Era il 2015 quando arrivò Bloodborne, una nuova esclusiva PlayStation 4. La software house dietro il progetto era From Software, con la direzione di Hidetaka Miyazaki. Titolo fortemente legato alla serie Souls ma che si discosta non solo per ambientazione e temi trattati, ma anche sotto il profilo ludico. Andiamo a scoprire pregi e difetti di una delle migliori esclusive della console di casa Sony.
Sangue e Luna
Come per la serie citata sopra, anche in questo caso la narrativa è fumosa e nascosta. Starà ai giocatori cercarla e conoscerla. Ma non è un obbligo, ci basta sapere che noi siamo dei Cacciatori e che, in quanto tali, dovremo debellare il problema delle Bestie. Cosa sono, perché sono a Yharnam e come mai proprio noi dobbiamo svolgere tale compito? Nessuno vi servirà le risposte su di un piatto d’argento, ma tutti gli NPC (così come le descrizioni) ci daranno vari indizi. Ognuno di essi, se capito dove posizionarlo, porterà a formare un puzzle enorme e complesso, ma estremamente ben realizzato. Lovecraft è il punto di partenza ma la narrativa i dipanerà in decine di strade laterali. Bloodborne è senza ombra di dubbio più oscuro dei Souls, ma, per i temi trattati, può essere considerato più interessante. Una città gotica fa da sfondo ad una notte che si trasformerà in un incubo e starà a noi riuscire a risvegliarla.
Dovremo farci strada tra Bestie, altri Cacciatori e i “Grandi Esseri”, entità che vi lasceremo il piacere di conoscere. L’intera città trasuda morte e disperazione, nessun cittadino ci aprirà la porta per aiutarci, saremo soli, in una notte senza fine. Ad ogni nostra morte sarà il Sogno del Cacciatore a darci asilo, ospitante sia l’Automa che Gehrman, due personaggi fondamentali. Da qui potremo riprendere il viaggio, con un sistema di spostamento molto simile a quello di Dark Souls II (poi ripreso anche nel terzo). In quasi ogni zona della mappa potremo fare la conoscenza di vari personaggi, ognuno con una propria quest. Tutta questa libertà, già presente da Demon’s souls e ampliato ulteriormente in Dark Souls, trova la sua massima espressione in questo titolo. Peccato solo che Yharnam non sia una mappa “aperta” come Lordran, ma risulterà molto più lineare e “guidata” la prosecuzione.
Senza scudi è tutto più bello
In Bloodborne l’unico scudo che si può trovare sono delle assi di legno legate. In quanto Cacciatori basiamo tutto il nostro combattimento sulle armi corpo a corpo e su quelle a distanza. Le pistole o gli archibugi saranno utili soprattutto per il parry, mentre ogni arma avrà la possibilità di trasformarsi con un semplice tasto. Tutti i moveset sono differenti, rendendo la scelta dell’equipaggiamento più un fatto personale (e situazionale) che in base alla potenza. Lo stesso discorso può essere fatto per gli indumenti, i quali non assorbiranno molti danni da impatto, ma saranno fondamentali per difendersi dagli elementi. Per fare il backstab sarà necessario caricare il colpo potente (novità introdotta, poi ripresa nel terzo) e colpire il nemico alle spalle, stordendolo.
Molta più importanza verrà data anche ai livelli. Non sono presenti moltissime caratteristiche, ma ognuna è fondamentale. Non c’è una “Resistenza 2.0”. Un’innovazione del titolo sarà il recupero della vita dopo aver subito un colpo. Dopo un attacco nemico andato a segno avremo qualche istante per recuperare tutta, o parte, della salute persa colpendo a nostra volta. L’unico altro modo per rifocillarci sarà quello di utilizzare le Fiale di Sangue, un normale consumabile che sarà bene averne sempre a palate. Caricare a testa bassa pensando che basti spammare il tasto R1 e recuperare vita infinitamente sarebbe molto ingenuo, in quanto non avremo equilibrio, essendo sempre vestiti “leggeri”. Di fatti non è presente nemmeno il peso massimo equipaggiabile. Potremo portare quattro armi contemporaneamente senza la paura di essere in fat roll. O meglio in fat dash; in Bloodborne infatti è presente un dash e non un roll. Per quanto riguarda i nemici ognuno avrà i propri punti forti e delle debolezze, con pattern molto più complessi che in passato. Le boss fight saranno tutte abbastanza diversificate e con diverse fasi.
Ultima nota va fatta ai Chalice Dungeon e all’unico DLC rilasciato, intitolato “The Old Hunters“. I primi sono dei veri e prorpi dungeon procedurali in cui sarà possibile reperire equipaggiamento e consumabili di ogni tipo. Sono presenti diversi boss inediti e anche qualche altro tassello di trama, ma non sono obbligatori. Parlando del contenuto aggiuntivo siamo di fronte ad uno dei migliori del genere. Una mappa nuova, nuovi boss e moltissime aggiunte fanno di questo DLC un acquisto quasi obbligatorio.
Ancora bello a distanza di anni
Miyazaki si è superato. E’ riuscito a creare un mondo fantastico anche sotto il profilo estetico. Non siamo di fronte ad un capolavoro della tecnica, ma il livello per i dettagli ha dell’incredibile. Ogni arma così come le armature presentano degli accorgimenti tali che non hanno potuto far girare il gioco a 60 frame al secondo, parole di Hidetaka stesso. Anche le musiche, molte realizzate da un coro, sono indimenticabili, soprattutto durante le boss fight. Non sono ancora presenti le ombre dinamiche, ma non ci possiamo lamentare. Ogni ambientazione sembra un vero e proprio quadro, un po’ macabro forse, ma sempre fantastico rimane. Non c’è molto altro da dire, se non che la telecamera resta sempre un problema, marchio di fabbrica di From. Anche la longevità non è altissima, ma, tra i vari New Game +, il DLC e i dungeon potenzialmente infiniti, il monte ore si alza a dismisura.
In conclusione Bloodborne è sicuramente una delle migliori esclusive di PlayStation 4. Per chi è amante dei Souls è un acquisto imprescindibile, per chi non ha mai giocato un titolo del genere vale lo stesso discorso. Per coloro invece che non sopportano tale miscela, il consiglio è comunque quello di provarlo. Ormai lo si trova a poco e magari con il cambio di immaginario ed un gameplay evoluto e rifinito cambierete idea.
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