Dire che Kingdom Hearts 3 è stato molto atteso è un vero e proprio eufemismo, si tratta di uno dei videogiochi più bramati della storia. I fan di tutto il mondo (me compreso) hanno dovuto aspettare decisamente troppo tempo: sono passati sette anni dall’ultimo gioco di Kingdom Hearts ed addirittura tredici anni dal secondo capitolo su console casalinga.
Nel corso degli anni sono state pubblicate collection con tutti i capitoli riproposti in HD per aiutare a distrarre i fan dall’infinita attesa, ma resta il fatto che è stata saltata a piedi pari un’intera generazione di console. Personalmente l’attesa si è trasformata in nervosismo e paura da quando annunciarono che avrebbero saltato la vecchia generazione (PlayStation 3) per far uscire Kingdom Hearts 3 su PlayStation 4 e per la prima volta su una console Microsoft.
Con l’aumentare dei capitoli della saga, il gameplay e la storia si sono evoluti ed ampliati. Ogni nuovo gioco ha modificato il sistema di combattimento, in alcuni casi semplicemente aggiungendo alcuni elementi alla formula di gioco, ma in altri è stato cambiato radicalmente (come in Chain of Memories). Ovviamente, con il passare degli anni, anche la storia ha cominciato a complicarsi a dismisura, creando uno degli universi più intricati della storia videoludica. Inoltre si sono create enormi aspettative dovute ad un’attesa spasmodica di quasi 15 anni. Abbiamo dovuto aspettare davvero troppo. Ma veniamo alla domanda fondamentale: è valsa la pena aspettare tutti questi anni per Kingdom Hearts 3? La risposta è un sonoro sì. Sì, questo è un capitolo di Kingdom Hearts che valeva la pena aspettare.
Come ho accennato prima, i giochi della Kingdom Hearts Saga sono piuttosto noti per la loro storia. Criptica, particolare e che richiede un notevole impegno per essere capita e seguita appieno. Square Enix ha così saggiamente rilasciato delle collection con tutti i capitoli della saga per rinfrescare la memoria ai veterani e per avvicinare i neofiti. Nel gioco inoltre sono presenti degli ottimi video (9 in totale) che riassumono a grandi linee i capitolo precedenti e che sono più un mezzo da utilizzare per un ripasso, rispetto ad uno strumento per evitare di giocare i capitoli precedenti. Esistono sicuramente videogiocatori a cui non in interessa molto la storia e desiderano solo un gameplay divertente ed appagante. Queste persone sicuramente saranno contente con questo capitolo. Per quanto riguarda i neofiti che vogliono iniziare da questo capitolo, ehm, “buona fortuna”?
Kingdom Hearts 3 inizia immediatamente dopo la fine di Kingdom Hearts: Dream Drop Distance. Non ci sono preamboli. Non c’è nessun riassunto che recita “In precedenza, in Kingdom Hearts…”. Inizia di colpo, ecco Sora, Paperino e Pippo. Li conosci già. Conosci già Riku e Topolino. Sai perché il Re e Riku sono in viaggio per trovare Aqua.
Ma cosa sta succedendo esattamente? Dopo che Riku ha passato l’esame per diventare maestro del Keyblade, Yen Sid ha incaricato lui e Topolino di viaggiare nel Regno dell’oscurità per salvare Aqua, che si è dovuta sacrificare per salvare il suo amico Terra alla fine di Birth by Sleep. Dal momento che Sora ha fallito il suo esame, l’oscurità lo ha privato della maggior parte dei suoi poteri che era riuscito ad ottenere fino a quel momento. Dovrà iniziare così una ricerca per riottenere la sua forza e la sua fiducia. Una volta che riuscirà a otterre il Potere del Risveglio, potrà aiutare Riku e Topolino a rintracciare gli studenti scomparsi del compianto Maestro Eraqus.
Fortunatamente, Sora non dovrà attraversare tutti i mondi che ha visitato innumerevoli volte nei primi due titoli su PlayStation 2 e nei vari capitoli per console portatile. Egli farà visita a due mondi che abbiamo già visto nelle sue avventure passate (il Monte Olimpo e quello dei Pirati dei Caraibi) a causa di motivi ben specifici. Ogni altro mondo che vedremo riguarderà un film Disney più recente (come Rapunzel, Frozen, Big Hero 6) o un film Pixar (Toy Story, Monsters & Co.). Ci sarà anche il ritorno, anche se per poco tempo, di Winnie The Pooh e tutti gli abitanti del Bosco dei 100 Acri. Con solo otto mondi Disney da esplorare, Kingdom Hearts 3, sulla carta, sembra non avere molti contenuti; ma ogni mondo che vedremo ha alcune meccaniche particolari ed uniche, aree completamente diverse che riserveranno molte sorprese, come segreti e collezionabili nascosti.
