Nel giugno 2000 è uscito il seguito di un gioco che ha semplicemente inventato un genere: Diablo. Più ambizioso, più bello, molto più completo, Diablo II è diventato rapidamente un punto di riferimento, giocato per anni da milioni di dipendenti del loot. 21 anni dopo, Blizzard capitalizza il suo titolo di culto e ci offre una versione “resuscitata” di Diablo II.
Diciamolo subito: Diablo II Resurrected non è propriamente un remake, ma può essere definito una “luxury remaster”. Lo studio Vicarious Vision – responsabile dello sviluppo e che da allora è stato assorbito da Blizzard – ha effettivamente lavorato sulla forma, ma molto poco la sostanza. Questo è ciò che non dovrete aspettarvi di avere in Diablo II Resurrected: nuove classi di eroi, nuove abilità o un atto aggiuntivo. In termini di contenuti, il titolo offre quindi tutto Diablo II e la sua estensione Lord of Destruction rilasciata nel 2001, ovvero 5 atti e 7 classi di personaggi (Barbaro, Strega, Amazzone, Paladino, Druido, Assassino e Negromante).
Gli sviluppatori, d’altra parte, si sono concentrati su un aspetto essenziale: una revisione tecnica completa, sia ultra impressionante a livello visivo che molto rispettosa del materiale originale. In Diablo II Resurrected, ogni pezzo di arredamento, ogni parete, ogni statua, ogni oggetto posto su un tavolo è stato amorevolmente rifatto in 3D, con l’aggiunta di effetti visivi per non far sfigurare il titolo nel 2021. E non stiamo parlando dei tanti mostri, NPC e tutte le animazioni, più fluide che mai. Per meglio rendersi conto del titanico lavoro svolto, una brillante scorciatoia sulla tastiera o sul joypad permette di passare alla modalità “Legacy” e quindi al Diablo II del 2000. Il gap visivo è immenso, ma capiamo subito che la direzione l’origine artistica è stata perfettamente rispettata.
Il dark fantasy prima di Dark Souls
E che dire direzione artistica! Se Diablo III vi è sembrato troppo “cartoonoso”, non abbastanza “dark fantasy”, Diablo II Resurrected vi renderà felici: qui, anche il più piccolo oggetto trasuda disperazione e morte, l’atmosfera è angosciante con grande quantità di sangue sulle pareti, cadaveri legati a picche nel mezzo del deserto, pioggia a dirotto su una landa desolata. Ci sono anche mostri disgustosi (fate attenzione se siete aracnofobici in alcuni dungeon), che spesso esplodono in una miscela di sangue e liquido viscoso. E il tutto è magnificamente evidenziato da effetti di luce efficaci, che sanno essere discreti quando necessario e che non esitano a far riempire lo schermo quando devono farlo. Giocare con un personaggio esperto nella magia è quindi l’occasione di una vera e propria festa pirotecnica, senza però che la leggibilità dei combattimenti ne risenta. Per le classi melee (Paladino, Barbaro, Assassino), le sensazioni rimangono ottime, anche se i primi livelli sembrano un po’ soft. Molto rapidamente, però, la crescita del personaggio permette di sbloccare attacchi speciali più devastanti e soprattutto molto più appaganti.
Questa riprogettazione riguarda anche i filmati tra ogni atto, che sono stati completamente rifatti e che sono all’altezza della reputazione di Blizzard per la messa in scena e la qualità visiva. La storia e i personaggi rimangono rigorosamente gli stessi, ma questi cortometraggi di pochi minuti sono un vero piacere da seguire e appaiono quasi come una ricompensa dopo aver battuto il boss dell’atto.
Insomma, proprio per l’opera di restauro portata avanti da Vicarious Vision, Diablo II Resurrected merita di essere scoperto o riscoperto. Un piccolo aspetto negativo da notare riguardo alla versione Xbox Series X che abbiamo testato: il gioco offre due modalità: “Qualità” e “Performance”. La prima permette di giocare in 4K nativo, con tutti gli effetti visivi al massimo, ma è limitato a 30 FPS. La modalità “Performance” gira a 60 FPS, anche in 4K, ma perde alcuni effetti. È un peccato non poter sfruttare i 60 FPS in modalità qualità, anche se ciò significa ridurre un po’ la risoluzione. Da parte nostra, abbiamo optato per la modalità “Performance” che conferisce una fluidità molto piacevole all’azione.
Ancora meglio insieme?
Come il suo antenato, Diablo II Resurrected è un’ottima esperienza per giocatore singolo, ma assume una dimensione completamente nuova nel multiplayer. Per questa remaster troviamo la possibilità di giocarne fino a 8 contemporaneamente (4 nella versione Switch), ma bisogna passare attraverso i server Battle.net per unirsi o creare una partita. La funzione “TCP/IP” dell’epoca, che permetteva di creare un collegamento diretto tra i giocatori, senza passare per i server di Blizzard, è però scomparsa “per motivi di sicurezza” secondo gli sviluppatori. Allo stesso modo, ci dispiace che non sia offerta la possibilità di giocare con più persone sullo stesso schermo in co-op locale. Infine, restano invariate alcune regole che non possono essere modificate in Diablo II, compreso il loot condiviso in multiplayer: quando gli oggetti cadono, cadono per tutti e ognuno deve poi negoziare ciò che vuole. Una scelta dibattuta, soprattutto da quando Diablo III ha operato la scelta di un loot personalizzato e unico per ogni giocatore.
