Era dal lontano 2004 (2006 per l’Europa) che le nostre PlayStation non vedevano un Dragon Quest. L’ultimo è stato l’ottavo capitolo, intitolato “L’Odissea del Re Maledetto“, un capolavoro senza tempo. Uscì per PS2 e, solo molti anni dopo, anche su Nintendo 3DS. Oggi, 2018 ormai inoltrato, Square Enix torna con uno dei suoi jRPG più conosciuti, almeno in Giappone. E lo fa in grande stile. Dragon Quest XI: Echi di un’Era Perduta, infatti, è approdato non solo su PS4 ma anche su PC e fra un po’ di tempo vedrà la luce anche su Nintendo Switch. In Giappone, inoltre, è stato realizzato anche per 3DS. Dopo tutti questi anni di assenza sulle console di casa Square Enix, con l’aiuto di autori del calibro di Yuji Horii, Akira Toriyama e Koichi Sugiyama, sarà riuscita a creare un capolavoro?
Clichè su clichè, ma la trama c’è
Lo so, se avete letto il titolo di questo paragrafo (forse) vi sarà scappata una risata. E non l’ho fatto apposta, ma solo per farvi capire che, come accade nella maggior parte dei jRPG, anche per questo Dragon Quest XI la trama è basata sui clichè. Ma non del tutto. La storia inizia, guardacaso, con un attacco da parte dei mostri di una delle capitali di Erdrea, il mondo in cui è ambientato il titolo. Il protagonista, neonato e figlio del re, viene tratto in salvo dalla madre e da un’altra bambina, amica di corte e figlia di un altro regnante. Purtroppo i tre si dovranno dividere, incalzati dai nemici, e ci ritroveremo a galleggiare su di un fiume fino a quando non verremo raccolti e cresciuti da un vecchietto. Molti anni dopo (precisamente sedici) ci ritroveremo a dover scalare, con la nostra amica Gemma, il Monte di Roccapietra. Solo in questo modo diventeremo a tutti gli effetti adulti. Il nostro alter ego, però, non è un ragazzo come tutti gli altri. Lui ha infatti dentro di sé il potere del Lucente, un eroe che nell’antichità è riuscito a battere l’Oscuro. A causa di questo dovremo partire per Hellador, la nuova capitale del Regno, per parlare con il re e capire cosa e chi veramente siamo. Con questo incipit parte Dragon Quest XI: Echi di un’Era Perduta. Nulla di nuovo o di innovativo insomma, ma andando avanti la trama vi prenderà e vi inghiottirà. E state tranquilli anche per la durata, infatti per arrivare ai titoli di coda dovrete impiegare almeno 50/60 ore. Le quali faciliteranno a raddoppiarsi se vorrete raggiungere il vero finale.
Non vi voglio mentire, sembra di essere in una serie di Dragon Ball. Sconfitto il primo nemico arriva il secondo più potente e, infine, non mancherà quello ancora più forte. Come idea non è nemmeno male, il problema è che in tutti i casi le zone esplorabili rimangono le stesse. Cambiano solo i nemici (e nemmeno tutti) e qualche oggetto nascosto. Davvero un peccato se si considera che 100 e passa ore della vostra vita le dovrete impiegare per terminare il titolo. Oltre a decine e decine di clichè non mancano, fortunatamente, anche degli ottimi twist. Senza spoilerarvi nulla vi posso solo dire che uno assomiglia molto ad una parte presente in One Piece.
Restiamo ancorati a trent’anni fa
Per tutti coloro che hanno giocato anche un solo capitolo della saga posso dire che potete praticamente saltare questo paragrafo. In quanto il gameplay, inteso proprio come combat system, non cambia di nulla. I personaggi che potrete reclutare sono sette, ma solo quattro formeranno il party. Il protagonista (a cui potrete dare un nome all’inizio dell’avventura) sarà l’unico utilizzabile al di fuori delle battaglie. Una volta entrati in un conflitto potrete decidere se muovervi nel campo (cosa totalmente inutile) o tenere la classica posizione uno di fianco all’altro. Inoltre avrete la possibilità di scegliere se utilizzare solo l’eroe, e lasciare quindi all’IA gli altri tre personaggi, o se decidere le mosse di ognuno. Dopodichè vi troverete davanti ad un normalissimo combattimento a turni. Senza se e senza ma. Niente QTE per aumentare la forza del colpo per esempio. Ogni personaggio del gruppo può diventare Pimpante, una sorta di Berserk che aumenta i danni, le difese ed altre caratterisiche per qualche turno. Durante questa “trasformazione” il personaggio potrà fare delle mosse speciali sia da solo sia con altri membri presenti sul campo. In questo secondo caso ci sono attacchi che richiedono che ognuno dei partecipanti sia Pimpante, in altri casi no.