Ciò che sorprende particolarmente è il modo in cui ognuno dei nuovi personaggi ed ambientazioni si inserisce nelle tematiche dell’universo di Kingdom Hearts. Dagli spensierati Buzz e Woody di Toy Story, ai personaggi di Rapunzel e Frozen, fino a passare a Mike e Sully Monsters, Inc. ed agli eroi di Big Hero 6 tutti riescono ad abbracciare alla perfezione i temi dell’ amicizia e dello stare insieme, tipici della saga. In alcuni di questi mondi, Sora dovrà ripercorrere più o meno la storia del film di animazione originale, altri invece hanno luogo dopo il film. I mondi scelti dagli sviluppatori sono davvero azzeccati. Tutto si adatta alla perfezione e niente sembra forzato, anche se alcune delle storie sono piuttosto diluite e fin troppo lunghe.
Ovviamente la trama non riguarda solamente il viaggio di Sora tra i mondi Disney e quello di Riku e Topolino nel Regno dell’Oscurità. L’Organizzazione XIII è tornata, anche se molti dei suoi membri originali sono tornati alle loro forme umane. Alcuni di questi ex membri stanno aiutando Sora, altri sembrano solo aiutare loro stessi, ed alcuni ancora invece sono ancora dalla parte del maestro Xehanort, nemico iconico dell’intera saga, con lo scopo di aprire Kingdom Hearts. Inoltre, che cosa stanno tramando Malefica e Pietro che vediamo in qualche scena di intermezzo? Tutti questi misteri manterranno il giocatore in tensione e sull’attenti fino alla fine dell’avventura. Una cosa che mi ha davvero stupito è la narrazione che, questa volta, è abbastanza semplice e lineare: una novità davvero pazzesca per il franchise di Kingdom Hearts. Sinceramente non avrei mai pensato che Square Enix e Nomura sarebbero riuscire a trovare un modo per legare tutta l’intricata trama dei capitoli precedenti ma, alla fine delle circa 35 ore che ho impiegato per terminare la storia, posso dire che hanno svolto un ottimo lavoro. Chapeau.
Uno dei più grandi cambiamenti che saltano subito all’occhio in Kingdom Hearts 3 è il diverso motore grafico. Square Enix ha abbandonato il proprio motore che è stato utilizzato per quasi tutti i capitoli della serie per passare all’ Unreal Engine 4. A differenza del combattimento che, pad alla mano, ridona il feeling dei vecchi capitoli, l’aspetto tecnico e la direzione artistica sono davvero spiazzanti. Le modifiche fatte ai modelli dei personaggi saltano subito all’occhio dei veterani della serie, e il gioco non si fa scrupoli a contrapporre il comparto tecnico attuale con quello dei capitoli precedenti tramite frequenti flashback. I capitoli originali rimasterizzati delle collection presentano ancora oggi una buona qualità tecnica (chi più e chi meno) ma Kingdom Hearts 3 lascia davvero a bocca aperta.
Non c’è dubbio che Square Enix abbia puntato molto sull’aspetto tecnico, riuscendo a regalare un notevole comparto audiovisivo. Ogni mondo ha un proprio stile che prende a piene mani dai corrispettivi film Disney e Pixar. Il Regno di Corona ad esempio è davvero stupendo, con una vegetazione densa e ricca fino ad arrivare all’ottima rappresentazione della torre di Rapunzel. Anche gli effetti di luce sono ottimamente realizzati, con il sole che fa brillare le correnti d’acqua o che si intravede tra le fronde degli alberi. Anche gli effetti particellari come quelli delle magie sono davvero straordinari, con colori vividi e brillanti.
Possiamo dire quindi che i mondi di gioco sono ottimamente rappresentati anche se, a volte, sembrano troppo statici. Grazie sempre a qualche escamotage narrativo, le mappe che andremo ad esplorare saranno per lo più disabitate e poco vive. Anche a livello di prestazioni ho riscontrato qualche piccolo problema, infatti sia PS4 standard che su PS4 Pro il motore di gioco cerca di puntare ai 60fps che però raggiunge solo in rare situazioni.
