazioni ai tipici scontri corpo a corpo, specie quando il gruppo di nemici è troppo numeroso.
Tutto questo va ad inserirsi in una Los Angeles post apocalittica devastata, in cui incontreremo un gruppo di superstiti con i quali intraprendere una lunga missione, una volta scoperto di essere immuni al contagio e che il nostro sangue potrebbe salvare innumerevoli vite.
I miglioramenti sono tanti
Il primo Dead Island può essere considerato uno dei survival horror meglio riusciti di sempre. Ciò nonostante, è giusto segnalare che, complice il budget non altissimo all’epoca oltre ad alcuni limiti delle piattaforme su cui girava, presentava alcuni difetti più o meno gravi. I più evidenti erano nell’IA di alcuni nemici ed in molti errori grafici, tra cui compenetrazioni poligonali dei nemici uccisi. L’assenza più grave era probabilmente il multiplayer, essendo un titolo giocabile solo in single player.
Dead Island 2 va a colmare questa grave lacuna con il gioco in multiplayer fino a 3 giocatori, che aumenta il divertimento in maniera esponenziale. Il vero vantaggio di giocare online è quello di potersi aiutare a vicenda per completare le missioni più difficili, sia alcune di quelle secondarie un po’ più ostiche, sia quelle principali soprattutto da metà gioco in poi, tra cui diverse boss fight che da soli diventano davvero un ostacolo insormontabile o quasi.
È possibile creare una sessione pubblica ed attendere giocatori, oppure partecipare ad una sessione online già creata da un altro giocatore che abbia completato una percentuale simile alla nostra della storia principale, unendoci alla sua partita nella location in cui si trova lui in quel momento. Questo ci permette di aiutarlo a completarla, ma al tempo stesso rischia di disorientare noi poichè potremmo trovarci in un posto diverso da quello in cui ci trovavamo da soli l’ultima volta, col rischio di perderci dettagli della storia principale.
È meglio tener presente che, a tanti giocatori che partecipano alla nostra partita, non interessa minimamente aiutarci a completare le nostre missioni secondarie, ma vogliono correre dritti alla meta di ogni missione principale. Ci è capitato spesso di essere lasciati indietro dai compagni di squadra, intenti a correre a più non posso fino al punto indicato dalla mappa, passando in mezzo ai nemici senza aiutarci in caso ci trovassimo in difficoltà.
Così come accade in diversi giochi multiplayer, anche Dead Island 2 non fa eccezione sull’egoismo e la fretta di tanti giocatori che pensano solo a finire la missione, ignorando chi li accompagna. Questo problema potrebbe essere evitato mettendo dei checkpoint, ad esempio obbligando i giocatori ad uccidere tutti i mostri in un punto preciso per poter proseguire. Per fortuna, in altre circostanze (poche, per la verità) abbiamo combattuto con chi ama il gioco di squadra, rianimandoci più volte durante le boss fight e gli scontri più duri contro orde di zombi, uscendo così da mischie ed accerchiamenti nemici da cui sembra impensabile uscire vivi giocando da soli.
Vediamo qualche utilità del multiplayer a livello di gameplay. Quando un mostro afferra un giocatore, mentre quest’ultimo cerca di liberarsi dalla presa, un altro può intervenire colpendo il nemico per salvare il compagno. La funzione maggiormente utile va usata quando un giocatore viene colpito a morte e finisce a terra implorando aiuto: un altro giocatore può avvicinarsi e tener premuto un pulsante per qualche secondo, rianimando il giocatore in difficoltà. Questo funziona a patto che chi aiuta non venga colpito da un nemico, pena l’interruzione della “resurrezione” che va poi rifatta da capo prima che scada il tempo a disposizione di chi è in fin di vita.
I giganti (chiamiamo così i nemici più alti e muscolosi) tornano in questo sequel con un’IA migliorata ed un set di mosse più completo. Se nei primi due titoli attaccavano con lenti pugni rotanti e qualche testata, qui sono leggermente più veloci ed hanno più mosse a disposizione, tra cui un pugno, un calcio a spinta e, soprattutto, il salto con doppio pugno a terra che genera una potente onda al suolo, evitabile se ci si allontana in tempo oppure si salta al momento giusto. Per fortuna, prevedendo le loro mosse, riusciamo a schivare o saltare al momento giusto per poi contrattaccare.
