Il Beat ‘em up è uno dei generi più di moda su console ed arcade nel periodo degli anni ’80. Tra i tanti picchiaduro a scorrimento usciti in quel periodo spiccavano i titoli Capcom, come il ben famoso Double Dragon, ed altri titoli che hanno fatto la storia del genere. Poi arriviamo ad un periodo di transizione, dove si passa dal 2D al 3D, quindi alle tre dimensioni e alle console a 32 e 64 bit, ed è qui che il genere stava andando via via morendo visto che il mercato e soprattutto il pubblico chiedeva giochi completamente in 3D, con un movimento del tutto analogico (e ciò ha comportato la creazione giochi del genere beat ‘em up davvero pessimi). Ma nell’ultimo periodo, in questo ultimo decennio, qualcosa sembra cambiato, sembra che i beat ‘em up stiano tornando e il pubblico ricomincia ad apprezzare nuovamente il 2D e i pixel. Il primo gioco che ha fatto presagire il ritorno di questo genere è stato sicuramente Scott Pilgrim VS The World: The Game seguito da Double Dragon: Neon. Questi titoli hanno incominciato ad avere molto successo, e sono spuntati sui vari store online prodotti dello stesso genere che più o meno sono riusciti ad avere il loro successo.
Giunti nel 2019, WayForward e Arc System Works hanno fatto uscire un nuovo titolo del genere, River City Girls. WayForward avrà creato un picchiaduro a scorrimento che regge il confronto con i vecchi colossi del genere? Non vi resta che leggere la nostra recensione e togliervi il dubbio se vale l’acquisto o meno!
Cosa non si fa per amore
La trama dei giochi di questo genere è di solito abbastanza semplice, River City Girls non fa eccezione ma ha una particolarità: di solito accade che siano i personaggi maschili a salvare i personaggi femminili, mentre qui accade proprio il contrario. Le due protagoniste sono Kyoko e Misako che, in un giorno di ordinaria scuola, durante il proseguimento della lezione, ricevono un messaggio misterioso dove è scritto che i fidanzati delle rispettive due ragazze sono stati rapiti. Ciò basta a farle uscire dalla classe durante la lezione, a suon di pugni, combo e dab. I due personaggi tra di loro sono molto differenti, sia per carattere che per modo e stile di combattimento. Kyoko rappresenta appieno la classica tsundere (ragazza molto esuberante) mentre Misako è una ragazza più matura e ordinata. Ogni boss, così come l’inizio della storia, vengono presentati tramite un intermezzo animato con uno stile che ricorda fortemente quello dei cartoni animati giapponesi, oltre che attraverso strisce fumettistiche. Il tutto è stato realizzato con molta vivacità e con un grande humor che va a rompere la quarta parete, non solo citando i giochi del passato, ma anche la cultura pop generale di questo periodo e di internet: il primo esempio è quello dei cosplay, linea di dialogo abbastanza divertente che troverete appena si incontra il terzo boss.
Botte, combo e dab
River City Girls ha la tipica impostazione da beat ‘em up ma con molte aggiunte innovative che fanno il verso anche ai giochi moderni. Il gameplay è parecchio divertente e per sensibilità e movimento del personaggio ricorda molto quello del già citato Scott Pilgrim VS The World: The Game. Potremo infatti tirare pugni, saltare, prendere oggetti, lanciare nemici e “dabbare” (disponibile dal livello 7, con tasto direzionale a sinistra + pugno). Se clicchiamo due volte i tasti direzionali per muoverci, il personaggio compierà un piccolo dash, e se manteniamo la pressione ciò diverrà una vera corsa (molto utile nei livelli che contengono il platforming). Molto interessanti alcuni livelli per il genere, infatti ci sono delle situazioni “stealth”, certo molto limitato e facilitato, ma è comunque una buona sorpresa che spezza la monotonia, anche se picchiare i nemici e usare combo sempre più potenti è divertentissimo. L’unico difetto che si può indicare è il fatto che che in alcune situazioni, quando si affrontano molti nemici, il personaggio risulta un po’ lento nello sfuggire e lento nel rialzarsi, ciò non permette sempre di difendersi al meglio e il più delle volte si rimane bloccati in un “sandwich” da cui sarà abbastanza difficile fuggire.