Nulla da eccepire, invece, sul puntuale ed evocativo accompagnamento sonoro curato anche stavolta da Yoko Shimomura (Legend of Mana, Parasite Eve), né sul pregevole doppiaggio in lingua inglese, che purtroppo è rimasto orfano di Leonard Nimoy. Venuto a mancare nel 2015, il doppiatore originale di Maestro Xehanort è stato sostituito per l’occasione dalla superstar Mark Hamill (già Maestro Eraqus), che purtroppo non ha saputo attribuire al personaggio una connotazione malvagia altrettanto valida.
Ogni volta che non sarete impegnati ad ammirare i dettagliatissimi livelli o a guardare i bellissimi filmati (a volte eccessivamente lunghi) che porteranno avanti la trama, vi troverete coinvolti in un eccellente sistema di combattimento che rimane in gran parte ineguagliato nella sfera dei giochi di ruolo in terza persona. È un sistema eccezionalmente malleabile, più profondo di quanto sembra e immensamente soddisfacente da sperimentare.
Il combat system è abbastanza complesso e variegato nel suo insieme ma è formato da diverse parti semplici e distinte. I principianti possono facilmente superare qualsiasi incontro premendo in continuazione il pulsante di attacco per eseguire combo ravvicinate abbastanza soddisfacenti. Non richiede alcun tempismo preciso o finezza, ma senza dubbio con i livelli di difficoltà più semplici (anche quella standard) è sicuramente efficace e abbastanza spettacolare da vedere. Ci sono anche una serie di incantesimi nel vostro arsenale che consentono di sperimentare diverse combo. Ogni incantesimo ha la sua traiettoria e la sua area di danno unica così ogni magia sarà adatta a determinate situazioni. Usando Fire si evocherà un palla di fuoco che inseguirà il nemico mirato fino a lungo raggio, mentre Thunder sprigionerà una pioggia di fulmini nelle vostre immediate vicinanze, un ottimo modo per falciare gruppi numerosi di nemici.
La maggior parte dei vecchi capitoli della saga avevano qualche strana trovata per quanto riguarda il combattimento, come le carte viste in Chain of Memories. Kingdom Hearts 3 non ha nulla di tutto ciò. Invece, prende le migliori idee della saga, le rifinisce e le implementa in modo fluido e intuitivo.
Ad esempio, Tiro – che è ripreso da Birth by Sleep – e Fluimoto – da Dream Drop Distance – fanno parte dell’arsenale di Sora anche in questo gioco. Il movimento tramite Fluimoto è stata ampliato e migliorato in modo tale che ora Sora può roteare intorno a determinate strutture o scalare semplicemente alcuni muri. L’uso dell’attacco Tiro è legato ad una specifica barra Focus (che si ricarica tramite sfere gialle che si possono recuperare dai nemici o dai vari oggetti distruttibili negli scenari) e permette di agganciare più nemici e tempestarli di proiettili. Sora può anche usare questa meccanica agganciando sporgenze lontane che normalmente non può raggiungere, così da spostarsi molto più rapidamente per la mappa. Assomiglia molto al rampino di Batman. Se usato in combinazione con il Fluimoto scoprirete che Sora può raggiungere qualsiasi zona della mappa. Almeno fino a quando i confini invisibili in pratica vi diranno “Tu non puoi passare”.
Premendo ripetutamente il tasto di attacco, Sora si avvicina automaticamente al bersaglio selezionato, inseguendolo anche quando si sposta. In questo modo, Nomura ha cercato di arginare uno dei veri nemici dell’intera saga: la telecamera. Col tempo ci si fa l’abitudine, ma il modo in cui la telecamera perde il giocatore di vista, costringendoci a riallinearla continuamente per cercare i bersagli da attaccare, è estremamente frustrante. Il sistema di lock-on non aiuta per niente: premendo un pulsante dorsale del controller, Sora aggancia il nemico più vicino, ma questa è una funzione che lascia il tempo che trova nelle battaglie contro i pesci piccoli e ancor meno quando il boss da attaccare è soltanto uno.
Kingdom Hearts 3 riporta anche gli attacchi di squadra e le fusioni già viste nel sistema di combattimento di KH2, ma Square Enix ha apportato delle sostanziali modifiche al sistema. Fusione è una meccanica che si attiva solo dopo aver inflitto all’avversario un certo numero di colpi: una volta che si è riempito un apposito indicatore che compare per alcuni secondi sopra alla voce Attacca, il giocatore può impartire un ordine che non soltanto potenzia la serie di assalti e permette di accedere ad un devastante colpo di grazia, ma addirittura altera la forma del Keyblade e le combo ad esso legate.
