The Sojourn è un nuovo gioco di avventura a base di puzzle realizzato da Shifting Tides e Iceberg Interactive e disponibile su PlayStation 4 (versione da noi testata), Xbox One e PC. Si tratta di un racconto di luce e oscurità, in cui scintille di luce guideranno il vostro viaggio in questo mondo fantastico.
Inizierete il titolo in un ambiente buio, fino a quando non apparirà una sfera luminosa che si muoverà intorno a voi. Seguendo il globo verrete condotti in una grande stanza con diverse porte numerate. Ogni porta vi trasporterà in una stanza che contiene un puzzle da risolvere. Una volta che il rompicapo viene completato, verrete riportati nell’hub principale dove vedrete la porta che avete appena attraversato illuminarsi. Una volta che tutte le porte si saranno illuminate (e quindi avrete risolto ogni puzzle), un ascensore situato al centro della torre vi porterà al livello successivo. Con alcuni cambi di ambientazione questo loop continuerà fino al termini dell’avventura.
The Sojourn ha anche una trama, seppur abbastanza semplice, che lega i vari rompicapi. La storia non è raccontata tramite filmati o dialoghi, ma piuttosto attraverso varie statue che rappresentano determinati eventi della vita un ragazzo mentre lascia i suoi genitori per apprendere determinate arti, dal combattimento con la spada fino alla magia. Ognuna delle persone in queste statue indossa una benda, come se fossero tutte protagoniste del film di Netflix Bird Box. Il tutto ottiene un significato solo con la fine dell’avventura. La storia è presente solo per dare al giocatore un aspetto su cui riflettere, ma in realtà non ha alcun impatto sul gameplay.
Il gameplay alla base del gioco è molto semplice. Vi spostate camminando (e intendo proprio camminare, non potete correre) attraverso i vari livelli muovendo statue ruotando pilastri per puntare fasci di luce o attivare piattaforme. Gli sviluppatori hanno introdotto anche lo “scontro” tra luce e oscurità all’interno del gameplay. Mi spiego meglio, ogni oggetto dei vari livelli si comporta in modo diverso quando ci si trova nella normale luce del giorno rispetto a quando si entra nel regno dell’ombra. Ad esempio, statue e arpe possono essere attivate solo in questo mondo oscuro. I giocatori usano le statue per teletrasportarsi, scambiando posto con l’oggetto in questione, mentre le arpe vengono usate per riparare ponti rotti per un periodo di tempo limitato, permettendo ai giocatori di attraversarli fintanto che non scadano i secondi prestabiliti. Per entrare nel cosiddetto regno oscuro si potranno usare alcuni “interruttori” a terra oppure determinati specchi che emano una luce blu.
La curva di apprendimento in The Sojourn è graduale ed equa. Le due meccaniche sopracitate bastano a creare puzzle molto diversi tra di loro. Ovviamente queste fanno da preludio ad altre tipologie di oggetti che espandono ed evolvono i rompicapi del gioco nei tre capitoli seguenti, diventando molto più complessi. Il gioco lascia il giusto tempo per assimilare ogni nuova meccanica, trasformando ogni livello in una partita a scacchi che mette alla prova il giocatore che deve cercare di capire il da farsi con diverse “mosse” di anticipo.
Sebbene quasi tutti i livelli siano delle sezioni di mondo fluttuanti, la morte in The Sojourn è praticamente inesistente. Un falso passo oltre il terreno, molto probabilmente dovuto al fatto che si sta prestando particolare attenzione a un oggetto per risolvere il puzzle, riprodurrà solo una breve animazione di caduta per riportare il giocatore nello stesso identico punto. I puzzle rimangono invariati dopo la caduta, ma per fortuna possono essere ripristinati dal menù di pausa così da resettare il livello se si è sbagliato qualche passaggio fondamentale.
Oltre al normale obiettivo in ogni livello, una volta risolto, vi verrà immediatamente data la possibilità di affrontare una sfida più difficile all’interno di quella stessa area. Questa volta, tuttavia, dovrete recuperare una pergamena mistica. La raccolta di tutte le pergamene ovviamente porta a uno sguardo più approfondito a ciò che sta accadendo nel mondo intorno a te. Ed è qui che risiede la vera sfida del gioco. I livelli normali sono, per la maggior parte, abbastanza facili. C’è un enorme picco di difficoltà da quegli obiettivi principali alle pergamene che potete raccogliere opzionalmente. Sono una persona abbastanza in gamba per quanto riguarda la risoluzione di puzzle, ma ci sono stati alcuni livelli che mi hanno davvero messo in difficoltà.
Ed ecco che colgo l’occasione per parlare di uno dei più grandi difetti del gioco. Ogni rotolo che raccogliete contiene una massima di un certo spessore filosofico. Gli sviluppatori hanno cercato di inserire queste frasi per far riflettere il giocatore, senza però riuscire nell’intento in quanto, secondo me, si tratta di una trovata pretenziosa, soprattutto perché non si lega alla “storia”. Sono per lo più riflessioni esistenziali che non apportano nulla al gioco in sè. The Talos Principle è un ottimo esempio di un gioco di puzzle ricco e stimolante che è riuscito a portare anche un messaggio profondo.
Visivamente, The Sojourn è davvero una spettacolo per gli occhi. Gli ambienti sono luminosi e vibranti e il regno dell’ombra utilizza intelligenti tonalità di viola per trasmettere l’oscurità senza rendere i livelli difficili da navigare. Le aree intorno a voi iniziano a crearsi mentre le si attraversa, proprio come succede in Bastion. Sicuramente il comparto tecnico riesce a rendere memorabile l’intera esperienza.
Non c’è molto da dire per quanto riguarda il comparto sonoro, poiché The Sojourn non ha sezione parlate e solo effetti sonori minimi. I pochi suoni che ci sono sono realizzati abbastanza bene, niente di strabiliante. La musica di sottofondo è una partitura orchestrale eterea che si adatta bene al mondo fantastico rappresentato, ma è ancora una volta abbastanza dimenticabile.
In conclusione devo dire che mi sono divertito nelle circa dieci ore passate con The Sojourn, tra la risoluzione dei puzzle e la raccolta delle varie pergamene. Purtroppo il titolo cerca in tutti i modi di essere profondo, ma non riesce mai veramente a riuscirci. Ci sono diverse meccaniche di gameplay ben realizzate, ma se avete giocato una buona quantità di puzzle-game, allora non vi sorprenderà. Seppur si tratti di un prodotto divertente e stimolante, purtroppo non aggiunge nulla di rivoluzionario al genere di appartenenza.