Viaggio, sogno, tragedia. Queste parole introducono perfettamente quanto racchiuso in The First Tree, indie creato da David Wehle in collaborazione con DO Games. Già disponibile su Steam ed uscito di recente anche su console, lo abbiamo provato volentieri in quanto estimatori di Journey, a cui l’autore stesso ha detto di essersi ispirato.
Versione provata: PS4.
Un sogno fatto di poesia
Fin dall’inizio del gioco vi è una coppia di narratori, Joseph e Rachel. L’uomo non riesce a dormire poiché turbato dalla morte del padre, e racconta alla donna il sogno che ha appena fatto. Ci caliamo così nei panni di una volpe alla ricerca dei suoi cuccioli, scoprendo subito alcune analogie con Journey. È del tutto assente una mappa di gioco, lasciandoci molta libertà di movimento ed esplorazione. Un aiuto viene però da alcuni punti luminosi che possiamo raccogliere, e da punti da raggiungere ben segnalati da un’onda bianca che si erge in altezza per diversi metri, ben visibile anche da lontano.
Ogni scenario è molto vasto e immerso nella natura, ad esempio nel verde di vaste praterie e colline innevate, con splendidi effetti luminosi creati dai raggi del Sole che filtrano tra gli alberi, o l’ondeggiamento di fiori ed erba. Qui notiamo qualche piccolo, seppur trascurabile, compromesso grafico: textures piatte che ondeggiano al vento anziché elementi tridimensionali. Un altro, ben più visibile, è presente negli elementi scenici che compaiono poco distanti da noi: mentre corriamo, vediamo erba ed alberi comparire dal nulla uno dietro l’altro, e benché l’occhio apprezzi comunque l’animazione ben riuscita di tanti elementi della natura, il realismo ne risente. Alcuni alberi lontani compaiono all’improvviso, nella frazione di un secondo. Certo, si tratta di un prodotto realizzato da un team ristretto e con fondi limitati, ma forse un effetto di lenta apparizione sarebbe stato possibile, con alberi i cui dettagli aumentavano con l’avvicinarsi a loro della volpe.
Ma nonostante queste piccole mancanze, come già detto l’impatto visivo realizzato in Unity è molto positivo; unito all’uso di colori vivaci e all’atmosfera vicina all’open world, il mondo attorno alla nostra volpe ci ricorda un certo Zelda: Breath of the Wild, benchè resti comunque lontano dal colosso Nintendo. La sensazione di serenità è dovuta anche alle bellissime note di pianoforte che fanno da sfondo alla nostra avventura.
Il gameplay si mostra subito semplice e adatto a tutti. Possiamo muoverci in qualsiasi direzione con l’analogico sinistro, spostando la telecamera con quello destro e premerlo per resettarla alle spalle della volpe. Premendo una volta un altro pulsante si attiva la corsa, premendolo nuovamente si torna a camminare. Possiamo saltare, con l’aggiunta del doppio salto per superare determinati ostacoli. Un altro pulsante serve invece per indagare sugli indizi trovati, o attivare interruttori che ci permettono di aprire un sentiero precedentemente chiuso.
Benché l’esplorazione permetta di muoversi liberamente, in ogni scenario c’è un sentiero preciso da raggiungere (quasi sempre in salita) in cui il gioco sfuma sul nero per caricare lo scenario successivo, spesso diverso dal precedente in quanto ad ambientazione ed enigmi da risolvere. Questi ultimi sono relativamente semplici, ma richiedono di girare nella zona attorno per diversi minuti prima di scoprire dove andare o in che modo aprirsi la strada. Ad esempio, in uno scenario dobbiamo trovare tre gruppi di farfalle e raggiungere un punto in cui saltare un ostacolo altissimo, cosa impossibile senza averle trovate tutte; prima di arrivare qui, però, siamo costretti a non saltare o le farfalle si allontaneranno e dovremo cercarle di nuovo tutte. In un altro scenario, invece, dobbiamo trovare ed attivare tre rocce bianche per aprirci un cammino altrimenti sbarrato, cosa non facile in quanto le rocce sono ben nascoste dietro altre più grandi o in punti sopraelevati dello scenario, ad esempio una roccia molto alta o una collina.
Tutto inizia e tutto finisce
Il gioco è piacevole da guardare, ed è interessante sapere fin da subito che quanto si sta facendo fa parte di un sogno e non corrisponde alla realtà. Ma benché il gioco duri sì e no un paio d’ore se affrontato nel modo giusto, l’esplorazione può alla lunga risultare un po’ noiosa e ripetitiva. Il gameplay si limita alla sola corsa della volpe per quasi tutta la durata del gioco, con le sole eccezioni di rari momenti platform in cui bisogna saltare da una roccia all’altra o fermarsi ad ascoltare i momenti di narrazione, aiutandosi con i sottotitoli in italiano per chi non mastica bene l’inglese. Ma se il viaggio è di per sé corto e un po’ monotono, The First Tree ha dalla sua un prezzo abbordabilissimo (attorno ai 10 Euro) e un’atmosfera degna di una poesia, con un doppiaggio inglese davvero ben realizzato.
Il viaggio della volpe narrato da Joseph è affascinante: l’estenuante ricerca dei cuccioli da parte della volpe ci trasmette un profondo senso di amore verso la famiglia, unito al dolore per la perdita dei nostri cari. [spoiler title=’Piccolo spoiler’ style=’default’ collapse_link=’true’](la volpe stessa ritrova i suoi cuccioli quando è troppo tardi)[/spoiler]
A questo si unisce una precisa scelta di design su alcuni scenari, creati in modo surreale per creare la metafora tra il sogno di Joseph e il dolore di David Wehle, autore del titolo, a causa della perdita del padre. Questa analogia è riportata anche dallo stesso Wehle in persona: attivando un’apposita opzione, è possibile ascoltarne i commenti durante il gameplay. Possiamo dedurre che Wehle abbia creato Joseph in veste di suo alter ego videoludico, per raccontare le sue emozioni attraverso il viaggio della volpe. Metafora che spiega come alcuni eventi della vita siano inevitabili, e da cui non si possa tornare indietro.
[spoiler title=’Spoiler sull’ultimo livello’ style=’default’ collapse_link=’false’]Nell’ultimo livello del gioco ci ritroviamo nei panni dello stesso Joseph, con visuale in prima persona. Da lontano scorgiamo l’anima della volpe, che vuole essere seguita per portarci in un posto. Arriviamo così al Primo Albero, in cui troviamo inciso un messaggio per poi assistere all’ultima, commovente scena con la volpe.[/spoiler]
La fine del viaggio
The First Tree è un single player che ha dalla sua una realizzazione degli scenari ben studiata e visivamente piacevole, benché con qualche limitazione dovuta al budget. I parallelismi tra il viaggio della volpe e il dolore di Joseph trasmettono un forte senso della famiglia e della consapevolezza che la vita sia un lungo viaggio, un sentiero formato da un inizio ed una fine, in cui non si può tornare indietro. Chi ha amato Journey deve assolutamente provarlo, spinto anche dal prezzo ormai basso. Una volta conquistati dalla grafica ci si dovrà adattare ad un gameplay a tratti ripetitivo, ma che ci porterà pian piano ad un finale da romanzo, anzi, da sogno. Tenendo conto che il titolo è di breve durata e che, una volta finito, difficilmente lo rigiocherete se non per mostrarlo a qualche amico appassionato del genere.
[review]