Ad esempio, alcuni possono trasformarsi in martelli con cui schiacciare i nemici, altri in balestre doppie con cui sparare una scarica di proiettili, e così via. Oltretutto, la possibilità di equipaggiare ben tre diversi Keyblade, intercambiabili in qualsiasi momento, favorisce i veloci cambi di strategia, al fine di sfruttare le debolezze e aggirare i punti di forza dei mostri.
Ogni volta che si può eseguire una trasformazione del Keyblade o un attacco di squadra l’opzione rimane in cima al menù di azione per diversi secondi, così da poterle concatenare una dopo l’altra prima che finiscano i loro rispettivi timer. Sicuramente questo aumenta le possibilità strategiche, specialmente quando si tratta di attivare le varie forme del Keyblade.
Alcuni nemici inoltre possono innescare un attacco denominato Attrazione, una novità assoluta per il franchise. Questa nuova meccanica viene attivata sempre con il triangolo/Y (come le fusioni e i cambi di forma del Keyblade) e si tratta di un attacco potente e spettacolare che ha effetto su un’area molto vasta. Esistono vari tipi di Attrazioni e, come si può intuire dal nome, sono degli attacchi che evocano delle vere e proprie “giostre” che richiamano quelle presenti nei parchi divertimento Disney.
Per quanto concerne invece le evocazioni, qui chiamate Legami, va segnalato che funzionano in maniera diversa rispetto al passato: se un tempo bastava invocare un alleato per fargli eseguire la propria mossa automaticamente, in Kingdom Hearts 3 le cose sono cambiate non poco. Sacrificando l’intera barra MP (che si ricarica col passare dei secondi, come in A Fragmentary Passage), è possibile chiedere l’intervento di un alleato particolare e assumerne il controllo per qualche secondo. I Legami verranno sbloccati battendo determinati boss, e avrei preferito che fossero stati meglio contestualizzati. Ad esempio si potranno evocare Ralph e Simba, ma senza un vero motivo.
Una delle cose positive di questi attacchi davvero (troppo) potenti è che sono opzionali. A livello di difficoltà standard o facile sarete sempre in grado di premere solamente il pulsante di attacco e vincere quasi tutti i combattimenti, ma le cose diventano più interessanti nell’impostazione più difficile del gioco. Quando gli attacchi dei nemici infliggono più danni, sarete obbligati a usare schivate, parate e l’invincibilità temporanea data dalle finisher per sopravvivere contro i boss più duri. La davvero troppa facilità a livello di difficoltà normale è uno dei peggiori difetti del titolo, perché non rende solamente più accessibile il titolo, ma fa perdere importanza a diversi scontri contro nemici importanti del gioco. Il mio consiglio è, per chi ha giocato ai vecchi capitoli o vuole una buone dose di sfida, è quello di iniziarlo a livello di difficoltà massimo.
Quelli sopra elencati non sono gli unici cambiamenti del sistema di combattimento. Ogni mondo ha infatti qualche meccanica di combattimento o di esplorazione unica. Ad esempio, ci saranno alcuni scontri in cui Sora potrà ripararsi dietro alcune coperture e sparare nel passaggio da una all’altra. Nel mondo dei Caraibi il gioco si trasforma in “Kingdom Hearts Odyssey“, completo di nave pirata e isole da esplorare. E sì, ci sono le battaglie navali e sono più divertenti di quanto si potrebbe pensare.
Una delle cose che ho particolarmente apprezzato in questo capitolo è la progressione del personaggio, anche se non priva di difetti. Salire di livello tramite l’esperienza o sconfiggere i boss durante la storia significa aumentare le proprie statistiche o ottenere una nuova abilità. Queste abilità variano davvero molto, si passa da un nuovo tipo di attacco a un potenziamento di un incantesimo. Ogni abilità può essere attivata solo se si ha la quantità richiesta di punti abilità che si otterranno salendo di livello. Il sistema è un modo eccellente per far sentire ogni livello prezioso. I Punti, oltre ad aumentare a intervalli regolari dopo un certo numero di level-up, possono essere incrementati anche attraverso l’uso di accessori e oggetti consumabili che l’utente potrebbe produrre in quantità industriale già dopo le prime 15 ore circa di gioco, aggirando di fatto la necessità di scegliere quali skill utilizzare. Non si ha quindi mai una scelta significativa di quali abilità sbloccare, in quanto sarete in grado di sbloccarle tutte abbastanza agevolmente.