Premendo il tasto di pausa sarà possibile utilizzare il telefono che hanno con loro le protagoniste: in questo troveremo la mappa, che sarà molto utile visto che vi saranno segnato il luogo dell’obiettivo e vari punti di interesse come i negozi. Inoltre avremo una lista delle missioni che dobbiamo compiere e che abbiamo già completato, una schermata che ci farà vedere il livello del nostro personaggio e le varie statistiche (si guadagnano punti esperienza sconfiggendo nemici e completando le varie missioni, ogni volta che saliamo di livello aumenteranno le varie statistiche e ci verranno insegnate nuove combo). Nel menù-telefono è possibile anche trovare un inventario con degli oggetti che fungono da abilità passive, acquistabili dai negozi (con soldi che avremo completando missioni e eliminando i nemici), ed infine avremo anche la lista delle mosse e combo imparate. Nel gioco, oltre ai vari canonici negozi che vendono strumenti che ci danno boost temporanei e cibi per ricaricare la vita, troviamo il dojo, dove sarà possibile acquistare delle combo mortali che non potremo ottenere salendo di livello. Sono presenti inoltre delle statue da distruggere che fungono da collezionabili (sono 25 in tutto – ovviamente ciò serve per completare il gioco al 100% e ottenere il platino per i cacciatori di trofei). Nella schermata iniziale è possibile selezionare la difficoltà e se giocare da soli o in compagnia con un amico (solo in locale).
Se giocato da soli, River City Girls può risultare abbastanza difficile, visto che i boss saranno davvero duri da affrontare, e potreste a volte avere davvero bisogno dell’aiuto di un amico. Le due protagoniste hanno uno stile diverso di combattimento, Kyoko è più veloce e “sporca”, mentre Misako offre animazioni che mostrano uno stile più elegante (addirittura usa la sua borsetta per picchiare i nemici).
Back to the pixels
Il gioco riprende in tutto e per tutto lo stile grafico dei classici del genere, e chi ama la pixel art andrà pazzo per River City Girls. Abbiamo ambientazioni ben fatte ed ispirate e personaggi ben animati, con colori e design che ricalcano la cultura degli anni ’80 mescolata a quella della internet pop culture del nostro periodo. Non solo le protagoniste, ma anche i personaggi secondari sono fluidi, coerenti con il mood del gioco, colorati, vivaci e soprattutto piacevoli da vedere. Il design dei boss sono molto ispirati e bellissimi da vedere, molto divertente il fatto che ognuno di loro ricalchi uno stereotipo dei classici studenti del liceo (andiamo dalla ragazza gotica, al nerd che crede di avere poteri speciali e così via).
Il comparto sonoro offre canzoni sia cantate che strumentali: queste ultime sono di un carattere molto più chiptune, mentre invece quelle cantate ricordano molto le canzoni giapponesi che fanno l’occhiolino alla corrente vaporwave, con effetti sonori e pitch davvero esotici. In generali i pezzi sono davvero ottimi, adatti ai momenti in cui sono posti e soprattutto memorabili con una loro personalità. Un appunto sulla localizzazione italiana, che risulta purtroppo scadente: oltre a vari errori di traduzione, capita che gli altri personaggi si rivolgano alle protagoniste con articoli maschili.
End of arcade
In conclusione, River City Girls merita? Assolutamente sì. Il gioco ricalca alla grande il mood dei titoli anni ’80 del genere beat ‘em up, mescolandolo con nuove meccaniche e la cultura pop del nostro ultimo periodo. Il titolo offre tante ore di divertimento, con una ottima colonna sonora, una grafica vivace fluida e colorata e un gameplay ben sviluppato. Gli unici appunti sono una difficoltà forse troppo elevata contro gli ultimi boss del gioco – se si gioca in solo – ed una localizzazione italiana che lascia molto a desiderare. Quindi vi consigliamo l’acquisto se volete ritornare indietro di qualche anno e godere di un grande beat ‘em up come non si vedeva da tempo!