Osiamo giocare con il controller
Altro punto molto importante di questa remaster: il restyling dei controlli, per attenersi ai controller. Ricorda che il gioco è disponibile su PC, PS4, Xbox One, PS5, Xbox Series e Switch. Su PC, con il mouse, troverete un’interfaccia molto vicina al gioco originale, con tuttavia alcuni miglioramenti graditi, come la raccolta automatica dell’oro (gioia!), alberi dei talenti più chiari ed espliciti o una capacità maggiore.
Ma non appena si collega un controller, l’interfaccia cambia ampiamente, spesso in meglio, soprattutto durante il combattimento. Il personaggio va sulla levetta sinistra, può correre premendo LS (anche l’indicatore di resistenza è troppo corto) ed è possibile assegnare tutti i suoi poteri a qualsiasi pulsante o grilletto. Ciò vi consente di accedere molto facilmente a tutte le specifiche del vostro eroe e di passare rapidamente tra i diversi tipi di attacchi. Bisogna ammetterlo: giocare a Diablo II in questo modo, pad alla mano, è un vero piacere, tanto che è difficile tornarci una volta assaggiato.
Non tutto è però perfetto e l’utilizzo del pad rende più macchinosa la gestione dell’inventario, che è già, da un punto di vista basilare, ben lungi dall’essere un modello di fluidità. Sono state aggiunte alcune opzioni per minimizzare questo aspetto, come la possibilità di riempire automaticamente la cintura di pozioni premendo a lungo LR, ma l’esecuzione non è ideale poiché, molto spesso, non è il tipo giusto di pozioni che ci servirà. Passeremo quindi molto tempo ad aggiungere a mano le pozioni giuste nei posti giusti.
Inventario dei suoi difetti
Si arriva qui, inoltre, ad uno dei limiti di questa operazione di restyling: l’inventario è quello del 2000 e si riempie molto velocemente, tanto più che è impossibile impilare più oggetti dello stesso tipo. Ogni pozione, ogni pergamena torna in città, ogni gemma occuperà uno slot. Dopo alcune ore di gioco, quindi, i due terzi dell’inventario sono occupati da questo tipo di oggetti e rimane quindi pochissimo spazio per il loot, che spesso richiede molte posizioni. E poiché non c’è modo di rivendere gli oggetti in surplus a distanza, come avviene in molti moderni hack di n’slash, i viaggi in città sono molto frequenti e finiscono per spezzare il ritmo della progressione. La scelta di non modificare questo inventario è comprensibile e coerente con l’approccio ultra rispettoso di Vicarious Vision, ma è chiaramente questo aspetto che è invecchiato di più e che ritroviamo così com’è in Diablo II Resurrected.
Ma non commettere errori: nonostante questa trappola e l’obbligo di rispettare un’interfaccia d’epoca, giocare a Diablo II nel 2021 rimane sorprendentemente piacevole e moderno, la prova che l’hack n’ slash è un genere che invecchia molto bene, soprattutto se fatto così a regola d’arte. Al di là della revisione tecnica, ancora una volta ammirevole, ci accorgiamo di quanto sia bilanciato in maniera impeccabile il bottino, di come ogni classe si comporti in modo diverso e ravviva totalmente l’interesse per ogni partita e quanto, molto semplicemente, questo gioco possa perseguitarci e potenzialmente tenerci occupato per centinaia di ore. Apprezziamo ancora di più il fatto che il gioco sia cross-progression, e che potete trovare i vostrii personaggi su PC, quindi continuare su Switch o su Xbox e PlayStation e viceversa. Notate anche che, su PC, potete persino esportare i tuoi personaggi dal Diablo II dell’epoca (dovrete cercare i tuoi vecchi dischi rigidi!). Ancora una volta un bel segno di rispetto da parte degli sviluppatori, che qui riescono a sublimare un classico degli anni 2000 rispettandone l’essenza. Un tipo di remaster che vorremmo vedere molto più spesso.
In conclusione
Raramente un gioco ha avuto un nome così appropriato. Diablo II Resurrected è infatti una vera e propria resurrezione di un classico per PC degli anni 2000, in una versione tecnicamente aggiornata, ma che rispetta scrupolosamente il gameplay originale. Un progetto che avrebbe potuto essere un grosso problema in molti modi, ma Vicarious Vision ha abbastanza fiducia nel materiale originale e difficilmente cambia il design e l’interfaccia del gioco. Andremo quindi oltre una gestione “vecchio stile” dell’inventario per puntare sull’eccellenza e sull’intensità dell’azione, resa particolarmente piacevole dai controlli con il pad, o anche dal sempre esemplare bilanciamento della progressione. Ma soprattutto Diablo II Resurrected è bellissimo, riesce a far rivivere ricordi sepolti nel profondo degli anni 2000 ed a ripristinarli in modalità “è ancora più bello che nei miei ricordi” senza modificarne la personalità “dark fantasy”. Quindi, ovviamente, non avremmo denigrato l’aggiunta di nuovi contenuti o un inventario un po’ più flessibile, ma, così com’è, Diablo II Resurrected è semplicemente uno dei migliori hack n ‘slash in circolazione.