Se equipaggiamo un’arma contundente (come una spada o un machete), possiamo cercare di colpire gli zombi ad un braccio, una gamba o alla testa, riuscendo spesso a staccare una o più parti del corpo in maniera netta. Gli sviluppatori hanno lavorato molto per migliorare questa meccanica, già presente nei primi due titoli ma in maniera molto meno precisa. Ora possiamo anche afferrare la testa di uno zombi e piantargli in mezzo la nostra arma, una sorta di finisher dal vero sapore splatter.
Quasi tutte le armi possono essere potenziate con vari effetti, una volta ottenuti gli effetti applicabili. Possiamo recarci ad un banco di lavoro – ce ne sono diversi in tutto il gioco, sparsi nella mappa – per riparare le armi consumate o danneggiate, ma anche applicarvi un effetto fiamma per dar fuoco ai nemici, un effetto elettrizzante per dar loro un bello scossone, uno per farli sanguinare velocemente ed altri ancora. Possiamo aggiungere effetti extra aumentando per esempio i danni o la durata dell’arma, ed è possibile aggiungerne diversi insieme, creando così alcune armi personalizzate che risultano davvero uniche e divertenti nell’utilizzo.
Commento finale
Dopo un’attesa durata una decina d’anni, Deep Silver ha finalmente rilasciato il sequel di uno dei survival horror che aveva saputo ritagliarsi il suo spazio nel cuore dei giocatori con una trama semplice ed un gameplay crudo e coinvolgente. Se all’epoca il primo Dead Island aveva qualche limite tecnico e Dead Island Riptide fungeva più da DLC che altro, Dead Island 2 è finalmente il capitolo che migliora quanto fatto di buono in passato, grazie agli sforzi del team di Dambuster Studios.
Il gioco è finalmente ambientato non più in isole fittizie, bensì in una città nota a livello mondiale come Los Angeles. A livello grafico, soprattutto per quanto riguarda la modellazione di NPC e nemici e le animazioni, siamo anni luce più avanti rispetto ai vecchi capitoli. Sono spariti i problemi di compenetrazione poligonale, che era uno dei problemi grafici più in vista dei precedenti capitoli. Inoltre il livello di gore è aumentato a dismisura, con macchie e spruzzi di sangue di alto realismo, per veri amanti del genere.
Il combat system diventa poi la conferma che possiamo ritrovarci di fronte ad uno dei survival horror che ha raggiunto i livelli di titoloni ben più in voga come Resident Evil con quest’ultimo che, nel campo delle ipotesi, potrebbe anche aver preso l’idea della visuale in prima persona proprio da Dead Island, opinione del tutto personale di chi scrive.
La vera chicca è il gioco online, con un multiplayer fino a 3 giocatori che permette anche ai giocatori meno esperti di proseguire nel gioco e godersi la trama senza troppa frustrazione, evitando di doversi sfogare prendendo a colpi (veri) di machete la PS5. Come già detto, bisogna sempre sperare di beccare utenti che amino lo spirito di squadra, piuttosto che quelli che partecipano al gioco online per poi comportarsi come se fossero in single player.
La difficoltà del gioco è un po’ altalenante. Se all’inizio ci muoviamo in zone residenziali incontrando per lo più piccoli gruppi di zombi, più avanti alcune zone offrono una sfida talvolta fin troppo ostica per un solo giocatore, quasi per obbligarci a giocare in multiplayer, pena però i potenziali inconvenienti del caso di cui abbiamo parlato in precedenza. Alcune boss fight sono comunque da fare in compagnia, specie perchè il boss di turno chiama in aiuto un certo numero di zombi, runner e giganti compresi, che ci rendono fin troppo difficile concentrarci sul boss stesso, allungando troppo i tempi dello scontro ed obbligandoci a correre continuamente.
Naturalmente questo discorso non vale per chi è cresciuto a pane e machete. I giocatori più esperti troveranno un buon livello di sfida giocando da soli, ma resta comunque un titolo che pende verso il gioco in co-op online. A voi la scelta.
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