Dopo un’ottima raccolta fondi su Kickstarter, mettiamo finalmente mano al progetto del team spagnolo Studio Koba di cui si sentiva parlare da tempo. Le aspettative sono alte, si sa in partenza che il titolo piacerà soprattutto agli amanti dei metroidvania e ai nostalgici degli anni ’80, e che il titolo segue le orme di Ready Player One, successo cinematografico sulle orme del romanzo da cui si ispira. Quando poi trapela la notizia che il gioco arriva anche sul Game Pass dei possessori di Xbox e quindi giocabile “gratuitamente” (si fa per dire, visto che l’abbonamento mensile va pagato sempre e comunque), aggiungendosi alla miriade di titoli indie che si stanno facendo spazio grazie al servizio Microsoft, la bomba è assicurata. Ma i possessori di una Nintendo Switch, versione da noi analizzata, avranno invece la fortuna di giocarci anche in modalità portatile durante una pausa in ufficio, su un comodo divano e così via. Entriamo nel mondo digitale di Narita Boy!
Narita Boy, tocca a te!
Il giovane protagonista è figlio di un programmatore giapponese creatore di Narita One, console dal successo enorme, nella quale gira a sua volta il videogame più venduto di tutti, Narita Boy, nome preso dalla città in cui nacque il padre. Dopo ore ed ore di gioco senza che la madre riesca a convincerlo a smettere, il ragazzo viene risucchiato all’interno del videogame ed inizia un’avventura per salvare il regno digitale da un programma supervisore – chiamato HIM dai personaggi che incontriamo – che si è ribellato alla sua programmazione tradendo tutti. Il nostro scopo sarà quello di fermare i suoi piani, e per farlo dovremo attraversare le tante aree di gioco create dal complesso codice informato del videogame stesso nel quale ci troviamo. La prima cosa da fare è trovare la Techno Sword, arma con la quale possiamo combattere i nemici grazie non solo agli attacchi base, ma anche a diverse tecniche che impareremo nel corso dell’avventura una volta raggiunte alcune precise location. Tra le abilità vi sono l’immancabile schivata, uno sprint che può abbattere alcune barriere digitali, un potente uppercut per colpire in salto in nemici in volo e raggiungere alcune piattaforme, sparare un potente fascio energetico quando l’apposita barra è completamente carica, usare un floppy disk come tavola da surf per spostarsi nell’acqua tra una zona e l’altra, o cavalcare le lande selvagge colpendo i nemici e saltando trappole ed ostacoli col nostro destriero digitale.
Un aspetto particolarmente gradito di Narita Boy è il level design pieno di dettagli e particolari che attingono non solo ai già citati anni ’80, ma in generale a tutto ciò che abbia a che fare col digitale, a partire dalla nostra Techno Sword che può sparare colpi simili ad un fucile o addirittura un grosso fascio energetico. Il design di piattaforme, porte e gli stessi NPC richiama fortemente forme e colori di una palette delle indimenticabili piattaforme ad 8 o 16 bit, il tutto accompagnato da una colonna sonora tecno-futuristica che si candida ad essere il vero punto forte del gioco, invogliando all’ennesima potenza a continuare una partita dopo aver raggiunto un checkpoint o aver sconfitto il boss di turno. Eventi dopo i quali, il più delle volte, si spegne la console con l’idea di continuare alla prossima partita.
Un metroidvania… digital
Il gioco si articola su alcune delle meccaniche più di successo di un metroidvania. Raggiungiamo una certa area in cui c’è una porta chiusa, ci viene chiesto di trovare la corrispondente Techno Key per aprirla, seguiamo cartelli ed indicazioni per raggiungere quell’area, troviamo la chiave e possiamo così accedere all’area successiva. Nel mezzo di tutto questo, però, ci sono molte battaglie da affrontare o puzzle da risolvere. Per quanto riguarda i nemici, li incontriamo mentre corriamo da una parte all’altra dell’area in cui ci troviamo ma soprattutto, e molto più spesso, in precisi punti chiave di una location. Cambia la musica, la telecamera fissa un’area con due limiti oltre i quali non possiamo andare e, sia dal suolo che dall’aria, compaiono diversi nemici in sequenza – contraddistinti quasi sempre da un tipico colore rosso – che ci attaccano tra cui zombi e pipistrelli digitali, per citarne alcuni. Una volta sconfitti questi, iniziano ad apparire nemici più grossi e potenti, fino ad arrivare al nemico più forte dell’orda (che possiamo considerare come una sorta di Mini Boss) da sconfiggere non tanto a suon di continue spadate, ma usando la testa e la nostra astuzia per capirne i pattern d’attacco e colpire o schivare al momento giusto. Sconfitto l’ultimo possente nemico, la musica torna ad essere quella dell’area in cui ci troviamo e possiamo proseguire. Più avanti potremo sbloccare alcune abilità che ci permetteranno di infliggere più danni ad un nemico appartenente ad una precisa tipologia – indicata da un’icona sopra la sua testa – ma, al tempo stesso, di ricevere danni maggiori nel caso fossimo colpiti da lui.
In alcune fasi di gioco potremo cavalcare un destriero in stile run ‘n jump, abbattendo i nemici con una delle nostre abilità e saltando al momento giusto ostacoli come rocce e trappole appuntite, prendendoci la mano – ma soprattutto l’occhio – per non saltare in anticipo nè accelerare quando non ce n’è bisogno, col rischio di perdere tutta l’energia vitale e dover rifare tutto da capo. In altre aree, invece, otterremo un potere per trasformarci in un animale digitale idoneo ad attraversare quella particolare area. In altre occasioni il gameplay ci inviterà a qualche arrampicata – mai troppo complicata, a dire il vero – su muri blu (nel quale abbiamo presa sicura) e muri arancioni (nei quali scivoliamo lentamente). Alcuni di questi saranno raggiungibili soltanto dopo aver sbloccato l’abilità Uppercut, che ci permette non solo di sferrare un potente colpo ma di saltare più in alto del normale, raggiungendo appunto tali muri da scalare.