Al di fuori dei combattimenti Dragon Quest XI si presenta come un classico jRPG. Zone non accessibili perché vi manca quel preciso oggetto di trama, missioni secondarie che vi faranno esplorare i più remoti angoli del Regno e una forte componente di backtracking. Per i più completisti posso dire di non fermarsi alle apparenze. All’inizio il gioco vi informerà che le missioni secondarie, per esempio, sono 26, mentre in realtà sono 60. I mostri più di 600 e più di 500 oggetti diversi. Sono state introdotte, rispetto ai vecchi capitoli di DQ, delle piccole aggiunte sia per l’esplorazione ma anche per l’equipaggiamento. Per quanto riguarda la prima parte troverete, in alcune aree specifiche, dei mostri luminosi i quali, una volta sconfitti, saranno cavalcabili. Solo così potrete raggiungere delle zone altrimenti irraggiungibili. In molti casi questi nemici saranno presenti nei dungeon, ma non mancheranno anche in qualche zona di trama. Per l’equip, invece, è stata introdotta la Forgia da Viaggio. Questo oggetto unico servirà per il crafting. Lo potrete utilizzare solo negli accampamenti, altra aggiunta che vi spiegherò fra poco, e sarà utile per creare armature, armi e accessori. Gli accampamenti fungono da save point, come le Chiese, ma sono utili anche per fare acquisti con un mercante, parlare con i membri del gruppo e riposare fino al momento della giornata che si desidera (alba, mezzogiorno, tramonto, notte). Inutile dirvi che di notte spesso i nemici sono diversi e più forti.
Per quanto riguarda il bilanciamento vi posso dire che io, su 130 ore di gioco, ho visto la scritta game over solo dalla centesima ora in poi. Posso affermare, quindi, che se giocate Dragon Quest XI: Echi di un’Era Perduta senza malus aggiuntivi e farmando il giusto, solamente il post end game vi darà filo da torcere. Per quanto riguarda i malus aggiuntivi, chiamati Missioni Estreme, sono l’unico modo per rendere il gioco difficile. Si parte dal togliere le armature a non poter più acquistare nei negozi, dall’abbassare i Punti Esperienza acquisiti ad aumentare la forza dei nemici. Parlando di EXP, dopo le battaglie ogni personaggio, che faccia parte o meno del party che ha combattuto è indifferente, riceverà la stessa somma di punti. In questo modo, più o meno, ogni membro del gruppo sarà dello stesso livello. Ad ogni level up aumenteranno, in maniera predefinita, le varie caratteristiche e si otterranno dei PA (Punti Abilità). Tali punti serviranno per sbloccare le varie skill di ognuno, legate come la sferografia di Final Fantasy X, anche se meno complessa.
Probabilmente il più bel jRPG da vedere
Dragon Quest XI è sicuramente bellissimo da guardare. Certo, non stiamo parlando di un Horizon Zero Dawn o di un God of War e nemmeno di un Persona 5 (per quanto riguarda lo stile), ma è quasi certamente il più bel jRPG dal punto di vista grafico. Su PlayStation 4 Pro ogni frame del gioco potrebbe essere un bellissimo quadro. Ogni personaggio, NPC o mostro è realizzato in maniera impeccabile. Ci sono moltissimi asset diversi per i paesani e tantissimi nemici differenti (anche se non mancano i reskin). Non è tutto oro quel che luccica però. Il frame rate si ferma a 30fps, è presente molto motion blur e non mancano delle texture a bassa definizione. Pochissimi bug, nessun freeze o rallentamento, se non in due piccolissime parti specifiche. Non ho potuto testare la versione PS4 Standard, ma non sembra avere problemi particolari. Purtroppo, parlando di traduzione, doppiaggio inglese (l’unico disponibile) e sonoro cadiamo in basso. La traduzione è molto diversa dall’originale giapponese e, anche se si capisce, sembra di giocare ad un titolo per bambini. Il doppiaggio per alcuni personaggi è terrificante, quasi inascoltabile. Mentre il sonoro non è commentabile. A sole venti ore di gioco non ho più messo le cuffie e sono andato avanti con un livello del volume della TV pari a 5/6. Un battle theme sempre uguale che stanca dopo poco, una colonna sonora durante l’esplorazione banale e ripetitiva. Nulla di orchestrato e tutto troppo scarno. Per tutto il gioco, tranne in alcuni rarissimi casi, il comparto sonoro è da dimenticare. Un fatto inammissibile per un jRPG soprattutto se ti intitoli Dragon Quest.
In conclusione Dragon Quest XI: Echi di un’Era Perduta è un titolo consigliato per tutti coloro che amano i jRPG in generale o i DQ nello specifico. Magari aggiungendo qualche Missione Estrema all’inizio dell’avventura (tanto è possibile togliere qualunque malus nel corso del gioco). Consigliato anche ai neofiti o a chi vuole entrare per la prima volta in questo genere. Sconsigliato, invece, per chi cerca azione in un titolo e per chi non avrebbe molto tempo da dedicargli. In generale Dragon Quest XI è un ottimo jRPG, forse uno dei migliori della serie, sicuramente nella Top 3 dei jRPG usciti negli ultimi anni. Veramente mastodontico.