I menù di questo capitolo sono progettati in modo molto semplice, con uno stile moderno e semplificato. Già dopo pochi minuti che si naviga nella nuova interfaccia, si capisce come accedere a qualsiasi opzione, come l’importantissima modifica dell’equipaggiamento. La minimappa è perfettamente leggibile ed è molto facile capire quali sono le zone già esplorate. Un elemento che Square Enix ha riproposto dal primo capitolo che non ho mai apprezzato era il suo particolare sistema di gestione degli oggetti. Ancora una volta, qualunque oggetto che aggiungi alla lista dei consumabili che si possono usare in battaglia, sarà solamente uno. Quindi, se si vuole ad esempio usare tutte e quattro le pozioni a propria disposizione ,bisognerà aggiungerle singolarmente in ogni slot disponibile. Non si ricaricano, quindi se ne usate uno in battaglia, dovrete aggiungerlo manualmente dal menù (non accessibile durante uno scontro). Una volta che si impara l’incantesimo Energia, questo non sarà più un grosso problema, ma è un po’ frustrante fino a che non si arriva a quel punto.
Non è ancora tutto: la Gummiship, nel bene e nel male, è tornata. Se siete come me che avete odiato tutto ciò che riguardava la Gummiship dei primi due giochi per console, state pronti per una sorpresa. Le sezioni nello spazio in questo capitolo sono davvero divertenti da giocare! Una volta finito un mondo non ho mai voluto precipitarmi in quello successivo, perché la navigazione ed i combattimenti a bordo dell’astronave sono sviluppati davvero bene. Ci sono molte cose per tenervi occupati lungo la strada da un mondo all’altro. Si possono affrontare delle battaglie spaziali, che saranno familiari a chiunque abbia giocato ai primi giochi per console; c’è la possibilità completare dei mini-giochi con dei globi giganteschi, scattare foto di varie costellazioni oppure distruggere vari cristalli presenti nel cosmo. Anche in questo capitolo tornerà la possibilità di costruire e modificare la propria navicella, scegliendo le varie armi, propulsori e varie altre cose.
Potrei andare avanti all’infinito nel raccontarvi tutto ciò che il gioco ha da offrire, come cucinare con il Piccolo Chef di Ratatouille, cercare tutti i vari Portafortuna per i mondi di gioco, fare qualche partita ad una serie di mini-giochi sul Gummifono di Sora (sì, Sora in questo gioco ha una spiecie di smartphone) e quelli del mondo di Winnie The Pooh oppure completare le diverse missioni fotografiche dei Moguri. Kingdom Hearts 3 letteralmente non dà mai la possibilità di annoiarsi. Vi riempie sempre di cose nuove per farvi divertire, sia che si tratti di minigiochi, paesaggi meravigliosi, easter egg, attività di cucina o collezionabili. E sì, sarete felici di sentire che è presente una modalità selfie.
Ma è probabile che, se avete letto fino a questo punto, non avete intenzione di rimanere su questa pagina per altre migliaia di parole.
Avevo parecchi dubbi e paure su questo titolo, forse quello che ho atteso di più in tutta la mia vita. È difficile dire se la conclusione di questa saga accontenterà tutti i fan. Con una serie che va avanti da oltre quindici anni, le aspettative erano davvero alte. Non voglio entrare nel territorio dello spoiler, ma il gioco è ricco di momenti toccanti ed emotivi che speravo di trovare e devo dire che, secondo me, gli sviluppatori di Square Enix e Nomura sono riusciti a collegare bene tutte le varie trame e questioni lasciate in sospeso. Alcune personaggi potrebbero avere un po’ più di attenzione rispetto altri, ma sono contento di come è andata a finire. Inoltre l’enigmatico filmato segreto lascerà a bocca aperta tutti i fan.
Il gioco sicuramente non è perfetto in ogni sua componente, dalla difficoltà mal bilanciata alla telecamera che perde spesso Sora ma, dopo un’intensa riflessione, sono arrivato alla conclusione che è davvero difficile criticare Kingdom Hearts 3 nella sua interezza. Potrebbe essere difficile da apprezzare per i neofiti, ma l’eccellente lavoro con i mondi Disney e sul sistema di combattimento hanno reso il gioco appetibile per chiunque. Sono triste mentre penso alla fine di una delle saghe che mi ha accompagnato per tutti questi anni, ma sono anche desideroso di vedere quali saranno le prospettive future per il franchise, anche se so che l’attesa sarà lunga.
Kingdom Hearts 3 è stata un’esperienza indimenticabile e, come fan di vecchia data, è stato tutto ciò che avrei potuto sperare. A parte qualche difetto, si tratta di un videogioco speciale e una conclusione perfetta per una saga che porterò per sempre nel mio cuore.