I puzzle sono in gran parte rappresentati da alcuni ingressi che, a differenza delle porte apribili trovandone la Techno Key corrispondente, possono essere sbloccati inserendo la giusta combinazione di simboli di colori giallo, rosso e blu, dopo averli scoperti in tre diverse location dell’area in cui ci troviamo. In queste occasioni il nostro scopo diventa quindi raggiungere ciascuna di queste tre location – che possono essere case, caverne, pub o molte altre – e memorizzare simbolo e colore che lampeggia in bella vista al loro interno, per poi inserirli tutti e tre nella sequenza corretta ed accedere alla nuova area. Altre di queste saranno invece raggiungibili dopo aver sbloccato qualche abilità particolare, ad esempio il colpo in “splash” dopo un salto per distruggere piattaforme digitali sotto di noi ed accedere all’area sottostante. In ogni area, una volta risolti gli enigmi e superate alcune boss fight, troveremo un ingresso nel quale sbloccare e rivivere i ricordi di nostro padre nella città natale di Narita. Tali ricordi sono rappresentati da location e personaggi con tonalità in bianco e nero ed una musica triste e malinconica, per evidenziare un insieme di ricordi tristi e tempi andati. In queste location possiamo solo camminare lentamente attraverso una specie di “fotogrammi temporali” del passato della città di Narita, ciascuno dei quali contiene alcune memorie da leggere, ben contraddistinte dal volto di nostro padre che lampeggia sullo sfondo.
Peccato per la totale assenza di una mappa, che ci aiuterebbe non poco ad orientarci nell’area in cui cercare una chiave, trovare i simboli necessari per sbloccare un ingresso o un particolare personaggio che ci aspetta per parlarci. Un pulsante ci permette di visualizzare in qualsiasi momento una finestra in overlay con gli obiettivi da raggiungere, a patto però che ci ricordiamo la direzione e le porte giuste da prendere per arrivarci. Non avrebbe guastato avere quantomeno una minimappa con i nomi delle singole location, per avere giusto un po’ di orientamento. Una delle cose più importanti sarà quella di leggere con calma i dialoghi con i personaggi chiave che ci assegneranno le quest e gli obiettivi da raggiungere e certo, è una cosa fattibilissima per chi capisce l’Inglese scritto, ma per chi non lo sa potrebbe diventare un problema. Il tutto senza tener conto che leggere e comprendere appieno la trama dà sempre quel qualcosa in più ad un titolo, compreso questo.
All’ultimo bit
Narita Boy ha diversi punti di forza che lo rendono uno dei metroidvania più interessanti del panorama attuale. Il level design e l’atmosfera sono punti che vanno nettamente a favore del titolo targato Studio Koba, con una colonna sonora incredibilmente coinvolgente a partire dalla schermata del titolo, il cui ritornello ripete proprio “Narita Boy”. In particolar modo vanno lodate le atmosfere un po’ cyber, un po’ retrò, un po’ Castlevania SOTN e un po’ qualsiasi cosa vogliate, trasmesse grazie ad un insieme di elementi on-screen che può variare dalla Luna sullo sfondo, dalla nebbia, dai fasci di luce, dal carisma di alcuni pixellosissimi personaggi digitali, ad alcune boss fight con idee sempre nuove ed interessanti per sconfiggere il cattivone di turno, previo dialogo in cui veniamo ampiamente sottovalutati da quest’ultimo per poi dargliele di santa ragione, se ne capiamo mosse e contromosse. Uno degli errori da evitare sta nel saltare i dialoghi troppo lunghi, soprattutto quelli che avvengono una volta soltanto quando incontriamo un NPC, col rischio di perdersi dettagli importanti sulla location da raggiungere oppure simboli o personaggi da trovare per poter proseguire nell’avventura.
Narita Boy è una piccola perla indie dal sapore tipico dei 2d action rpg, immerso nella pura nostalgia delle console retrò e in una trama che mescola l’ascesa del giovane protagonista a quella del padre-programmatore raccontata tramite flashback da sbloccare. Senza perdere tempo nel dirvi se consigliarvi o meno questo titolo – perchè ritengo che la risposta sia chiarissima – il consiglio è di immergervi in quest’avventura se capite bene i testi in Inglese, in modo da seguire passo-passo l’evolversi della trama e gli innumerevoli dettagli che emergono dai dialoghi con i personaggi, compresi i ricordi del papà creatore di Narita One e delle indicazioni per raggiungere determinate location. In caso vi mancasse anche solo una di queste skill, potreste non godervi l’avventura come merita. Nel complesso, Narita Boy offre un gameplay piacevole, ricco di scontri la cui difficoltà va in crescendo con nemici sempre più pericolosi, per poi sgomberare l’area e proseguire verso la nostra meta. Le vere e proprie boss fight sono sicuramente quelle più interessanti, poichè prevedono sempre nuove tattiche per affrontare il boss di turno grazie anche alle numerose skill che impareremo lungo il percorso. Ma il modo migliore per godersi il gioco è quello di seguire la trama fin dall’inizio, cogliere i tanti dettagli narrati in mezzo ad alcuni dialoghi con gli NPC amici, per completare pian piano l’intricato puzzle che compone la trama di questo ennesimo e ben riuscito indie.